Konitz/Rava Quartet – L’age mür (1998)

“Inverno a Milano. Freddo becco.Lo studio di registrazione si trova in via Noe, quasi angolo viale Abruzzi. Uno studio obsoleto, molto piccolo, dove però sono passati molti grandi, da Shepp a Jimmy Lyons, da Konitz a Chet, ecc. ecc.L’etichetta discografica è la Philology di Paolo Piangiarelli, un uomo letteralmente divorato dalla passione per il jazz e in particolare per Phil Woods (Philology) Konitz e Chet.

Un pazzo indispensabile come non ne fanno più.Lee Konitz si è da poco risposato con una signora tedesca che si chiama Gundula ed è con lei che si presenta in studio. Rosario Bonaccorso e Massimo Manzi sono arrivati prestissimo e hanno già fatto i rispettivi suoni.Ha inizio così una delle sedute di incisione più facili, rilassate e produttive a cui abbia avuto la fortuna di partecipare.

Il titolo del disco: L’Age Mur.In realtà, sulla “u” ci dovrebbe essere un accento circonflesso che purtroppo non c’è sulla mia tastiera. In compenso, sulla copertina noterete che sulla “u” c’è una dieresi, il che non è una eccentricità linguistica. Si tratta semplicemente di un banale errore che ha procurato momenti di buon umore in Francia.Comunque, l’age mur vuol dire l’età matura, e mi era sembrato molto adatto a questa situazione, dato che Konitz era vicino ai 70 ed io ne avevo 58.

Correva l’anno 1997. Febbraio.Uno delle cose meravigliose di questa mia attività è che mi ha dato la possibilità di conoscere, frequentare, fare amicizia e soprattutto SUONARE con alcuni dei più grandi musicisti in circolazione, e Lee è sicuramente uno di loro. Musicista originalissimo, l’unico artista capace di sottrarsi, negli 40, all’influenza di Parker, verso il quale comunque aveva una ammirazione sconfinata. Sta di fatto che negli anni ‘50 lo stile di Konitz ha influenzato centinaia di sassofonisti, a partire dal grande Paul Desmond.

Perfino Gato Barbieri mi confessò che a Buenos Aires, prima di essere folgorato da Coltrane, suonava il sax alto alla Konitz.Era un autentico improvvisatore. Non l’ho mai sentito suonare una frase fatta, un pattern, né l’ho mai sentito lasciare correre le dita senza motivo. Ogni volta che suonava un brano, anche se l’aveva già suonato centinaia di volte, cercava di scavare nel giro armonico come alla ricerca di tesori nascosti, che il più delle volte trovava. Anche il suo rapporto col tempo era originalissimo.

Era come gli danzasse intorno. Sono a corto di parole per descrivere la sua musica.Comunque, ho avuto il privilegio di collaborare con lui parecchie volte, a partire dal ‘68 in una registrazione organizzata da Giovanni Tommaso. Più tardi, a New York abbiamo suonato stabilmente col gruppo di Roswell Rudd e con la Jcoa. E Il tour con Gruntz negli Usa. Indimenticabile la sezione di sax: Konitz, Joe Henderson, Larry Schneider e Howard Johnson. Cosa desiderare di più. O Il giro in Italia con Philip Catherine.”

Enrico Rava, dal suo spazio Facebook, 3 aprile 2021

L’album a cui Rava fa riferimento è out of print, fuori catalogo da molto tempo. Ma…. ma c’è sempre la possibilità di rivolgersi alla rete, e, in questo fortunato caso, al blog MusicaDegenerata, specializzato in riproposizioni di album fuori catalogo e concerti live trasmessi dalle radio europee. Ecco quindi la possibilità per tutti di ascoltare Rava e Konitz.

Lee Konitz: saxophones
Enrico Rava: trumpet, flugelhorn
Rosario Bonaccorso: bass
Massimo Manzi: drums

1. What’s New
2. Thingin’
3. Cherokee
4. Darn That Dream
5. I’ll Remember April
6. L’age Mür
7. Solar

cd out of print

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