Quella volta che Ornette suonò in un manicomio

Cinquant’anni fa a Milano ci fu un evento che, con i criteri di oggi, parrebbe straordinario. Ornette Coleman e il suo gruppo ( Ornette Coleman alto sax,rumpet, violin, James “Blood” Ulmer electric guitar, Norris “Sirone” Jones bass, Billy Higgins drums) si esibirono all’interno dell’Ospedale Psichiatrico di Mombello, grazie all’interessamento dell’allora primario dottor Alberto Madeddu. I musicisti si esibirono gratuitamente , il solo cachet fu un rimborso spese per il noleggio degli strumenti ottenuto grazie ad una sottoscrizione promossa dallo stesso primario. Alcuni quotidiani di area milanese più La Stampa riportarono la notizia con dovizia di particolari. Ho provato a fotografare le pagine che riportano gli articoli, ma cercherò di farne un breve sunto per ovviare agli impossibili limiti di visibilità, rimandando ilettori interessati al link a fine articolo dal quale si può vedere, ingrandire e leggere gli articoli citati. Una ovvia avvertenza: molti termini usati dai giornalisti sono ormai soppiantati, sostituiti da terminologie più appropriate (o forse solamente meno dirette).

Gli articoli sono i seguenti:

  1. Coleman cerca la via per farsi comprendere, di Lorenzo Arruga, tratto da Il Giorno del 22 aprile 1974 (nella colonna a fianco si può leggere un articolo a firma Arrigo Polillo sul festival jazz di New Orleans)
  2. Jazz in manicomio. Dopo il concerto di Coleman una malata baciava la terra, di Augusto Pozzoli, tratto da Corriere di Informazione, 22 aprile 1974
  3. Concerto di Musica Jazz eseguito nel manicomio, di Ornella Rota, tratto da La Stampa del 23 aprile 1974

Arruga inizia cosi’: “Mi piacerebbe raccontarvi il concerto che ho ascoltato a Mombello, ieri mattina, all’ospedale psichiatrico: con due o tre centinaia di malati di mente, qualche medico, infermieri, parenti, amici, gente, a porte aperte, nella grande chiesa sobria e bianca, attorno a quattro musicisti neri, Ornette Coleman e i suoi tre collaboratori, che suonavano Jazz. Ma mi è cosi’ difficile: le nostre categorie culturali, critiche, giornalistiche, entrano subito cosi’ in crisi, sembra che non c’entrino più davanti ai fatti importanti; e quello lo era molto; e non so ancora perchè.”

“Mentre le note con il suono del saxofono, struggenti, o quelle del violino strappato e raspato, provocatorie e violente, raggiungevano i presenti, non sapevo leggere nella mente, nell’animo degli ascoltatori.Mi sembrava quasi che i momenti di unione fossero non meno frequenti e toccanti di quelli in cui ciascuno sentiva la propria solitudine.”

e infine conclude: “Non so quanta arte ci fosse, voglio dire di quale tipo o livello; e neanche quale utilità concreta porti ai malati di mente. Ma i malati di mente non sono un problema, sono quelli là, che vivevano ieri mattina con Ornette Coleman; e che, mentre la musica li toccava, non temevano, e nemmeno i sani con loro, che fosse inutile vivere.”

Frase di Kurt Kobain, trascritta da un internato durante la sua permanenza nell’ora ex ospedale psichiatrico di Sassari

Augusto Pozzoli invece sceglie un percorso meno filosofico rispetto ad Arruga, e va sull’annedottica. Nella pagina del quotidiano fanno un pò tenerezza gli strafalcioni sui nomi dei musicisti e fa pensare invece il costo del biglietto al Teatro dell’arte: 3500 lire per le prime file: “Alla fine del concerto di jazz che Ornette Coleman ed il suo complesso hanno tenuto nella chiesetta dell’ospedale psichiatrico Antonini di Limbiate una donna sulla cinquantina si è inginocchiata per terra e ha baciato il pavimento. Un medico ha spiegato cosi’ la reazione: Vuol dire che oggi si sente felice. La donna è da oltre vent’anni in manicomio. Coleman sta trascorrendo un periodo a Milano di semi vacanza:non ha cioè impegni con i suoi impresari, per cui è libero di esibirsi come e quando gli pare. Tempo fa suono’ in una galleria d’arte milanese, sabato ha suonato in una fabbrica di Bergamo, poi in un seminario. Ieri in manicomio. Il tipo di musica di Coleman, ci ha detto il profesor Rivolta, è di quelli che si accettano istintivamente: col free jazz l’inconscio affiora facilmente, è una musica, insomma, che nonostante quel che si dice, si apprezza anche senza una preparazione specifica. Non ho mai visto i malati partecipare con tanto interesse ad una esecuzione musicale.

Ornella Rota sulla Stampa si concentra sopratutto sulle reazioni delle persone: “E’ la prima volta che un simile esperimento avviene in un ospedale psichiatrico del nostro paese. Coleman ed i suoi compagni hanno suonato gratuitamente; sono state loro rifuse soltanto le spese per il noleggio degli strumenti; 450 mila lire , raccolte attraverso una sottoscrizione tra gli operatori sanitari del nosocomio e le loro rappresentanze sindacali. I musicisti si sistemano al centro della chiesa, nel vano dell’altare, che è stato rimosso. I malati, la cui presenza al concerto è del tutto libera, arrivano alla spicciolata , qualcuno assistito da parenti o infermieri, ma, in genere , da soli. Pochi in piagiama, quasi tutti in abiti civili. Ornette Coleman e il suo complesso suonano con discrezione, con molto rispetto, porgendo le note quasi con una sorta di pudore, senza scatenarsi agli strumenti, controllando le proprie cariche emotive. Dopo qualche minuto di leggero brusio, e di distrazione, il pubblico li ascolta in perfetto silenzio e attenzione. Parecchi degenti si alzano in piedi. Stanno fermi, per oltre un ora; compresi gli oligofrenici i quali, di solito, hanno tendenza all’irrequietezza psicomotoria. Una giovinetta guarda cin un sorriso la nonna che sorregge alla vita, e lei comincia a farle segnare il tempo dolcemente, muovendola tra le braccia. Un bambino, che dal primo momento in cui è entrato ha tenuto quasi una intera mano in bocca, ad un certo punto la toglie, e resta li, attonito, affascinato, a labbra spalancate, a fissare i musicisti; una infermiera intanto gli deterge la saliva con un fazzoletto.

Coleman attacca il violino; a dissonanze musicali particolarmente intense fa seguire improvvise note dolcissime. Un epilettico piega le ginocchia, cade, rimane un attimo a terra, poi si rialza da solo, e continua a seguire lo spettacolo. Un anziano alcolista e due psicotici scoppiano a piangere. Un gruppo di mongoloidi (questi minorati sono particolarmente sensibili alla musica) applaude fragorosamente.

Potete leggere integralmente i tre articoli cliccando il seguente link: https://www.aspi.unimib.it/collections/object/detail/17076/

Nel 1974 Coleman era in un periodo di transizione, tra il vecchio gruppo acustico e le band elettrificate, Tales of Captain Black e Prime Time, che verranno subito dopo . Esistono alcune registrazioni e dei video parziali del gruppo che fu protagonista a Milano e in seguito a Roma e in Spagna. Le registrazioni audio provengono principalmente dai mixer , però esistono anche frammenti video del concerto romano. Eccoli:

Infine in rete ho reperito la registrazione del concerto tenuto a Valenza. Ecco il link, con l’avvertenza che si può scaricare cliccando su AD1 2 e 3 al termine dei commenti: http://inconstantsol.blogspot.com/2013/01/ornette-coleman-quartet-varenza-1974.html

Foto di apertura:

ORNETTE COLEMAN POSED AT THE ROYAL FESTIVAL HALL ON THE JULY 11, 2007. PICTURE BY LAURIE LEWIS RETNA

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