Bè, in questo momento il Padreterno ha altro di cui occuparsi, pertanto molto umilmente vi suggeriamo noi il meglio della musica jazz dell’anno appena trascorso sotto forma di una playlist da ascoltare e riascoltare. In fondo, come i Blues Brothers, anche noi siamo in missione per conto di Dio. Il Dio della musica, ovviamente.
Come consuetudine a fine anno si moltiplicano sul web e sulla carta stampata le liste dei migliori album dell’ anno. Ne ho lette parecchie, molte veramente pittoresche, altre più stringenti, alcune perfino divertenti, ma tutte accumunate da un unico comune denominatore, la frantumazione di gusti, stili e protagonisti. Mancano punti di riferimento condivisi e duraturi, sicché, cercando di tirare le fila, esce una fotografia fatta col grandangolo per riuscire ad abbracciare tutti i rivoli in cui si dipanano le scelte.
Succede anche in casa nostra, nel nostro piccolo il ventaglio di scelte e preferenze è estremamente variegato, e, se mi passate l’improbabile paragone, sembra di ritrovare gli stessi schieramenti politici presenti in Parlamento, però virati in musica. Si va dai conservatori ai moderati, dai progressisti al gruppo misto. E naturalmente non rivelerò nemmeno sotto tortura l’identità dei neo marsaliani nel midollo e nelle scelte , amici di padre Amorth più volte invocato al solo nominare Sun Ra o Albert Ayler.

Tantomeno rivelerò i nomi dei coraggiosi, temerari, audaci rappresentanti degli illuminati (un gruppo che in Parlamento si è estinto da tempo), coloro che ascoltano Derek Bailey a colazione e Cecil Taylor all’ ora del the. Non insistete, le liste sono pubblicate e le scelte sono palesi.
Ecco allora, e ora torno serio, la consueta playlist che pesca tra le scalette di tutti noi, cercando di rappresentare al meglio anche se in modo inevitabilmente parziale, quanto è successo durante l’ anno. Buon ascolto
