Cazzeggio. Ma non troppo

Amici, lettori abituali o casuali, perdonate lo sfogo. Cercherò di essere breve e serissimo. Quante volte vi siete trovati insigniti senza volerlo del ruolo di “esperto” al quale richiedere papale papale l’infallibile lista di dischi da ascoltare per “capire” il jazz ? A me è successo troppe volte, e oramai non riesco a non avere un approccio ironico e beffardo.

Il fatto è che nella maggioranza dei casi questo tipo di richiesta non è portatrice di una effettiva esigenza. Amici ai quali viene, non si sa per quale imput, l’assurdo desiderio di “imparare” ad ascoltare il jazz. Fisime che durano lo spazio di un battito di ciglia, sicuramente implementate da cazzutissimi articoli sul festival di Sanremo.

Si cazzeggia, dunque, e al cazzeggio è bene rispondere con egual moneta. D’altronde, una volta insignito del riconoscimento di massimo esperto vivente di jazz del condominio in cui abito, ci vuole una risposta forte, sia per fare terminare il cicaleccio delle continue richieste sia per definire limiti e confini del califfato di Freejazzistan al quale appartengo.

Dunque, Evan Parker l’ho spacciato per un fine balladeur, John Zorn Painkiller per una formazione tranquilla e rilassante, Derek Bailey per i momenti romantici e Peter Brotzmann per quelli intimi. Cecil in caso di malinconia, Sun Ra per gli spazi meditativi, Ascension e Free Jazz gli album per iniziare, ma all’occorrenza, se questi paiono troppo potabili e ci fossero esigenze più complesse, ho sempre le registrazioni private di uno sconosciuto quanto geniale musicista che si esibisce alla sega circolare elettrica in un box di 15 CD a tiratura limitatissima.

D’altronde passare dai Jalisse a John Coltrane comporta dei prezzi da pagare, e la pietà, si sa, l’è morta….

Ah, detto tra di noi, i miei suggerimenti pare funzionino, da molto tempo nessuno mi chiede più una lista di album per….iniziare.

E dopo il libro delle lamentazioni ecco i fatidici consigli, estorti ma assolutamente non vincolanti, nel senso che per 10 titoli che suggerisco ce ne sarebbero potenzialmente almeno altri 50 da aggiungere all’elenco, e cosi’ sarebbe facile fare la lista dei grandi del jazz non presenti qui. Ma, come sempre, si fa un passo alla volta. E allora ci sono Billie HolidayJohn Coltrane, ma anche Ella Fitzgerald e uno dei padri delle big band, Duke Ellington tra i dischi che vanno ascoltati più e più volte per conoscere almeno le basi della musica jazz. Sono una decina, per ora, quelli che servono per iniziare ad ascoltare la più grande musica del 900.
Eccoli qui, in ordine casuale.

Billie Holiday – “Lady in Satin: The Centennial Edition” (1958)
Ecco un disco del ’58 che vi farà scoprire il fascino d’una geniale e affascinante Billie Holiday che riusciva a dare profondità e significato a ogni normalissimo motivo. Malinconica e struggente, con una voce graffiante: in lei si percepisce tutta la sofferenza del suo vissuto, una vita caratterizzata anche dalla frequentazione di uomini sbagliati e da una infanzia problematica. Se amate questo genere di racconto, “Lady in Satin”, un’antologia della sua figura, vi rapirà il cuore. Nell’edizione del Centennale potete trovare tutte le take di registrazione in studio.

Bill Evans – “Everybody Digs Bill Evans” (1959)
Miles Davis lo volle con sé sfidando i pregiudizi degli stessi musicisti neri. “Everybody Digs Bill Evans” è una testimonianza di come Bille Evans fosse capacissimo di swingare e di essere raffinatissimo nel contempo. In Night and Day troviamo anche uno straordinario interplay supportato dalla spinta decisa del bassista Sam Jones e del batterista Philly Joe Jones. Nota a margine: Peace Piece è un brano volutamente ispirato all’Op. 57 Berceuse di Chopin.

Chet Baker – “Chet Baker sings” (1956)
“Chet Baker sings” è un’opera di straordinaria purezza, con un’intonazione impeccabile e grande raffinatezza nei virtuosismi. La freschezza che caratterizza questo disco, rende ancora più incomprensibile l’oscurità della vita di questo artista: controverso a dire poco, angelo, diavolo o forse entrambi. Per un’immersione totale, consiglio la lettura della sua biografia :
“Come se avessi le ali” di Chet Baker, edito da Minimum Fax.

Charlie Parker & Dizzy Gillespie – “Diz ‘n’ Bird at Carnagie Hall” (1947)
“Diz and Brid” è la coppia definitiva del bop formata da Parker insieme all’amico Dizzy Gillespie. Il disco live al “Carnagie Hall” è la prova lampante di un’intesa straordinaria, dove ogni traccia rivela il genio perenne di due voci uniche nel jazz. Charlie Parker ha avuto un impatto notevole su tutti quei musicisti che, dall’inizio degli anni Quaranta, cambiarono il volto del jazz con lo stile noto come bebop. Il sassofonista ha soppiantato i semplici schemi ritmici e armonici con sequenze estese e complesse.

John Coltrane – “A Love Supreme” (1965)
È un disco fondamentale. Per dirla meglio, sarebbe come non nominare i Led Zeppelin o i Pink Floyd a chi vuole immergersi nella storia mondiale del rock. Cos’altro dire? Questo disco è una suite divisa in quattro brani, quattro tappe di un lungo percorso spirituale che l’artista intraprende a mo’ di redenzione, con un lungo climax che sfocia nel finale in suoni più distesi: l’accettazione (“Acknowledgement”), la risoluzione (“Resolution”), il conseguimento (“Pursuance”) e la preghiera (“Psalm”).

Duke Ellington – “Never No Lament” (2003, compilation di brani composti tra il 1940 e il 1942)
Come ha studiato e sperimentato con orchestre e big band lui, nessuno mai. Ecco perché questo disco di Duke Ellington, senza ombra di dubbio uno dei maggiori compositori di tutti i tempi, va necessariamente ascoltato. A maggior ragione se per lui non era solo questione di virtuosismi: per lui la composizione non è mai stato un processo astratto, ma una risposta diretta a persone e situazioni. Preciso, tecnico, ma emozionale.

Louis Armostrong & Ella Fitzgerald – “Porgy and Bess” (1958)
Ad accomunare Louis e Ella è l’allegria, l’esuberanza e l’estro artistico portato ai massimi livelli. Ve ne renderete conto, ascoltando “Porgy and Bess”, considerato il maggior successo musicale tra le versioni vocali jazz dell’opera, pubblicato in concomitanza con la versione cinematografica del 1959. Il primo è la vera “star mondiale”, riconosciuto da tutti come il genio jazz della tromba e dello scat, unico e inimitabile. La seconda è la “First Lady” del jazz, con la sua gioia e un virtuosismo vocale senza precedenti.

Thelonious Monk – “The Finest in Jazz” (2007, compilation di brani composti tra il 1947 e il 1952)
“ The Finest in Jazz” è un album che può creare dipendenza. Quasi mistico, da prendere e ascoltare con la stessa cura con cui si legge un capolavoro letterario. Il suo stile musicale è, ancora oggi, inconfondibile, unico e inimitabile, Thelonious poteva fare qualsiasi cosa senza mai essere ridondante . Come solista e accompagnatore, il suo senso del ritmo è sconvolgente. Un caposaldo del bebop e un personaggio decisamente fuori dal comune. Riusciva a produrre colori profondi e variegati, riuscendo ad esaltare la sezione ritmica perché sapeva perfettamente quando inserirsi.

Art Blakey and The Jazz Messengers – “Moanin’” (1958)
“Moanin’”, pubblicato nel 1958, vede la presenza di stelle assolute del jazz mondiale: Lee Morgan, Benny Golson, Bobby Timmons e Jymie Merritt, oltre naturalmente ad Art Blakey. Quasi tutta la scaletta del disco è a firma Bobby Timmons e Benny Golson, musicisti abili nell’unire ottime melodie a un rullante, quello di Blakey, misurato ma nel medesimo istante riconoscibile. Nelle loro diverse line-up, i Jazz Messengers sono stati, fin dalle origini, una delle esperienze più significative della storia del jazz.

Miles Davis – “Kind of Blue” (1959)
Una pietra miliare del jazz, ancora oggi il disco jazz più venduto di tutti i tempi, apprezzato al di là delle divisioni di genere. È l’enunciazione definitiva di una nuova visione destinata a rivoluzionare il jazz, ma anche a racchiudere tutto ciò che il jazz fondamentalmente è sempre stato: profonda predilezione per l’improvvisazione e per la spontaneità creativa. Miles Davis non è solamente un musicista, ma un vero e proprio rivoluzionario. Il primo ad aver sperimentato l’avvicinamento del jazz al rock, segnando così un cambiamento storico.

5 Comments

  1. Ciao.
    Mi rendo conto della frustrazione che si può provare di fronte a “certe” persone che fanno “certe” richieste. Penso comunque, e lo dico perchè nella parte della mia attività musicale nella quale insegno lavoro con ragazzi e anche adulti, che ogni occasione sia buona per aiutare le persone a crearsi un proprio percorso musicale. L’esempio che si può dare è fondamentale ed è l’unica arma in nostro possesso per cercare di scardinare la non cultura musicale imperante e l’utilizzo della musaica come mero passatempo senza importanza. A volte è alienante, lo so, ma è l’unica possibilità. Se anche solo uno su dieci che ci/ti chiede consiglio comincia a modificare il proprio modo di approcciarsi alla musica abbiamo gettato un seme. Magari non crescerà, magari appassirà o magari…….

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    1. Ciao Sandro, il titolo del post avrebbe dovuto evidenziare la leggerezza e il tono divertito del contenuto, ovviamente scherzoso, tant’è che subito ho elencato una diecina di album importanti per approcciarsi e approfondire la materia.Non ho mai rifiutato di rispondere alla richiesta di un amico riguardo alla musica, però molte volte è vero anche quello che ho scritto, e cioè se a monte non c’è una passione autentica alla fine rimane poco….

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    2. Stavo per scrivere lo stesso, quasi parola per parola……. a questo punto, istigato dal collega Rob, piazzo anch’io il mio carico da 90: tutto ciò è ancora più importante perché la minimale programmazione jazz di Rai (rectius, RadioTre) è del tutto inutile ed irrilevante ai fini dell’ampliamento e della crescita del pubblico del jazz. Sorry, ma dobbiamo guardare in faccia la realtà
      Milton56

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  2. La mia non era assolutamente una critica ma un incoraggiamento perché quello che fai, da quel poco che ho visto dato che ti seguo da poco tempo, mi sembra molto interessante e meritorio.
    Grazie per la lista dei dischi. Ci vuole coraggio per sceglierne dieci con tutti gli appassionati di jazz pronti a suggerirne altri venti……ma, del resto, da qualche parte bisogna cominciare. …..sono contento di averti incrociato.

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