In fondo basterebbe Bill Evans. Basterebbe, a saziare la curiosità e la passione di chi si avvicini al jazz, la sua parabola nel mondo della musica, un trentennio, dal 1950 al 1980 dell’addio, nel quale si concentra la sua arte, le innovazioni stilistiche sul grande libro della canzone americana, gli incontri con altre stelle, a partire da quella di Davis, l’affermazione /rivoluzione della formula del piano trio. Pensavo a questo in vista del concerto “Kind of Bill”, in programma domenica 14 luglio a Genova, augurandomi che un pò dello spirito di Bill Evans potesse ricrearsi fra le note del pianoforte di Dado Moroni, le corde del contrabbasso di Eddie Gomez e le pelli della batteria di Joe La Barbera, questi ultimi parte, in periodi diversi, di formazioni create dal pianista statunitense. Una suggestione molto forte, unita alla propensione di Moroni verso una buona parte del mondo di Bill Evans, quantomeno quella degli standards, e verso una visione del jazz profondamente ancorata alla sua storia. Ai Parchi di nervi, nella suggestiva cornice che utilizza gli elementi naturali per creare originali effetti cromatici, c’era anche come ospite Paolo Fresu, il che ha leggermente sbilanciato le dinamiche del trio, concentrando l’attenzione sul notissimo trombettista, qui impegnato soprattutto al flicorno. Si è ascoltata comunque, nell’arco di novanta minuti scarsi, dell’ ottima musica, con alcuni omaggi al repertorio di Evans, composizoni originali ed una “Retracto em brano e preto” di Antonio Carlos Jobim che non manca quasi mai quando c’è di mezzo Fresu. Compare al terzo posto della scaletta, dopo i primi due brani eseguiti in trio, “Kind of Bill” composta da La Barbera e “I’m getting sentimental over you” e prima di “Stella by starlight” nella quale Fresu estrae la tromba sordinata. Il quartetto naviga senza dificoltà nel vasto mare di Evans, con La Barbera tenutario di un impeccabile scansione ritmica, Gomez dispendatore di elasticità ed invenzioni anche nei pochi soli che si concede, il pianoforte di Dado Moroni che evita sapientemente la replica dei modi evansiani per offrire un’interpretazione personale e dinamica, con le pose ed il suono ben noto di Fresu al centro della scena. “Solar” è uno dei momenti più convulsi e ritmicamente movimentati del concerto, mentre “Bella Luce” è una aggraziata melodia composta da Joe La Barbera per il compleanno di Conte Candoli, musicista di fila nelle orchestre di Woody Herman, Stan Kenton ed a fine carriera anche nei gruppi di Shelly Manne, scomparso nel 2001. Si chiude con “Everything happens to me” e con il bis “My foolish heart“. Ed a tutte le suggestioni evocate dalla serata si aggiunge anche quella di Chet Baker.

