FERRARA, SECONDO ATTO

…il Torrione di S.Giovanni qualche annetto fa…

E’ ai nastri di partenza la seconda parte della stagione del Jazz Club Ferrara, si inizia venerdì 26.

Anche stavolta il Torrione non delude nella sua capacità di fornire una panoramica a largo raggio della scena jazz internazionale ed italiana, ma stavolta la densità della programmazione è a mio avviso decisamente molto intensa.

Nel rinviarvi ad una lettura diretta del cartellone sul loro sito, come al solito vi offro una selezione del tutto personale di quegli appuntamenti che mi sembrano più stimolanti. Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, è di scena il quartetto di Gabriele Cohen. Oltre ad un opportuno memento civile (siamo e restiamo un paese di smemorati… a nostro rischio e pericolo), è un’occasione non  frequente di ascoltare un clarinetto che ripercorre le strade del klezmer, quella tradizione yiddish che si è incrociata fruttuosamente con le strade del jazz: negli ultimi anni basti pensare ai lavori di Don Byron (clarinettista anch’esso), per tacere della prolifica Tzadik di John Zorn, per la quale Cohen ha inciso.

A febbraio l’imbarazzo della scelta comincia a diventare drammatico: mi perdonino gli esclusi, ma i molti prescelti mi stanno troppo a cuore. Il 2 febbraio abbiamo l’occasione di vedere sul palco gli Invisible Painters di Ferdinando Romano, ve li ricorderete nel mio mazzetto di fine anno: il progetto è intrigante, la presenza di Federico Calcagno e di Evita Polidoro (vedi nostre passate cronache) rendono l’appuntamento imperdibile. Anche perché l’indomani 3 febbraio è di scena il Give and Take di Michael Formanek (il basso di Thumbscrew, tanto per dirne una..), che vede al piano Alexander Hawkins (uno degli ultimi che hanno avuto il colpo di fulmine per la Torre ed il suo pubblico): un gran bel weekend, tra l’altro in una delle più belle città d’Italia.

Il 9 febbraio l’ottimo Francesco Ponticelli, lo vorremmo più spesso dietro al contrabasso più che alle consolles dello studi registrazione; il 10 è il turno del trio del dinamicissimo ed ammirato Antonio Faraò, ormai pianista di fiducia di molti pezzi da ’90 del jazz americano. Il 17 febbraio Alessandro Lanzoni e Gabriele Evangelista allungano curricula già invidiabili presentandosi con Jeff Ballard, batterista che non ha bisogno di presentazioni: mi conforta non poco che uno che ha suonato per anni con Brad Mehldau e Larry Grenadier veda in Lanzoni ed Evangelista gli stessi numeri che vedo io da tempo. Il 23 febbraio il poliedrico Cristiano Calcagnile, che dalla batteria guida Giorgio Pacorig al piano ed ancora Gabriele Evangelista al basso.

Due piccioni con una fava: una clip dell’ultimissimo album di Iverson, con lo stesso trio che si ascolterà a Ferrara…

A marzo la rassegna si fa ancora più frentica: l’1 il quartetto di Toninho Horta che, oltre a metter in campo Pietro Tonolo e Jorge Rossy (!), vanta un songbook da cui attingono a ripetizione grandi jazzmen, in prima fila Brad Mehldau. Il 2 segue a ruota Ethan Iverson, con il trio più glamour che lo ha accompagnato nell’album Blue Note ‘Technically Acceptable’ in uscita in questi giorni: lo affiancano Thomas Morgan al basso e Kush Abadey alla batteria. Il 9 arriva la raffinata passione dell’ Eternal Love di Roberto Ottaviano, una delle formazioni meglio assortite e più coinvolgenti della scena italiana, anche qui grande spreco di talento individuale come constaterete dal roster. Il 15 Aaron Goldberg Trio, e senza un attimo di respiro l’indomani 16 il quartetto del raffinato Marc Copland, musicista poco conosciuto da noi, ma con un profilo affascinante e grandi collaborazioni alle spalle. Il 22 e 23 un uno-due da knock-out: la prima sera il quintetto di Bobby Watson, musicista che ha lasciato per sempre un pezzo di cuore in Italia: ‘Appointment in Milano’ (Red Records, mica bruscolini..) è forse il vertice della sua carriera. Per esperienza diretta dell’anno scorso vi posso assicurare che si porta dietro un gruppo magnifico, occhio soprattutto al giovane pianista Jordan Williams: viene da Philadelphia, come McCoy Tyner…. e si sente, eccome. Si fa appena in tempo a riprendersi dal calore della band di Watson, che già la sera successiva ci si immerge nel raffinato latin di Miguel Zenon, accompagnato dal miglior pianista possibile, Luis Perdomo: anche questo quartetto da incorniciare e che promette grandi emozioni. Il 30 si saluta marzo con il gruppo di Maria Pia de Vito.

l’album ECM del quartetto di Turner…è degli inizi del 2022

“Aprile dolce dormire”? Ma neanche per sogno… Già il 6 è la volta del quartetto di Mark Turner, che sarà anche un leader riluttante, come ama dire di frequente, ma che mette insieme una band di gran qualità: Jason Palmer alla tromba (occhio a costui), Joe Martin al basso e Johnathan Pinson alla batteria (già visto al fianco di Marquis Hill ed Ambrose Akinmusire). Il 13 un gran bel colpo: James Brandon Lewis porta il quartetto con cui ha registrato per Intakt ‘Transition’, in uscita a giorni. Oltre alla magnifica e ben sperimentata ritmica di Brad Jones e Chad Taylor, al piano siede Aruan Ortiz, ennesimo grande dono che la isla de Cuba ha fatto alla musica americana (ripagato con decenni di embargo, medicinali compresi). Ho ascoltato Ortiz a fianco di David Murray (che lo frenò d’autorità) e di Don Byron (che rischiò di esser oscurato da lui…): vi garantisco che si tratta di un musicista dallo stile smagliante e dal flusso d’idee inarrestabile, senz’altro darà una dimesione ancora più calda e travolgente alla musica di Brandon Lewis.

…. e se non mi credete, giudicate voi. Al Vision Festival 2021

Pur tra mille omissioni siamo arrivati con il fiatone alla prima settimana di maggio: il 3 c’è Michele Polga al sax, che si concede come compagni gli infaticabili Lanzoni ed Evangelista, Bernardo Guierra alla batteria. Il 4 si chiude in bellezza con Axiom, che vede i due ex yugoslavi (concediamolo un dovuto omaggio ad una sfortunata terra che molto ha dato al jazz ai suoi tempi) Dejan Terzic ed il notevole e già noto Bojan Z. affiancati a Chris Speed ( primo sax dei Bad Plus 3.0) e Matt Pennman al basso (S.Francisco Jazz Collective): nel jazz vale sempre la regola del ‘dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei’ e quindi anche questo mi sembra appuntamento quantomai intrigante. Dopodichè la Torre alza il ponte levatoio sino al prossimo ottobre, anche perché oltre ai fior da fiore che ho elencato io (che sono già una serra…) c’è molto altro tra cui potrete trovare qualcosa di ancor più interessante per voi. Beata Ferrara…. Milton56

Già nel 2019 il quartetto di Michele Polga batteva le scene….

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.