ADRIANO MAZZOLETTI, 1935 – 2023

Da sinistra Arbore, Mazzoletti, Bomcompagni e Renzo Nissim, altra dimenticata ‘voce del jazz’

Cosa dire di lui? Che è stato un pezzo della storia del jazz in Italia? E’ una banalità retorica di circostanza. Lui è stato la voce del jazz in Italia, meglio ‘la storia del jazz in Italia’.

…c’è anche il secondo volume che copre il periodo sino agli anni ’60

Questa materia è tuttora coperta da ‘narrazioni’ abbastanza generiche e talvolta superficiali, la verità storica riserva invece molte scoperte sorprendenti ed inattese. Per rendersene conto basterebbe sfogliare i due volumi del suo ‘Jazz in Italia’ , senza dubbio l’opera più completa disponibile in argomento. Purtroppo i due tomi EDT (649 e 1642 pagine rispettivamente, giusto per capire di cosa stiamo parlando…) hanno un costo difficilmente abbordabile per il lettore non professionale, ed è un vero peccato che non sia stata messa in cantiere un’edizione economica in brossura, che credo non rientri nelle corde di un editore di nicchia ed orientato verso un pubblico prevalentemente accademico.

….scavando un poco forse se ne potrebbe trovare qualche copia per 20/30 euro

Questo volume per Laterza è opera più agile, ma purtroppo è del 1983: va ricercato sul mercato dell’usato, a meno che gli editori di Benedetto Croce non si commuovano…. Ma forse tenterebbero di aggiungervi un’appendice di aggiornamento, cosa non facile e non breve.

Una buona notizia comunque c’è: Adriano sarebbe riuscito a completare, quantomeno in bozza, il terzo volume di ‘Jazz in Italia’ , che dovrebbe coprire il periodo dagli anni ’60 alla contemporaneità. Conoscendo l’indipendenza di giudizio e la franchezza di Mazzoletti, si preannunzia lettura frizzante… Mi rimetterò alla misericordia di EDT e me lo comprerò al volo. Ma credo che prima occorrerà metter al lavoro qualche editor all’altezza (Zenni, Sessa, avete impegni?).

Ma negli 88 anni molto pieni di Adriano c’è tanta, ma tanta radio. Io ho fatto in tempo ad ascoltare qualche sua trasmissione ed ad ammirare la sua pacatezza e chiarezza. Ma non bisogna murare il nostro nel ruolo di ‘padre nobile del Jazz in Italia’, come qualche penna intinta nella retorica ha scritto. Era un uomo mosso dalla passione ad imprese avventurose, come questa che segue.

L’altra faccia degli indimenticabili anni ’60: il fascismo della vita quotidiana era ancora vivo e vegeto

Febbraio 1968. L’Italia è ancora il paese del ‘certificato di buona condotta’ redatto dalle capofabbricato di mussoliniana memoria, della ‘attenuante per motivi d’onore’ che consente uxoricidi a buon mercato con condanne inconsistenti o minime tra gli applausi del pubblico, delle manifestazioni di braccianti che finiscono a colpi di pistola (Avola, 2 morti e 44 feriti) come ai tempi di Crispi o di Bava Beccaris. Mentre alle nostre latitudini jazzistiche Coltrane è ancora considerato un alieno,  Mazzoletti si è addirittura  messo in testa di portare Ornette Coleman in Italia, ma non riesce a trovare alcun contatto per raggiungerlo;  nell’ambiente dell’impresariato musicale gli dicono che è tempo perso, il personaggio è ostico e diffidente (e ci credo, con tutte le fregature incassate dallo show biz USA). Adriano mobilita Gato Barbieri, da anni impegnato in una brillante cura dimagrante a Roma: Gato mette in movimento la moglie Michelle, che dopo un giro di telefonate per tutta Europa stana Ornette in un alberghetto parigino. Adriano e Michelle partono per Parigi, dove l’abile Michelle (ex moglie di un diplomatico e dotata di charme irresistibile) tende il tranello finale. Ornette si ritrova ad un tavolo di bistrot con la suadente diplomatica ed un italiano che gli parla di una scrittura radiofonica (fantascienza per l’Ornette dell’epoca). Pochi giorni dopo Ornette, Eddie Blackwell, David Izenzon e Charlie Haden sono a Roma nello storico studio di Via Asiago, stipato di gente seduta anche sugli scalini (N.B. siamo sempre nella RAI di Bernabei….). Vi ripropongo questo eccezionale concerto soprattutto pregandovi di fermare la vostra attenzione sullo stile lineare e cartesiano con cui Mazzoletti introduce una performance che altri avrebbero circondato di enfasi:

Ornette ed Haden, metà del quartetto apparso in via Asiago: ben due bassi... e che bassi

Giacchè ci siamo, vi rinvio a quest’altra sezione di Rai Play Sound: in ‘Archivio Jazz’ potrete trovare altre storiche dirette organizzate e presentate da Mazzoletti, basta inserire il suo nome nella casella di ricerca. Affrettatevi, perché negli archivi RAI ‘del doman non c’è certezza’, come dimostra la vicenda delle ‘Schegge’ televisive, che fecero un’apparizione meteorica nella compianta RAI 3 di Guglielmi, quella che metteva le virgolette alla annunciatrici.

E finiamo in leggerezza, con una rara clip televisiva del 1975 in cui compare Mazzoletti, a fianco di un Renato Sellani di cui certamente condivideva l’aplomb e l’understatement. Lascio a voi ogni confronto tra questi tempi di (auto)ironia sottile e quelli attuali. Cliccate sui link mi raccomando…. Milton56

7 Comments

  1. Grazie per questo sublime articolo e per averci ricordato l’importanza storica di Adriano Mazzoletti scomparso in questi giorni, portavoce della storia del jazz in Italia subito dopo il conflitto mondiale con i suoi straordinari e immensi racconti radiotelevisivi che tutti, o almeno, parte di noi ricordano.
    Una testimonianza unica quando la RAI TV era anche Jazz.
    Dovrebbe essere un monito affinché tramite vostra e nostra sollecitazione la Rai possa nuovamente riprodurre e teletrasmettere queste testimonianze.
    È STORIA, e della storia non se ne può fare meno.
    Anche San Severo Winter Jazz Fest conserva il ricordo di Adriano quando nel ’97 fu ospite della mia rassegna presso il Teatro Comunale “G. Verdi” della città per un concerto insieme a Marcello Rosa, Gianni Sanjust, Romano Mussolini, Giorgio Rosciglione e Osvaldo Mazzei e parlarci della discografia Jazz in Italia e della presenza dei tanti “V-DISC” che hanno circolato nel nostro bel paese.
    Antonio Tarantino
    Associazione Amici Jazz San Severo
    Dir. Art. San Severo WJF

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  2. Antonio, grazie per l’attenzione, come sempre. Il ritorno di una “RAI che è anche jazz”? Provate a fare un giro su RAI News : non troverete una riga – dicesi UNA – sulla scomparsa di una persona che ha lavorato più di 30 anni in quella azienda in posizioni chiave per la programmazione. NO COMMENT. “Articolo sublime”? Per carità no, è una cosa che ho scritto in due ore ,una volta tanto. Giusto per dire che mi è uscita di getto. Il “sublime” piuttosto lo riserverei a questo articolo, che fa bella mostraa di sè su sito e sezione già citati: https://www.rainews.it/video/2023/06/berlusconi-convinse-heather-parisi-a-lasciare-la-rai-per-mediaset-lho-presa-in-spalla-per-1-km-d2706690-c750-4a3d-8bcc-d0aa9c98201e.html
    (modalità sarcastica off). Milton56

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  3. Ah, dimenticavo i V-Discs….. storia romanzesca, prima o poi bisognerebbe raccontarla. Sempre la RAI di Bernabei aveva intrapreso tramite la controllata Fonit Cetra una collana di album antologici che raccoglieva no il meglio di questi mitici dischi. Sicuramente anche qui c’era la mano di Mazzoletti. A quanto sembra, l’impresa era favorita dal fatto che l’unica collezione quasi completa dei V-Discs si troverebbe in Italia, da qualche parte in Toscana: valore collezionistico e storico inestimabile, il condizionale è d’obbligo perchè da contratto US Army era tenuta a distruggere tutti questi album a chiusura delle pubblicazioni….. Milton56

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  4. Quanti pomeriggi passati ad ascoltare e registrare, cone le cassette C60!, alla radio il suo programma, sempre denso di spunti interessanti che annotavo scrupolosamente su un block notes per poi andare a comprare i vinili. In una di queste occasioni ascoltai per la prima volta Picasso di Coleman Hawkins. Straordinario. Grazie Adriano da parte di quel ragazzino appena adolescente.

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  5. Apprendo solo ora che Adriano Mazzoletti ci ha lasciato. Fondamentale, credo, per tutti quanti gli appassionati di jazz. Simpatico, elegante e poi aveva quell’inflessione che tradiva le origini genovesi. Per me, è stato un maestro. I giovani, oggi, hanno a disposizione archivi sterminati, ma quasi nessuno o meglio come Mazzoletti, Fayenz, Nissim ecc.. che li guidi. Fortunato ad aver vissuto il suo tempo.

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