Il profilo del clarinettista Mirco Mariottini appare ben chiaro a scorrere le esperienze didattiche ed artistiche che popolano il curriculum. Formazione accademica classica, successivo sguardo verso il jazz e la composizione, seguendo gli insegnamenti di Dave Liebman e Steve Lacy e conseguendo la laurea specialistica in Jazz presso il Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze. Quindi militanza nell’Orchestra Giovanile Italiana di Jazz, diretta da Bruno Tommaso e Giancarlo Gazzani, ampliata al trio di Peter Erskine (con John Taylor e Palle Danielsson), con James Newton, titolare di un trio con Stefano Battaglia al pianoforte e Paolino Dalla Porta al contrabbasso, e successive collaborazioni, fra gli altri con John Taylor,Paul McCandless, Tony Scott, Sainkho Namtchylak, William Parker, James Newton, Butch Morris, Ares Tavolazzi, Riccardo Fassi, Ettore Fioravanti e Michele Rabbia. Mariottini attualmente è membro del quintetto del trombonista americano Glenn Ferris.
Un protagonista di quell’ambito musicale che si colloca fra il jazz e l’avanguardia (per usare un termine un pò desueto) con aperta propensione alla frequentazione di territori ibridi, nei quali la musica incontra il teatro o le arti letterarie, visive e la danza – ad esempio la sua Suite “Visioni in musica sugli scritti di David Lazzaretti”, dedicata al “mistico-rivoluzionario” toscano di metà ottocento in Toscana, per organico misto di 12 elementi con Marco Baliani alla voce recitante .
“Ipazia live “, doppia dedica ad una delle «Città Invisibili» di Italo Calvino, ed alla matematica, astronoma e filosofa alessandrina del IV° secolo , simbolo dell’intelligenza, della forza e dell’indipendenza della donna nel mondo antico, pubblicato di recente da Caligola records, è il suo quinto album da leader e documenta un concerto tenuto nell’estate del 2021 in provincia di Grosseto con il suo quartetto completato da Alessandro Lanzoni (piano), Guido Zorn (contrabbasso)e Paolo Corsi (batteria).
Ci si imbatte da subito, con l’iniziale “Loop“, impostata su una iterativa figura ritmica, in una musica calda ed accogliente, che trasmette la dimensione della profondità, con le sue dilatazioni e le ampie volute : qui clarino basso e pianoforte si alternano nella costruzione di piani sonori sviluppati a partire da semplici cellule armoniche, per sfociare in un finale dall’andamento corale ed arrembante nel quale si rincorrono e sovrappongono motivi nati dal dialogo estemporaneo. Il quartetto esplora, nei sei brani seguenti, tutti di ampia estensione, molte altre facce della propria identità, mantenendo sempre la proposta entro un perimetro strutturale ben identificato. La lenta e cadenzata progressione di “Looking for you in the night” immerge in atmosfere cameristiche e misteriose, subito alternate al tema dinoccolato di “Serial point” che funge da introduzione al solo più astratto del clarinetto di Mariottini, seguito da un break ritmico imposto dal pianoforte , dal solo della batteria e da una sezione finale raccolta nella quale torna protagonista Lanzoni. La title track, introdotta da un semplice quanto evocativo preludio del pianoforte, racchiude, fra le due letture, iniziale e finale, di un tema dai toni elegiaci, il solo bluesy di Lanzoni, in bilico fra struttura ed astrattezza, e quello del clarinetto di Mariottini, che da questo brano sostituisce lo strumento basso. Il contrabbasso di Guido Zorn spicca nella successiva “Dancing around you”, nella duplice veste di efficace supporto ritmico allo sviluppo di un brano dalla netta impronta lirica, e di autore di un assolo intrecciato e connesso per lucida costruzione, a quello del pianoforte. Gli ultimi venti minuti del concerto non lesinano belle sorprese. Prima una sentita dedica al clarinettista Tony Scott, la cui folta barba compare anche in un angolo della copertina dipinta da Antonio Chessa, con una “Lullaby for Tony“, nella quale le dolenti note del clarinetto, del pianforte e del contrabbasso non possono che evocare le tristi e precarie pagine finali della vita del musicista italo americano salvo dispensare, a metà brano, una impennata quasi rabbiosa, che è bello considerare un omaggio alla vita ed all’arte del “clarinettista più grande del mondo“. “Hunt” conclude in chiave modale l’esibizione, in un clima febbrile e teso, creato dalle figure armoniche del pianoforte sulle quali si sviluppa un solo liberatorio del clarinetto, seguito da quello articolato della batteria di Corsi, che dalle sparse battute iniziali, esplode in un progressivo crescendo. Un bel concerto, ora diventato un bel disco.

Un’indicazione pratica: questo bel disco è acquistabile in formato digitale su Bandcamp a questo indirizzo:
https://caligolarecords.bandcamp.com/album/ipazia-live
un canale di distribuzione che purtroppo viene trascurato da gran parte delle etichette e dei musicisti italiani. Milton56
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