NOTTI ESTENSI 2 – SENZA RETE

Può sembrare un poco crudele parlarvi di una band che è salita sul palco una volta sola e presumibilmente nessuno la risentirà più, ma c’è un motivo.

In una calda notte di agosto a Ferrara, dopo solo un’ora condivisa al tavolo di una pizzeria si forma un gruppo a nome della sassofonista cilena, ora naturalizzata americana, Melissa Aldana.

Ma Melissa è più che altro un primus inter pares: infatti i suoi compagni, oltre a non aver condiviso con lei il palco in altre occasioni, sono musicisti dalla forte personalità e individualità e soprattutto che hanno battuto strade sensibilmente diverse da quella della tenorista venuta dal Cile. Anche stavolta il Jazz Club Ferrara ha fatto buona caccia tra i docenti dei seminari di Siena Jazz appena conclusi.

Micah Thomas e un giovane pianista di cui in passato vi abbiamo parlato di sfuggita. Male, perché si tratta di un musicista di grande spessore che sin dalle prime prove a suo nome ha dimostrato una personalità decisamente fuori dagli schemi, frutto anche di una formazione anticonvenzionale e atipica. La credenziale suscettibile di dargli la maggiore notorietà è quella della stabile milizia nel gran bel quartetto di Immanuel Wilkins di cui è colonna portante e fortemente caratterizzante la fisionomia del gruppo: li rivedremo ad ottobre in giro per l’Italia (ancora Ferrara, Roma e Milano).

Micah sideman con il suo leader Wilkins: prossimamente su questi schermi..

Per completare un quartetto “senza rete” era indispensabile contare su una ritmica di assoluta solidità e duttilità: perfetti allo scopo il bassista Thomas Morgan, presenza sempre più frequente alle nostre latitudini, ed alla batteria il nostro Enrico Morello, che come altri suoi giovani colleghi della stessa generazione sta saggiamente riempiendo il suo carnet di importanti collaborazioni internazionali ed anche in situazioni ad alto potenziale di  aleatorietà, come in questo caso.

In una jam session senza alcuna scaletta preordinata è ovvio che i musicisti si siano orientati verso solidi standard, però prevalentemente attinti da repertorio piuttosto moderno: ricordo un immancabile Monk (credo un ‘Pannonica’…), poi un prezioso ‘Lush Life’ dell’indimenticabile Billy Strayhorn. Ma spesso i temi erano chiamati con semplici accenni agli accordi iniziali, su cui rapidamente convergevano gli altri partner mettendo subito mano allo sviluppo e rinviando al finale una compiuta esposizione .

Melissa ha quindi dovuto metter tra parentesi la sua recente e consumante cotta shorteriana, che però ha lasciato vistose tracce nel timbro morbido e sontuoso, che ben si accordava con un fraseggio languido e sensuale, molto old fashion.

Quello di Aldana è un sax gentile, ben accordato con una leadership discreta: il suo fraseggio non ha mai conosciuto una sovraesposizione e sovrapposizione al resto del gruppo. Insomma, una leader democratica che ha lasciato ampio spazio ai compagni riuscendo però a mantenere la coesione e di un ensemble così estemporaneo, per di più avventurato su un repertorio del tutto improvvisato. Potrete vederla giocare in casa con il suo gruppo in ottobre, quando anche lei passerà in Italia.

…eccola Melissa che ‘gioca in casa’….qualche mese fa in Svizzera

Non nascondo di aver avuto grandi aspettative per l’apparizione di Micah Thomas, che già un paio di anni fa mi era sfuggito in un affascinante combinazione con Ambrose Akinmusire (forfait dell’ultimo minuto….).

Ho sviluppato una mia piccola teoria a proposito dei pianisti: quando uno di loro riesce a spiccare ed a calamitare l’attenzione già in fase di mero accompagnamento, vuol dire che siamo in presenza di qualcuno molto speciale. E’ il caso di Micah: accordi netti e taglienti, sempre in qualche modo aperti ed irrisolti, introducono nel suo accompagnamento una tensione costante. Ne scaturisce un’instabilità propulsiva che mi ricorda molto Alexander Hawkins in ruolo analogo.

In solo Micah sfoggia un fraseggio nervoso, con un disegno melodico appena tratteggiato grazie anche ad un tocco leggero e calibrato: sapienti pause danno essenzialità e grinta alla corsa di linee sfuggenti e sottilmente divergenti. In una parola, dal vivo l’asticella sale di diverse tacche rispetto alle pur brillanti prove discografiche a suo nome.

Il suo contributo incide in modo evidente nel tessuto del gruppo, ed anche Il contrasto con la sensualità del sax di Aldana è molto felice: forse questa coppia non dovrebbe ballare una sola estate, come diceva un bel film svedese di tanti anni fa (vedi foto di testa: nei nostri anni ’60 aprì la strada alla nascita del ‘mito svedese’).

Enrico Morello, l’esprit de finesse con le bacchette….

Naturalmente questa tessitura a maglie larghe esige pure una trama, ed anche solida. Provvede allo scopo il basso di Morgan, con il suo incedere netto e scandito, basato su di un suono potente e corposo, che si impone quasi di prepotenza nell’equilibrio di gruppo. Compensa la consueta leggerezza ed attenta sottigliezza di timbro di Morello: il suo drumming pulsante e febbrile in un suo pregevole solo è stato però punteggiato da qualche maggiore e più marcato accento sui tamburi, forse nei giorni precedenti doveva ascoltato parecchio Art Blakey…

Le acrobazie senza rete affascinano la platea, che risponde con un ascolto attento che sfida impavidamente il movimentato ambiente sonoro del Parco Coletta (ancora una volta l’attivissima e nottambula infanzia ferrarese): ma dopo circa 90 intensi minuti i nostri acrobati lasciano il trapezio e ridiscendono a terra. Avranno pure ballato una sola notte d’estate, ma il ricordo durerà parecchio più a lungo…  Milton56

Questa volta siamo noi a giocare in casa: per fare la conoscenza di Micah Thomas ecco una sua raffinata e nervosa versione di ‘Estate’ di Bruno Martino. E così anche lui si aggiunge alla fila di jazzmen che già lo hanno inserio nel loro book: sarà un caso? L’album in solo è del 2022

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.