ISTANTANEE – MYRA MELFORD A NOVARA

Ed eccoci di ritorno nell’elegante corte neoclassica del Palazzo Bellini di Novara. E’ senz’altro una delle più belle location di Novara Jazz, perfetta per un concerto di solo piano con la sua atmosfera raccolta. Il palazzo è gravido di storia: ci sono passati ben due Napoleoni, il primo ed il terzo. E soprattutto il malinconico Carlo Alberto, che dopo la sconfitta del 1849 qui firmò la sua abdicazione. Uno dei pochi dimissionari d’Italia, i suoi generali rimasero invece ‘eroicamente’ al loro posto…  L’edificio, riportato ai suoi antichi splendori anche negli interni dalla Fondazione Banca Popolare di Novara, aprirà al pubblico in autunno con il supporto del FAI.

Una grafica raffinata per uno degli album più notevoli degli anni ’90. Si può trovare in streaming

Sotto un arco del portico fa capolino un piano a coda, alla tastiera c’è Myra Melford. Pianista dalla formazione originale e variegata, è attiva sin dall’inizio degli anni ’90 dopo aver fatto tesoro soprattutto della frequentazione di Don Pullen e Henry Threadgill. Mentre la sua crescente fama è legata a formazioni che vanno dal trio in su (fondamentali i due volumi di ‘Alive at the House of Saints’ e ‘Even the Sounds Shine’ per la rimpianta Hat Hut svizzera), il suo approdo al piano solo è rimasto decisamente più in ombra e meno documentato.

.. questo invece ‘rara avis’. Quando le copertine raccontavano gli album..

E questo rendeva l’occasione novarese decisamente preziosa, non solo per il pubblico, ma anche per la musicista: infatti è risultata immediatamente evidente una abile impaginazione del concerto, articolato in brani ben distinti ed accuratamente alternati in una struttura a scacchiera che vede avvicendarsi pezzi puntillistici e percussivi con altri in cui traspare in filigrana  lo spirito del song.

Nei primi domina un tocco secco e muscolare, un suono privo di sfumature e tutto materia dura con marcati contrasti dinamici (a volte anche un poco insistiti). Il colore prevalente è scuro. Si sarebbe tentati di fare il nome di Taylor, ma forse è falsa pista: qui c’è un contrasto drammatico assente nelle imponenti e granitiche architetture tayloriane. Inoltre ci sono momenti di limpida luminosità e di vasta apertura spaziale. Forse la reminiscenza più appropriata è quella di Bartok, autore con cui il jazz moderno ha segreti, ma intensi rapporti: del resto Melford lo ha lungamente frequentato, insieme a Stravinsky.  

Melford in solo 12 anni fa…..’Life  carries me that way’

Nei ‘songs’ invece traspare una cantabilità stravolta da una tormentata complessità e da raffinati abbandoni elegiaci. Il tutto però sempre sostenuto da una perenne tensione vibrante.  E qui secondo me la Myra in solo esprime il suo meglio e la sua maggiore originalità. La sua asciuttezza e controllata misura le consentono anche qualche sconfinamento impressionistico, tentazione quasi sempre fatale e rovinosa per altri.

Un pubblico attento e concentrato ha seguito e caldamente sostenuto la pianista sino ad un finale su accorati e frementi accenti blues. Una Myra accaldata e affaticata, ma visibilmente soddisfatta, si è fatta strappare un bis impetuoso che ha concluso un concerto molto meditato, e soprattutto del tutto immune dalle derive narcisistiche frequenti nel genere ‘piano solo’.  Un’altra bella pagina dell’album di Novara Jazz. Milton56

Ed ecco Myra alle prese con il blues, il momento della verità per ogni autentico jazzman

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