Il festival, uno dei più importanti d’Europa, è nato nel 1966 ad opera di un gruppo di appassionati, ora siamo alla seconda generazione, e mentre le prime edizioni proponevano musicisti locali, negli anni successivi i migliori nomi americani hanno calcato il palcoscenico della cittadina. Da molti anni il cartellone è orientato a tutte le nuove tendenze, americane ed europee, facendone di fatto un festival rivolto ad un pubblico spesso preparato e consapevole. La formula nel corso degli anni si è evoluta, con concerti ad ogni ora della giornata, scoprendo locations da favola: eremi, rifugi, boschi, laghi e ogni angolo cittadino che si presti al bisogno. In tre, quattro giorni è possibile fare un pieno di musiche ed esperienze che valgono le sei ore di viaggio prevalentemente su strade di montagna.
E così, dopo una lunga mattina in auto, eccoci arrivati appena in tempo per il duo Tomeika Reid/Theo Ceccaldi all’ interno di una affollata stamperia. Contrariamente a quello che ci si poteva attendere, facile aspettarsi un set improvvisato al momento, i due danno vita ad un’ ora di musica profondamente pensata, concepita ed arrangiata, dove comunque la libera improvvisazione è parte integrante di un paritario discorso comune. Fluente e magnetico.
La sera i concerti si spostano nella sala del grande auditorio, il programma prevede una formazione singolare, diretta dalla clarinettista iraniana Mona Matbou Riahi, ma il progetto è debole, le idee confuse e il risultato è del tutto insipido.
Poco male, nella quantità di proposte è normale incappare in delusioni, subito in soccorso arriva il formidabile trio di Kris Davis, con il supporto del contrabbasso di Robert Hurst e della straripante batteria di Jonathan Blake. Un’ ora di musica calibrata, densa e intrigante. Il pianismo di Kris non è appariscente, è giocato prevalentemente sul lato sinistro della tastiera e mi ricorda nella sua essenzialità la lezione di Monk. Musica fresca e innovativa per un tipo di formazione, il piano trio, dove si presume di aver scoperto ormai tutto.

Il terzo concerto della serata vede all’ opera la formazione Therapie de couple, diretta dall’ ottimo Daniel Erdmann che si avvale dei formidabili Theo Ceccaldi al violino, Vincent Courtois al violoncello, Helene Duret ai clarinetti, Robert Lucaciu al contrabbasso e Eva Klesse alla batteria. Un progetto attentamente strutturato e commissionato da Jazzhead! nel 2023, che vede perfetti incastri tra musica scritta e improvvisazione. Memorabile per intensità e freschezza di idee.

Ci sarebbe spazio per un ulteriore concerto, The End, gruppo scandinavo di Mats Gustafsson, ma l’ ora è tarda e la stanchezza del lungo viaggio si fa sentire. Meglio dormirci sopra . A domani.
