“…ma chi suona la melodia?” – Christian McBride & Edgar Meyer

CHRISTIAN MCBRIDE & EDGAR MEYER – But Who’s Gonna Play The Melody? Mack Avenue –

Supporti disponibili: CD / 2LP

Due contrabbassi, in perfetta solitudine. Un azzardo non da poco, e che discograficamente è stato tentato, sporadicamente, soprattutto in ambito avanzato-sperimentale, per esempio con Joëlle Léandre e Barre Philips che hanno lavorato sulle improvvisazioni a due e pubblicato lavori insieme e con colleghi di area, come William Paker, Peter Kowald ed altri. Ricordiamo con piacere anche un disco dimenticato di Rufus Reid con il bassista inglese Peter Ind (“Alone Togheter”) che era ben più di un divertissement, ma al momento non ci viene in mente altro…

Certo ci sono gli incontri di McBride con il suo mito Ray Brown, e la “The Bass Mentor Suite” con la WDR Big Band e con l’aggiunta di John Clayton, ma parliamo appunto di formazioni composite, seppure sempre con i contrabbassi in primo piano. In questo caso abbiamo invece l’incontro allo strumento dell’attuale “numero Uno” in ambito jazz ed un fuoriclasse che si esprime prevalentmente in ambito classico/cameristico anche se non disdegna puntate in ambito folk-bluegrass. E poi nient’altro, giusto un pianoforte suonato in alternanza dai due bassisti in due brevi interludi di una manciata di minuti. I due non si sono conosciuti ieri, vengono da una lunga e reciproca frequentazione, nel 2015 e 2016 avevano anche affrontato una lunga tourneè insieme, come si può apprezzare nella clip sottostante con la loro rilettura della davisiana “Solar”.

A distanza di anni ci ritroviamo tra le mani questo corposo lavoro per MackAvenue che si compone di ben quattro facciate di LP (!) per un’ora e dieci di musica con doppio doublebass e con la domanda ironica del titolo che aleggia sul sorriso di Chris McBride. Affronto quest’album che s’annuncia quindi piuttosto rischioso con lo spirito d’un palombaro d’inizio novecento: poltrona reclinata, stanza semibuia, cuffia a volume alto, due dita di Vov (ah, l’autunno) e tazzone di caffè solubile in caso di segnali d’abbiocco. In verità la fiducia che chi scrive ripone in McBride viene ampiamente ripagata fin dalle prime battute, fin dai primi passi nei fondali ecco che i due rilanciano, scavano, giocano a rimpiattino come ragazzi entusiasti attorno a temi amati, il booklet del cd non ci aiuta ma direi che McBride lavora sul canale sinistro mentre Edgar Meyer su quello destro. Sveliamo che “But who’s gonna play the melody?” è la testuale citazione di un commento su facebook arrivato dal sassofonista Joshua Redman sulla pagina dell’amico che annunciava questa collaborazione, una battuta diventata poi titolo del disco e fors’anche stimolo ai due che sviluppano lunghe ed intrecciate frasi, muovendosi sinuosi come pesci d’alto mare ed alternando i ruoli in un repertorio composito, tra originals vibranti tra cui segnaliamo “Barnyard Disturbance” un blues con influenze country inciso da Meyer anni fa, con i due che si alternano anche all’archetto.

Abbiamo poi, dopo la ballad “Lullaby for a LadyBug”, due brani dedicati alle zone di provenienza dei due con “Philly Slop”, a rimarcare l’orgogliosa appartenenza di McBride alla sua rigogliosa Phladelphia, che tanto ha donato alla storia del jazz, ed un elegante “Tennessee Blues” per Meyer mentre nell’altro original di McBride, significativamente intitolato “Bebop, Of Course” rispunta l’imponente figura di Ray Brown in controluce…

In playlist non poteva mancare l’immancabile rilettura di deliziosi standards dal songbook americano, i due scelgono “Bewitched, Bothered And Bewildered” e “Days Of Wine And Roses” .

Un milieu ben congegnato, il vov è finito e il caffè si raffredda, questo sound ancestrale raddoppiato ha un suo perchè e ci arriva con grande nitore, tocca prima la pancia e poi il cuore, il terreno comune su cui lavorare è talmente ampio e variegato, oltre che fertile e rigoglioso, che questa prima disossatura potrebbe essere solo l’inizio di una lunga serie di lavori ed una ripresa di concerti insieme, i frutti sono dolci e fragranti.

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