Adriano Clemente – “The Coltrane suite and other impressions”

La vita e la musica di John Coltrane mantengono uno stretto legame con la musica contemporanea, nonostante i 56 anni trascorsi dalla scomparsa del musicista. Si tratti di registrazioni in studio o live “riscoperte” e ripubblicate oggi con i crismi della tecnologia moderna, come il live di imminente pubblicazione raccontato qui su Tdj “Evenings at the Village Vanguard” con Eric Dolphy, oppure di opere originali che di quella unica esperienza si propongono come epigoni (e gli esempi si potrebbero sprecare) o semplicemente omaggi, ogni nuova pubblicazione che rechi o eccheggi il nome di Coltrane pare suscitare un interesse collettivo. Non fa eccezione questo doppio cd, pubblicato da Dodicilune e prodotto da un originale musicista di origini pugliesi, Adriano Clemente, che alterna il ruolo di compositore e multistrumentista a quello di studioso, divulgatore e traduttore di studi e discipline orientali. Proprio nel connubio fra i due campi di interesse si può individuare la fonte ispirativa di questo lavoro prodotto dall’ampio Ensemble Akashmani (Marco Guidolotti (sax baritono/tenore, clarinetto, clarinetto basso), Daniele Tittarelli (sax alto), Antonello Sorrentino (tromba), Massimo Pirone (trombone, trombone basso), Ettore Carucci (piano) e Francesco Pierotti (contrabbasso), diretto da Clemente e con due ospiti d’eccezione quali il sassofonista David Murray ed il percussionista Hamid Drake.

La Coltrane Suite ritrae il risveglio spirituale di Coltrane nel 1957, un punto di svolta che cambiò la sua vita per i restanti dieci anni prima della sua prematura scomparsa e che ispirò il suo impegno a dedicare la sua musica alla promozione dei valori spirituali negli esseri umani. La suite è un viaggio immaginario nel flusso mentale dell’artista, a partire dalla Madre Africa come sfondo della sua eredità, per poi proseguire con le varie fasi della sua invocazione di libertà dalla sofferenza, il suo risveglio, la sua predicazione attraverso il corno, la sua ascesa verso una dimensione serena e la santità del suo essere musicale. Ho iniziato a scrivere queste composizioni intorno al 2013 per il mio Akashmani Ensemble, e all’inizio avevo solo un brano, intitolato Saint John, che poi è diventato Preach on my Horn. Poi ho avuto l’idea di assemblare altre composizioni e scrivere nuova musica per preparare una suite dedicata al risveglio spirituale di Coltrane. L’ultimo pezzo, All Praise, è stato scritto poche settimane prima della sessione di registrazione. Per quanto riguarda il personaggio principale di Coltrane, cercavo una voce che potesse portare con sé l’intera tradizione del sassofono jazz e che avesse un suono grande e vibrante. Nella primavera del 2021, nell’ultima fase del blocco, ho saputo che la grande leggenda del sax tenore David Murray era in viaggio in Italia con sua moglie Francesca, e quando l’ho contattato per proporgli la nostra collaborazione ha subito risposto positivamente. Il modo in cui ha interpretato la mia musica e i profondi livelli di espressione che ha raggiunto attraverso il suo corno sono a dir poco meravigliosi. Hamid Drake è un grande batterista che riesce a trasmettere in modo autentico le caratteristiche poliritmiche del drumming africano. Ho pensato a lui come al musicista giusto per questo progetto fin dall’inizio.”

La suite del primo cd è composta da dodici brani di esemplare freschezza compositiva ed immediata comunicativa, basi che permettono di accarezzare l’ebbrezza della libera creatività tramite il magnifico suono del sax di David Murray e le vitali percussioni di Hamid Drake. Altro punto di forza è l’idea di inserire nel tessuto strumentale tipico di un largo ensemble a prevalenza di fiati, numerosi strumenti di provenienza tribale africana, (kundi, kalimba, balafon, shawm) in genere suonati dal leader, che alimentano la carica dinamica e la dimensione spirituale del suono.

Un mix che, fin dal primo brano,  “Mother Africa“, risulta immediatamente evidente ed efficace per la trasmissione del messaggio dell’autore: le percussioni di legno introducono un avvolgente beat, subito assecondato dal basso e dalla batteria, quindi ecco il gioco contrappuntistico dei fiati, il pianoforte che tratteggia i contorni, un assolo strozzato del sax e la tromba a completare l’affresco complessivo.

Seguono, in avvincente alternanza di climi, gli arcani e tribali segnali di “Night earth dance“, la giocosità latin di “Night Fire Dance“, il blues notturno di “Blues at dawn” illuminato da un bellissimo, tormentato solo di Murray , la serenità della ballad “Shine“, la tensione urbana di una “Preach on my horn” che proietta immagini hard boiled in bianco e nero, l’incedere cadenzato di “All praise”, in cui sfilano in sequenza tutti i fiati, le alte volute di “Ascent” e l’assorto tema di “Serene“, per concludere con l’allusione alla santificazione di Coltrane, evento accreditato dalla comunità religiosa sorta a San Francisco dopo la scomparsa del sassofonista : “Saint John” chiude la virtuale parabola raccontata dalla suite, accendendo, sotto il tema ripreso dal brano iniziale, un fuoco ritmico alimentato dal pianoforte e dai soli del sax e della tromba portatile.

Il lavoro su Coltrane si collega idealmente a quello, altrettanto interessante, concepito da Clemente sulla vita di Charles Mingus e pubblicato nel 2015 sempre dall’etichetta pugliese (“The Mingus Suite”) confermando una capacità creativa che scaturisce da un profondo legame con i riferimenti storici e biografici dei musicisti omaggiati.

Il secondo CD, “Other Impressions”, contiene composizioni scritte da Clemente in anni passati, alternate ad altre scritte pochi giorni prima della sessione di registrazione nel settembre 2021, sempre con la presenza di Murray e Drake. In alcuni brani (“Havanera“) si ritorna sui tematismi latin dei due lavori incisi con musicisti cubani nel 2017 e 2018 (“Havana blue” e “Cuban fires“), altrove ritorna la dimensione collettiva di Mingus (“Crimson Mingus“), c’è una mini suite dedicata al blues ed alla tradizione di New Orleans e tre brani sono suonati in solitudine da Clemente al sax alto. Notevoli una “Waltz impression” in chiave modale condotta dalla tromba di Antonello Sorrentino e dal pianoforte di Ettore Cacucci, le ribollenti ritmiche di “Afro funk” e “Frenzy clouds“, ma soprattutto impossibile da dimenticare “Afghan child” proposta in due versioni, in duo e full band. E’una composizione ispirata a Clemente da una famosa fotografia, quella di un uomo Afgano che affida il proprio figlio alle braccia di un soldato americano oltre la barriera di filo spinato. Nel contrasto fra il leggiadro tema e la straziante voce del sax di Murray nel solo cogliamo tutto il dramma di quell’immagine. E viene da ringraziare Adriano Clemente per avere dato vita a tutto questo.

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