Volevamo la luna

Un video documentario per ricordare e celebrare un evento che ha segnato la storia della musica creativa improvvisata, un po’ sommariamente identificata come jazz, in Italia. Un piccolo paese della bergamasca per tre anni è stato al centro della scena musicale d’avanguardia mondiale: le tre edizioni di Lovere Jazz hanno portato sul palco artisti che già allora, ma ancora di più negli anni seguenti, sono diventati il riferimento e la storia del jazz più sperimentale. Dagli italiani Giorgio Gaslini e Gianluigi Trovesi al francese Michel Portal, dagli inglesi Lol Coxhill, Evan Parker e Kenny Wheeler agli olandesi Bennink, Brotzmann e Mengelberg, senza dimenticare tutti gli statunitensi: Lester Bowie, Jack DeJohnette, Sam Rivers solo per citarne alcuni. Ma Lovere Jazz, come ben sottolineato nel corto, è anche la testimonianza di un periodo storico, la fine degli anni Settanta, particolarmente vivace e ricco di contraddizioni del mondo giovanile di allora.

Alberto Mondinelli e Silvia Berretta hanno raccontato in 20 minuti le tre edizioni seguite da una rassegna invernale, a cavallo tra il 1979 e 1980, che nelle intenzioni degli organizzatori doveva fare da preludio a Lovere Jazz 1980. L’edizione che non ha mai visto la luce per varie beghe politiche locali, come ben raccontato nel documentario dagli organizzatori di allora Antonio Censi e Giorgio Sorlini. La testimonianza di Gianluigi Trovesi impreziosisce e spiega invece le tendenze musicali di quegli anni, non solo per ribadire l’importanza dei tre anni loveresi, ma anche per spiegare la grande tensione creativa di quel periodo.

Fonte: Lab80.it

A quei tempi ero poco più che ventenne, già perso per la musica, e, nonostante vivessi e lavorassi molto lontano da Lovere, non mi persi nessuna delle tre edizioni del festival. Favorito anche dal fatto che la famiglia da parte di mamma fosse proprio di Lovere, e quindi niente campeggio ma la molto più comoda e accogliente casa dei nonni che ogni anno per tre fine settimana mi ospitò. Impossibile paragonare il fermento culturale, politico e sociale che contraddistingueva gli anni settanta con il mondo di oggigiorno. Nel bene e nel male, con gli errori, le ingenuità e dall’altro lato, le grandi conquiste dei diritti civili, furono anni irripetibili per la mia generazione. Guardando le immagini del filmato, l’età media era la mia, esattamente (purtroppo) come oggi…Un brutto segnale per questa musica, in parte forse anche dovuto all’identificazione forzosa che allora si era fatta tra jazz e lotta politica, una visione deformante che ha portato a eccessi, alcuni del tutto ridicoli, tipo fischiare Stan Getz e impedirgli di suonare perchè bianco e non impegnato politicamente. Forse quell’imprintig sbagliato ha allontanato le generazioni successive, chissà, sta di fatto che il pubblico che affolla (si fa per dire) i festival oggi è prevalentemente canuto, se non scarso crinito, e in maggioranza maschio.

Di quelle tre edizioni ricordo molto lucidamente alcuni concerti, delle assolute primizie per me, abitando molto lontano dalla città. Leory Jenkins in trio, Sam Rivers con Dave Holland e Barry Altschul, Evan Parker e Kenny Wheeler, lo Special Edition di Jack De Johnette con Lester Bowie, il trio Air di Henry Threadgill e molti, molti altri. Grande, grandissima musica se a distanza di quasi mezzo secolo ancora se ne parla e si commemora. Da un paio di settimane il breve film è disponibile su You Tube, una ghiotta occasione di rimembrare e riassaporare l’atmosfera dei ’70.

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