Bianca, Caravaggio, Coltrane e gli altri..

Si potrebbe dire che queste tre recenti pubblicazioni dell’etichetta salentina dodicilune (“Astrolabio Mistico”, “Concerto” e “Wind tales” ) percorrano territori di confine nei quali il jazz si mescola ed integra con elementi classici, colti ed antichi. Preferisco però approfondirne i tratti comuni, oltrechè nel segno di un linguaggio musicale limpido e godibile che tende all’astrazione dai generi e dal tempo, nei contenuti a tema dei tre lavori: una prospettiva che apre collegamenti con personaggi storici e protagonisti di un variegato universo artistico.

La storia e la leggenda attraversano per intero il contenuto di “Astrolabio Mistico“, protagonisti le voci cantante di Ninfa Giannuzzi e recitante di Anita Piscazzi, la tiorba di Luca Tarantino, il serpente di Michel Godard ed il sax soprano di Roberto Ottaviano. Si narrano in musica e parole le vicende di Bianca Lancia nobildonna di origini piemontesi incontrata dall’imperatore Federico II tra il 1225 e il 1230 nel corso di un giro delle città imperiali nel nord della penisola italiana e divenuta in breve sua amante. Non potendo convolare a giuste nozze, perché l’imperatore era già sposato con Isabella d’Inghilterra, i due mantennero una relazione clandestina da cui nacquero tre figli: Costanza (1230 -1307), Manfredi (1232 – 1266), ultimo sovrano della dinastia sveva del Regno di Sicilia, e Violante (1233-1264). Secondo una leggenda tramandata dal cronista Bonaventura da Lama, durante la gravidanza del secondo genito Manfredi, Federico per gelosia e sospetto di tradimento , tenne rinchiusa Bianca in una delle torri del castello di Gioia del Colle.Lei incapace di resistere all’umiliazione, vinta dal dolore, come prova d’amore e di fedeltà, si tagliò i seni e li inviò all’imperatore su un vassoio assieme al neonato. In base ad alcune fonti ci fu un matrimonio in articulo mortis cosicchè Bianca divenne l’ultima moglia di Federico. Leggenda vuole che ogni notte, dal giorno della sua morte, nella “Torre dell’imperatrice” del Castello, si avverta un flebile e straziante pianto, il lamento di Bianca offesa che protesta in eterno la sua innocenza.

Storia di amore e morte sottolineata da una musica quieta che proietta modi antichi nel tempo attuale, pronta ad impennate emotive come a dimesse riflessioni, ed il cui fascino è accresciuto dal luogo delle registrazioni, proprio quel castello normanno – svevo di Gioia del Colle dove si svolse l’epilogo della vicenda narrata. Le mura dello storico edificio avvolgono brani strumentali (“Astrolabio mistico”, “Spinosa lacrimae” , “Amor sospeso”) nei quali le corde della tiorba e la scura voce del serpente creano un tappeto per la nitida ed espressiva voce del sassofono di Roberto Ottaviano, che trasporta nel presente i suoni e le suggestioni antiche evocate dal contesto generale . Ad esse si alternano canzoni dai testi onirici ed arcani composte da Ninfa Giannuzzi (Nel racconto di tutte le notti, L’occhio nell’occhio, Il respiro di Bianca, Rosa del ciel) ed interpretate con spontaneo trasporto, ed alcuni recitativi affidati alla voce di Anita Piscazzi. (Ecco sei qui , Ogni cosa,Bianca) . “Al fuoco del mondo” rappresenta la sintesi di tutti gli elementi del disco, coronata da uno sfavillante solo di Ottaviano.

Altre figure storiche sono protagoniste di “Concerto” di Claudio Angeleri, pianista di vasta esperienza, un progetto nato nell’ambito delle iniziative di “Brescia e Bergamo capitali della cultura italiana”, ispirato a personaggi lombardi che nel tempo si sono distinti per il contributo fornito a diverse arti e scienze. La registrazione effetttata dal vivo presso l’Auditorium Modernissimo di Nembro nel maggio 2023 documenta una performance dell’ampio ensemble costituito da un setteto di musicisti jazz ed un coro, il Golden Guys choir, che, muovendosi fra jazz orchestrale, classica ed influssi mediterranei, sembra riflettere con i suoi contrasti il complesso universo di discipline umane cui porge omaggio. Composizioni stimolanti frutto della felice vena compositiva di Angeleri, abilissimo a mantenere una linea di confine fra intensità e leggerezza, arricchite dai contributi di solisti come l’ospite di eccezione Gianluigi Trovesi al piccolo ed al clarnietto alto , Giulio Visibelli e Gabriele Comeggio , con la duttile ritmica di Marco Esposito e Matteo Milesi al sax soprano e flauto, e la voce di Paola Milzani che compare in “Light and dark” dedicata alle ombre di Caravaggio. Ne “Il triangolo di Tartaglia” e “Roots” si staglia lo schema compositivo basato sull’iniziale ristretto pattern di note del pianforte che consente lo sviluppo e l’ampio respiro delle composizioni, con estesi spazi improvvisati dei fiati. “Lacrimosa“, unico brano non originale tratto dalla Messa da Requiem di Donizetti, introdotta dal clarinetto di Trovesi, mette in luce il ruolo del coro conducendoci in territori mistici. Ci sono poi composizioni dedicate al pianista Arturo Benedetti Michelangeli, un dinamico tema sottolineato dalle voci, con escursioni del flauto ed avvolgenti scorribande del pianoforte ad occupare gli spazi improvvisati, ed a Torquato Tasso, “Armida“, nella quale dalle iniziali linee vocali sboccia un dialogo fra il flauto ed il sax. “Ermitage” usa lo scat e guarda a New Orleans per omaggiare Giacomo Guarenchi, architetto e pittore del’700. Il Il concerto si chiude con l’ennesimo ritratto , questa volta delle donne della resistenza, ampia digressione in chiave post bop con i saxes ad inscenare una sanguigna chase e l’ellittico solo del basso che precede le note finali affidate al coro. Un bel concerto, con un piccolo rimpianto per gli assenti .

Terzo posto del trittico è per “Wind tales ” di Fabio Vernizzi, pianista ligure di cui è nota una propensione multidisciplinare. Nel progetto discografico realizzato fra il 2019 ed il 2020 fra Piacenza e Genova, Vernizzi è affiancato da Gina Fontana (flauto), Riccardo Barbera (contrabbasso), Dado Sezzi (marimba), Rodolfo Cervetto (batteria) ed in alcuni brani da Giovanni Ricciardi , Stefano Guazzo, Luca Falomi, la String Orchestra formata da Marco Mascia, Roberto Mazzola, Beatrice Puccini (primo violino), Ilaria Bruzzone, Alessandra Dalla Barba, Cristian Budeanu (secondo violino), Roberta Tumminello, Daniele Guerci, Alessandro Sacco (viola) e Arianna Menesini, Maria Laura Zingarelli (violoncello). Anche queste storie del vento sono raccontate sul crinale fra musica colta e jazz, ma per proseguire la suggestione tematica avviata nel nostro racconto, troviamo alcune composizioni ispirate a protagonisti delle arti. “Bosch” , con il violoncello di Giovanni Ricciardi, è ispirata dalle note musicali scritte da una figura mostruosa sui glutei di un personaggio nell’inferno musicale del celeberrimo trittico “Il giardino delle delizie” del pittore Hieronymus Bosch. “Whitman” è una composizione dalle ampie campiture in piano solo commissionato dal “Festival Internazionale di Poesia” di Genova per commemorare il bicentenario della nascita del grande poeta. “ShorTrane“, un evidente omaggio a John Coltrane e a Wayne Shorter, con il motivo del basso, ripreso da “Footprints” di Shorter sviluppato con modulazioni tipiche di Coltrane. Le atmosfere orchestrali ed immaginifiche di “Piccola capitale ” e “Mai più tardi” quest’ultima con un finale condotto dalla chitarra di Luca Falomi verso un ritmo di bossa nova, quelle pianistiche ed orchestrali di “The flight“, canzone composta ed interpretata da Claudia Sanguineti, e lo stesso quartetto jazz di “ShorTrane” (Vernizzi, Guazzo, Barbera, Cervetto) a creare le mutevoli atmosfere di “Fancy“, una suggestiva ballad che si infiamma nel finale, completano il disco, chiuso da una rielaborazione in chiave elettronica di tutti i temi precedenti, dal titolo “Dark wind” curata da Riccardo Dapelo.

C’è buona parte del mondo jazz ligure fra queste note, e, visto il risultato, non posso che esserne orgoglioso.

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