Francesco Venerucci – “Indian summer”(Alfa music)

Ecletticità sembra il termine corretto per inquadrare l’arte del pianista romano Francesco Venerucci, autore di questo recente cd “Indian summer” registrato con Javier Girotto (sax), Jacopo Ferrazza (cb) ed Ettore Fioravanti (bt) e pubblicato dall’etichetta Alfa Music. Con una formazione accademica sia in campo classico che nel jazz, la sua carriera si è fin qui sviluppata a cavallo fra i due mondi- compositore di tre opere liriche (Sogno di una Notte di Mezza Estate, Kaspar Hauser, Scanderbeg), assiduo collaboratore del sassofonista Dave Leibman, con il quale ha registrato due cd (“Early afternoon” per Dodicilune nel 2017 e “Tramas” con Alfa music nel 2021 ) – con un trait d’union rappresentato dal tango, spesso frequentato ed inciso in varie formazioni , tra le quali un quartetto di sassofoni. Presentando questo nuovo lavoro l’autore racconta : “Ho scritto dieci nuove composizioni originali per quartetto jazz. In questo progetto, per la prima volta, ho avuto il piacere di collaborare con Javier Girotto. Tutti i brani sono stati composti e arrangiati con in mente il suo suono inconfondibile. L’intero disco ha beneficiato di una profonda coerenza stilistica e una naturale intesa interpretativa, anche grazie al solido talento di Jacopo Ferrazza al contrabbasso e all’autorevole maestria di Ettore Fioravanti alla batteria». Curiosamente, lo stile compositivo alimentato dal vasto campionario di idee di Venerucci, nei dieci brani del disco consente al suono dei sassofoni di Girotto di assumere una varietà di sfumature inedite rispetto alle usuali modalità espressive ben conosciute nell’ambito dei lavori del gruppo Aires Tango o di altre prove soliste. Accanto ad episodi ispirati ad atmosfere latine come l’iniziale “I funamboli” o “El chirquirino”, scopriamo infatti un baritono diviso fra le souplesse di “Il tempo stinge” ed il filone confidenziale in vena di citazione da sere romane (“Just a ballad“), il soprano protagonista di aperture a temi immaginifici percorsi su di un soffice tessuto di bossa nova (“Piccadilly Circus” ), di vivaci sortite soliste in sottile equilibrio fra l’austerità classica del tema e lo sviluppo spigliato in chiave soul jazz (“Le stagioni“), o di sviluppi narrativi ad ampio respiro come quello della title track, che richiamano in versione meno irruenta i celebri solo pieni di fuoco del sassofonista argentino.

Abbiamo parlato fin qui del sassofono di Girotto, ma non certo per far torto agli altri protagonisti del disco . Venerucci ha una mano leggera, ma sempre foriera di sviluppi interessanti, nella costruzione di temi che prediligono la melodia e la cantabilità, in una scelta di stili eterogenea che sembra assurgere a cifra personale ( accanto ai filoni citati, figura anche il funk di “Girotondo” e l’evocativo canto world di “Lament song” ). Al pianoforte sceglie linee tanto semplici quanto efficaci, alla ricerca di una essenzialità che prescinde da virtuosismi per porsi al servizio del collettivo, mentre Ferrazza e Fioravanti spianano la strada ritmica con piena immedesimazione nello spirito del progetto, concedendosi qualche motivato spazio solista. Un disco che si può sfogliare ripetutamente, per cogliere ogni volta un motivo di interesse nuovo.

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