Ciò che rende la mia musica insolita è che le persone ascoltano sempre un solo tipo di musica alla radio. È lo sfondo delle loro vite, carta da parati acustica”.
Frank Zappa, intervista a Oui, aprile 1969
Ormai la carta da parati ha invaso buona parte dei festival jazz, spacciati come aperti a tutti i generi, quando in realtà sono semplicemente chiusi ad una musica che vada oltre l’ovvio.
Emblematico l’Estival jazz di Lugano, che è riuscito a fare un intero festival senza ….il jazz, e con grande vanto del vice sindaco, che evidentemente non ha idea alcuna di quello che finanzia. Ma va tutto bene, la piazza era piena, gli sponsor sono soddisfatti, i commercianti, i bar e gli albergatori pure. E andrebbe bene pure a noi, appassionati derubricati a “puristi”, se solo si togliesse quel piccolo, imbarazzante aggettivo che ormai poco o nulla significa nella maggior parte dei casi: jazz.
Una delle peggiori e più fuorvianti battute letterarie del secolo scorso recitava così: se non sai cos’è allora è jazz. Bisognerebbe aggiornarla ai giorni nostri, se riconosci swing, interplay, ritmo , improvvisazione allora sai che cos’è: è jazz. Diversamente è carta da parati.
https://www.tio.ch/ticino/attualita/1682134/che-successo-per-estival-jazz

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