Pure Joy -“Earthings”

Un bel modo di iniziare l’anno è in compagnia di questo disco dei Pure Joy. Il quartetto italiano condotto dalla contrabbassista Joy Grifoni, alla terza prova su abeat records , dopo “Spirit of the wood” del 2016 e “Firedance” del 2020, sembra avere trovato la formula giusta, dosando con sapienza tutti gli ingredienti, per esprimere la propria visione. Musicale, nel segno di un jazz contemporaneo raffinato e propenso alla cantabilità, contaminato con elementi world. E filosofica, come testimoniano i titoli tutti in lingue del continente africano ed i loro significati rivolti a rappresentare le connessioni fra valori dell’uomo ed elementi naturalistici .

Otto brani medio lunghi che si sviluppano con ampio respiro, su dinamiche mai troppo concitate, offrendo significativi spazi al soprano di Lorenzo Bisogno, attivo anche al tenore, ed al pianoforte di Manuel Magrini, con la leader che imbastisce un intenso e duttile tappeto ritmico insieme alla batteria di Davide Bussoleni ed in alcuni brani agli strumenti etnici degli ospiti africani “Pape” Siriman Kanoute alla kora e “Bifalo” Kabinet Kouyate al djembè ed alle percussioni. Arricchiscono il parterre il vibrafono e la marimba di Marco Bianchi (in “Uwa Dunyia” ovvero “Madre terra” ), la chitarra di Francesco Baiguera e lo speciale ospite , il sassofonista britannico – canadese Seamus Blake, che offre il suo suono caldo ed avvolgente agli ultimi tre brani del disco, ( con particolare menzione per il clima hot di “Teranga“), nei quali i tasti sono nelle mani di Mattia Manzoni.

Joy Grifoni

In un clima generale di grande equilibrio fra tutte le componenti in gioco, vanno segnalati, a testimonianza delle capacità compositive della leader, almeno tre brani di impatto immediato.

Ubuntu“, dedicato alla ricerca spiritule di John Coltrane, si apre sulle note della kora per svilupparsi su un pedale del contrabbasso che fornisce base e ritmo ai circolari fraseggi del soprano, intorno ai quali il panorama sonoro si popola gradualmente, con il sostegno del pianoforte e le voci delle percussioni.

Lullaby for a child bride“, “una ninna nanna dedicata alle spose bambine alle quali viene strappato il candore dell’infanzia prima del tempo“, il cui tema è disegnato con grazia e dolente efficacia dal soprano, prima del solo di pianoforte.

Ed infine “Uhuru” , “libertà” in swahili, un inno alla condivisione di energie positive che rappresenta anche il simbolo di un lavoro concepito in epoca pandemica e da questa fortemente condizionati nei suoi tempi di pubblicazione. Il tema “narrativo” del tenore, sottolineato dalle risonanze del vibrafono, e ripreso nel finale con la linea vocale, ha un effetto magnetico, sottolineato dai soli del sax di Blake e del vibrafono di Bianchi.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.