Pat Metheny – “MoonDial”

Alcuni anni fa, chiesi a Linda Manzer, una dei migliori liutai al mondo e mia collaboratrice storica, di costruirmi un’altra chitarra baritono .Ma stavolta ne volevo una con le corde in nylon, invece che quelle metalliche usate nelle chitarre che suonai su “One Quiet Night” and “What’s It All About.” .

Il mio viaggio nel mondo della chitarra baritono iniziò sulla base dei ricordi di quando, da bambino, nel Missouri, un vicino mi insegnò un particolare metodo di accordatura dove le due corde centrali sono collocate un ottava più alta rispetto alle altre. Questo mi aprì una dimensione armonica nuova e non praticabile con qualsiasi altro tipo di chitarra. Trovare delle corde in nylon che potessero reggere quel tipo di accordatura senza rompersi o suonare come un banjo non è stato facile, ma prima di iniziare il tour mi capitò di imbattermi in una fabbrica in Argentina, la Magma, specializzata nel produrre corde in nylon con una particolare tensione che permettevano di ottenere precisamente il tipo di suono che stavo cercando, con la accordatura e lo strumento creato da Linda. Mi è capitato raramente di imbattermi in uno strumento che mi aprisse un intero mondo di possibilità: un esempio è quello della chitarra synth Roland di fine anni settanta/ inizi anni ottanta. In questo caso, con la chitarra baritono di Linda e le corde in nylon, letteralmente, dopo pochi minuti, ho di nuovo provato quella rivelazione : c’era un’intera gamma di suoni possibili alla portata delle mie dita. Tutto questo accadde tre giorni prima dell’avvio del mio tour, ma sicuramente non avrei potuto evitare di trasportare l’esperienza sul palco. Negli oltre cinquanta concerti edl tour, iniziai ad introdurre gradualmente il nuovo strumento, prima con un pezzo, poi due, e nelle ultime date, la chitarra baritono aveva conquistato uno spazio di venti o venticinque minuti. Un meraviglioso nuovo mondo di infinite sensazioni per me. Alla fine della prima parte del tour, andai in studio per cercare di catturare la magia del nuovo suono e costruire un disco mettendo a frutto la freschezza dell’esperienza provata sul palco suonando lo strumento per diversi mesi. Il risultato di questo viaggio è MoonDial”.

Ecco qua, dalla diretta voce di Pat Metheny, in un’intervista recente che traduciamo dal sito Jazz Wax dell’amico Max Meyer, la genesi del nuovo disco, appena pubblicato dalla BMG recordings. Opera che si differenzia dal più recente “Dream box“, con la sola chitarra elettrica, ma destinato a raggruppare diversi spunti e scampoli della carriera di Metheny in una operazione “a nudo” che non ha raggiunto il cuore di tutti i fans del chitarrista. Qui, invece siamo di fronte ad un lavoro pensato e strutturato intorno al nuovo strumento, che accompagnaerà anche il tour autunnale di Pat con tappe in Italia, con una scaletta che alterna sette brani originali a sei covers, secondo un canovaccio già sperimentato con i precedenti album dedicati alla chitarra baritona “One quiet night” e “What is it all about”.

Bisogna forse essere chitarristi per apprezzare gli entusiasmi di Pat. Da semplici ascoltatori non si può fare a meno di notare una maggiore pienezza e ricchezza di dettagli del suono delle corde in nylon rispetto a quello delle chitarre dei due album citati. Una dimensione orchestrale, nonostante l’uso di un singolo strumento, che rappresenta ulteriore tappa verso la costruzione di un universo pan chitarristico da sempre nei pensieri del Nostro. Pat sembra divertirsi un mondo ad affidare alla nuova chitarra le usuali svolte armoniche nella title track, la melodia di “La crosse” ed i celebri temi di “You’re Everything“, di Chick Corea con i Return To Forever, ed “Here, There and Everywhere di Lennon / McCartney. A tessere le trame misteriose di “We can’t see it , but it’s there” e quelle introspettive e ricche di echi dal passato di “Falcon love“, assecondare la fluidità ritmica di “Shoga” e rileggere la “This belongs to you” dalle Unity session, senza negare lo spazio solista che nell’originale intervallava l’esposizione del tema. O a sottoporre al trattamento baritono il traditional irlandese Londonderry Air.

Con gli standards vittorie facili con “Everything Happens to me” spruzzata di “Somewhere” ed “Angel Eyes” di Matt Dennis , e la dolcezza timida di una “My Love and I “di David Raskin e Johnny Mercer, colonna sonora del film western “Apache, la mia preferita.

In sintesi tutto il Metheny solista conosciuto ed amato, più entusiasta e “profondo” che mai.

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