Cartoline: Saalfelden, gran finale

L’ ultimo giorno del festival propone cinque concerti ed un happening mattutino intorno al lago. Su una piccola barca, Mats Gustafsson e Nate Wooley emettono al sax e alla tromba una serie impressionante di fischi, schiocchi e barriti che richiamano sulle rive tanti umani dal vicino campeggio e dalla cittadina. Prudentemente cigni e pesci stanno alla larga, finché alla fine un quieto duo di alpenhorn rimette le cose al posto giusto e ristabilisce l’ ordine. Simpatico e improbabile.

Poco dopo nella solennità della foresta vicina si esibiscono Vincent Courtois al violoncello e Daniel Erdmann al tenore. Incredibile il numeroso pubblico che accorre, ma ne vale ampiamente la pena. I due sono ispirati e si adattano alla meraviglia del posto proponendo una musica meditativa e quasi sussurrata. Splendido magnetismo con il pubblico e la location.

Gli ultimi quattro concerti sono tutti nella Sala Congressi, e si inizia alle 15 con Synesthetic Octet, bravi musicisti austriaci, a noi pressoché sconosciuti, diretti dal clarinettista e compositore Vincent Pongrazc. Il gruppo da vita ad un set ispirato, molto pensato e perfettamente calibrato.

Subito dopo è di scena il quartetto di Tomeka Reid con Tomas Fujiwara alla batteria, Mary Halvorson alla chitarra e Jason Roebke al contrabbasso. Un’ ora impeccabile tra accelerazioni e rallentamenti, virtuosismi e temi ben delineati e di sicuro impatto.

In tardo pomeriggio è la volta di Post Koma, una formazione di diverse nazionalità facente capo al contrabbassista svedese Peter Eldh, con tra gli altri, Kaya Drexler al pianoforte e Sofia Jernberg, qui impiegata in una vocalità quasi “normale”. Ottimo gruppo e proposta altresì originale e stimolante.

Chiude il festival il gruppo di fenomeni facente capo a Erik Friedlander, violoncello, con Uri Caine al pianoforte, Mark Helias al contrabbasso e Ches Smith alla batteria. Da poco è uscito l’ album Artemisia che qui viene riproposto con l’aggiunta della freschezza e della immediatezza del concerto live. Strepitosi per virtuosismo e iterazione della loro lunga frequentazione.

Molto bello il finale di festival: ai due lati dell’ uscita dalla sala , organizzatori e volontari dello staff applaudono il pubblico che fuoriesce. La bontà di un festival si vede anche da questi piccoli dettagli. A domani per una riflessione sul festival e sui suoi significati.

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