Riccardo Tesi – “La giusta distanza”

Da oltre quaranta anni Riccardo Tesi conduce il suo organetto diatonico in un viaggio senza fine attraverso culture, tradizioni e luoghi musicali e fisici di tutto il mondo, mosso da inesauribile curiosità e passione per una forma di artigianato musicale che, impastando passato e presente fra le sue dita, diventa vera arte.

Sono innumerevoli le avventure musicali del musicista toscano, dalla musicale popolare e folk a quella classica, dalla canzone d’autore (Ivano Fossati e Fabrizio De Andrè fra i moltissimi) per arrivare a territori vicini al jazz, il trio col mandolinista francese Patrick Vaillant e Gianluigi Trovesi, le collaborazioni con il clarinettista Gabriele Mirabassi, con Daniele Sepe, Stefano Bollani, Maria Pia DeVito.

Una delle più belle, che comprende molte fra quelle citate in un progetto di valorizzazione delle culture musicali senza frontiere fra i più riusciti nel nostro panoram , è stata la creazione, ad inizio degli anni ’90, di Banditaliana con la quale ha registrato 6 album (“Banditaliana”, “Lune” “”Thapsos”, “Maggio”, Madreperla”, “Argento” ) insieme a Claudio Carboni, Maurizio Geri , Ettore Bonafè e Gigi Biolcati.

La giusta distanza” (Visage) nuovo lavoro solista di Tesi, prende spunto da una colta citazione di Arthur Schopenauer circa l’abbraccio contro il freddo di due porcospini, per riflettere su un tema evocato dal passato periodo di lockdown: la ricerca di un giusto equilibrio, nelle relazioni umane, fra il troppo vicino ed il troppo lontano, “la giusta distanza, – appunto – in cui riuscire a percepire il calore dell’altro senza esserne invasi e feriti“. Abbracci e calore tolti dalle regole sociali sul distanziamento, ma restituiti dalla musica che è diventata, in quel periodo dedicato alla composizione, motore della “voglia e del coraggio di non farsi tarvolgere dagli eventi e guardare sempre avanti“. Uno sguardo che nelle dodici composizioni originali scaturite, ripropone il conosciuto raccontare dell’organetto di Tesi, una voce narrativa senza tempo, che evoca atmosfere medievali come scenari attuali, ed ha sempre la capacità di sintonizzarsi sulle corde di un’emotività schietta ed aperta. Bastano poche note dell’iniziale “Santiago” per ritrovare, come in un incontro con un vecchio amico, le sensazioni ben conosciute: il ritmo sostenuto e le svolte armoniche dello strumento solista accompagnato dalle percussioni di Francesco Savoretti e la chitarra di Vieri Sturlini, compagni di viaggio di questo disco ed in questo caso dal solo di clarinetto di Nico Gori, ci trasportano subito nel mondo di Riccardo Geri.

Un universo in cui convivono il folklore siciliano di “Tindari”, con il sax di Carboni, la lastrina di Biolcati ed il marranzano di Andrea Piccioni, con quello mediterraneo di “Couscous e fasol” nel quale l’organetto incontra l’oud di Ziad Tablesi, un incrocio fra ritmi in levare e medioevo, chitarra elettrica, organetto, ghironda e musette (“Cicciobomba“), il gioco fra tensione e rilascio di un acustico “Citrustango” che assume nel finale inedite sfumature rock, i misteriosi passi in una immaginaria “Bucarest” verso una melodia aperta e solare.

Ci sono inoltre tre canzoni :la ballata militante “Sotto la cenere ” composta con e cantata da Massimo Donno, la toccante “Ballata di una madre” di Eugenio Bennato interpretatata da Ginevra di Marco ed una esplicativa “Mex Moon “affidata alla voce di Giua.

A completare il viaggio la parte più poetica ed evocativa del disco, che risiede nella grazia di un “Valzer d’aprile” ricamato con il painoforte di Daniele Biagini ed il violoncello di Alessandro Natali, nell’immaginifico motivo de “La bella stagione” scandito dagli archi, e nel conclusivo malinconico “Tema di Cristina” , solo per organetto e pianoforte.

Tutto qui, ma un bellissimo viaggio da fare con Riccardo Tesi ed il suo organetto.

Riccardo Tesi con Giua in un recente concerto

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