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In Sicilia volano gli stracci, tra Catania e Palermo, riportiamo alcuni stralci provenienti dai Social Network. Partendo dal Comunicato Ufficiale:

Il Sicilia Jazz Festival 2023, si svolgerà dal 23 giugno al 2 luglio promosso dalla Regione Siciliana attraverso l’assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo. La consulenza artistica e tecnica è affidata alla Fondazione The Brass Group. 

Il Sicilia Jazz, l’unico Festival al mondo interamente dedicato alle produzioni orchestrali, vedrà protagonista l’Orchestra Jazz Siciliana. Per il terzo anno consecutivo, dopo i grandi numeri delle precedenti due edizioni, ancora spazio alla musica nella magnifica cornice del capoluogo siciliano: complessivamente sono previsti oltre 30 concerti, di cui 13 produzioni orchestrali che vedranno in scena prime assolute e inedite appositamente commissionate, spettacoli esclusivi con solisti di fama internazionale e le eccellenze dei conservatori siciliani con tanti giovani musicisti: sarà l’occasione per un sano e creativo mix di sonorità ed esperienze tra artisti di fama, musicisti provenienti da diverse parti del mondo, maestri e giovani talenti.”

Fonte: siciliajazzfestival.com

E veniamo alla replica da parte di Pompeo Benincasa, Fondatore e Direttore Artistico di Catania Jazz dal 1983 (!) ad oggi.

“Da due anni facciamo una domanda facile facile : c’è una norma in Europa e quindi in Italia e quindi in Sicilia che consente di affidare in 3 anni € 2.500.000,00 di lavori senza un BANDO PUBBLICO ? Ovviamente non risponde nessuno perchè tutti conoscono la risposta.

…si doveva trovare un cavillo per affidare questi 2,5 milioni di euro agli amici degli amici.

E sapete che cavillo hanno trovato ? Due righe , scritte nella legge di bilancio della Regione del 2002 , ripeto, 2002 !!! Dice che l’Assessorato per iniziative direttamente promosse, può avvalersi della consulenza di soggetti pubblici e privati.

Intanto non c’erano bilanci più recenti ? Bisognava tornare indietro di 20 anni per trovare una copertura ad una evidente illegittimità ?” Il Festival costa € 2.000.000,00, la parte più consistente, come vedete sono i 12 concerti della siderale orchestra palermitana, dal costo medio di € 112.333.000 a concerto . Nel frattempo, occhio ai dettagli, alcuni comici e altri vergognosi. Annunciazione, annunciazione : Abbonamento a 81 concerti #jazzvillage 10€ Biglietto giornata singola #jazzvillage €5 Direzione artistica Luca Luzzu – 81 concerti a 10 euro, la calcolatrice mi dice che viene 0,12 a concerto. Possiamo usare una parola ,una sola ? VERGOGNA !!! Che sono ? Sono i concerti dei giovani e sfortunati jazzisti siciliani, quelli dei Conservatori, i cui capi si prestano da 3 anni a questa messinscena in cambio di trenta denari. Il Festival costa 2 milioni di euro e per tutti i Conservatori vengono destinati € 72.000,00 lordi dal decreto del dirigente che oggi stava lì a presentare questo sgorbio ma emblematico festival siciliano. Servono a fare massa, per occultare che tutto il resto sino ai 2 milioni serve per i 12 concerti della galattica orchestra del Brass Group. Fate voi i conti.”

Fonte: Catania Jazz, pagina Facebook

Riassumendo: un festival jazz finanziato dalla Regione Sicilia dal costo di 2 milioni di euro, uno sproposito che secondo i promotori dovrebbe incrementare il turismo in Sicilia. Difficile anche solo da immaginare, non dico da credere. Ma poi casca l’asino quando si va a vedere il programma: Marcus Miller, Gregory Porter, The Manhattan Transfer, gli Earth Wind & Fire experience, Bob Mintzer, Diane Schuur e Dave Holland. Poi ci sono due pezzi da 90 del jazz mondiale, per dirla come Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria: Anastacia e Manuel Agnelli.

Noi di Tracce di Jazz non possiamo ovviamente entrare nel merito della vicenda giudiziaria, ma, pur non avendo esperienza diretta in organizzazione di festival, ci pare evidente lo squilibrio tra cifre e nomi, che ci porta a dire abbastanza tranquillamente che con due milioni di euro un capace direttore artistico può allestire diversi ottimi cartelloni, magari senza vecchie glorie un po’ appannate, magari con uno sguardo a quanto di nuovo si affaccia sulla scena newyorkese ed europea, magari coinvolgendo giovani jazzisti italiani che tanto avrebbero bisogno di una vetrina importante, magari proponendo anche quei maestri misconosciuti del jazz nostrano da tempo soffocati dalla presenza nei festival dei soliti noti. Magari con un regolare bando sia per l’affidamento che per la direzione artistica. Magari con i media che raccontino anche questi trascurabili retroscena. Magari. Utopie?

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