Bologna & il Jazz, a Love Affair.

E’ a nastri di partenza il BJF, una rassegna d’ampie proporzioni, con tante proposte e jazz d’ogni fattura, a testimoniarne l’attuale complessità e gli intrecci con altri generi nell’eterno gioco, in bilico tra tradizione e innovazione. Una selva di concerti e quattro “main events” che sono stati evidenziati dagli organizzatori della rassegna bolognese. Cliccando sull’immagine sotto stante andrete dritti alla biglietteria:

Le quattro serate “principali” di cui ci occupiamo oggi lo sono soprattutto sulla carta, infatti il livello di molti altri concerti del Festival non appare assolutamente inferiore, e come i lupi grigi che ci leggono sanno bene, spesso va a finire che le cose migliori si manifestino poi nei luoghi più discosti ed impensati, o nelle ore più peregrine, davanti a quattro gatti… potrebbe essere un certo snobismo d’antàn che ci porta a tira fuori questo canovaccio, o c’entra anche la voglia di tornare per cantine bolognesi, sotto quei portici che han fatto una bella fetta di storia della nostra musica in Italia, insomma vacci a capire.

In ogni caso queste 4 serate che il BJF mette in copertina sono di assoluto rilievo e propongono concerti in quattro teatri diversi, senza alcun fastidioso “doppio turno” od “accoppiata” che da qualche parte, tipo Bergamo, va ancora di moda. Ci sarà così l’occasione d’ascoltare con la massima attenzione la vocalist più intrigante del panorama mondiale, l’erede diretta della grandi Lady Jazz del passato, ovvero Cécil McLorin Salvant che -lo ricordiamo en passant- è pure una songwriter di grande livello e in grado d’investire con le sue canzoni una serie di tematiche sociali rilevanti. Ci sarà poi il ritorno a Bologna di Pat Metheny col suo tour “Moondial” annunciato urbi et orbi dal chitarrista a suggello dell’ultimo omonimo disco in solitario con nuova chitarra, lavoro che sta riscuotendo attenzioni ed ovazioni mondiali anche se, a parere di chi scrive, si tratta di un disco flebile oltre ogni dire, soprattutto se ascoltato da un’angolatura squisitamente jazzistica, e peraltro carico di una retorica methenyana ormai logora da lustri, ma sappiamo bene che nei Live il nostro ha poi tante frecce al suo arco, così come sappiamo che PM va ben oltre i confini del pubblico jazz-oriented ed infatti il concerto è già sold out. Segnaliamo ai numerosissimi fans che c’è ancora una buona disponibilità di biglietti per il concerto del 1 Novembre nell’assai più ampio spazio del Teatro Tenda di Brescia, location che però sconta un’acustica per lo meno rivedibile, per usare un eufemismo.

Quanto al vibrafonista ottantenne Mulatu Astatke ….chapeau! si stratta di una gloria del jazz etiope-africano, ritrovarlo nei main events di un cartellone così importante, con il suo dirompente show che mischia latin ed afro jazz in una pozione al calor bianco, ci rende felici ed abbiamo segnato la data con cerchietto rosso, il Teatro delle Celebrazioni terrà così fede al suo nome celebrando così il ritorno in Italia di questo mito vivente che, come dice Bruno Barbieri quando va per alberghi, “vale il viaggio”.

Quarto appuntamento: le “McCoy Legends” si raccolgono attorno al bassista 🎸 Avery Sharpe, per decenni al fianco di McCoy Tyner ed ora leader di questo progetto che riporta in giro dal vivo la sua immortale musica. Magnifica la scelta della band, con il nostro 🎹Antonio Faraò al pianoforte, da sempre gran conoscitore degli universi tyneriani, quindi 🥁 Ignacio Berroa alle percussioni e batteria, 🎷 il mitico Chico Freeman al sax e 🎺 Steve Turre al trombone e, forse, alle conchiglie che sa suonare come nessuno al mondo.

In verità ci sarebbe stato pure un quinto “main event” in cartellone e il nome sarebbe dovuto essere quello di Kamasi Washington ma il losangelino per dei seri problemi alla schiena ha dato forfait rinunciando alla sua tournée europea, rimandando così al 2025 il passaggio a Bologna del suo estro e del suo astro.

Il resto del cartellone, come si diceva, è notevolissimo e servirà un altro pezzo su TdJ per parlare, almeno sommariamente di altri concerti cui speriamo di assistere: Christian McBride, George Cables, Luigi Bonafede, Flavio Boltro, Ferenc Nemeth, Erik Frielander, Donald Harrison e tanti altri animeranno infatti il capoluogo felsineo rendendo Bologna la capitale del Jazz, passando dai teatri consacrati agli Auditorium, alla Cantina Bentivoglio, al Bravo Cafè, al Camera Jazz & Music Club, al Locomotive, allo Sghetto Club, al Binario 69 e con qualche incursione ferrarese al Torrione, a dimostrazione di una vivacità e di una connessione al territorio che difficilmente si riscontra altrove.

Del tutto nobilitante anche l’idea di affidare la parte grafica del festival ad illustratori e “fumettisti”, dal 2013 ad oggi le locandine ed i disegni hanno invaso gli spazi della città portando una ventata di freschezza e stile, quest’anno tocca ad un asso: Jose’ Munoz, gran maestro argentino d'”historietas”, che ha lavorato su testi di Cortazàr e Camus, oltre a dare vita tante storie jazz, da Billie Holiday a Bird, ecc.


“Però che Bohéme confortevole
giocata fra casa e osterie
quando a ogni bicchiere rimbalzano le filosofie…”

…..ci vediamo a Bologna!?

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