Stan Getz, una vita al limite

La biografia di Getz compare nel suo sito web ma ufficialmente non è mai stata tradotta in italiano. Matteo Paternò l’ha tradotta per il sito Saxforum, e io l’ho trovata cosi’ interessante da cercare di offrirne almeno un sunto, sicuramente diviso in due parti data la lunghezza dell’originale, perchè la vita e la carriera, per non parlare del suono, di Getz sono materiale per più di un film o un libro. Questa che leggete sotto è la prima parte, riassunta per ovvie ragioni di leggibilità.

Stan Getz nasce il 2 Febbraio 1927 all’Ospedale St. Vincent’s di Philadelphia. Ha un fratello
di nome Robert, nato nell’Ottobre del 1932. I suoi genitori erano emigrati nel 1903 da Kiev
(Ukraina), stanchi e spaventati dalle rivolte popolari antisemite conosciute come Pogrom. La
famiglia Getz si trasferì inizialmente nel West Philadelphia, e traslocò successivamente a New York.

“Nel mio quartiere non avevo grandi alternative: essere un fallito o
scappare! Così io divenni un piccolo musicista, studiando 8 ore al giorno. Ero un bambino timido e
ipersensibile. Ero solito studiare sax nel mio bagno, e i palazzi erano così vicini fra loro e che
spesso dall’altra parte del vicolo qualcuno gridava “fai chetare quel moccioso!” e mia madre di
rimando strillava “Soffia Stan soffia più forte!”

Un amico gli raccomando la band del famoso suonatore di trombone Jack Teagarden. Stan si presentò all’audizione per la band. La chiamata alla guerra stava sfasciando un sacco di bands, e Teagarden sapeva che Stan non aveva ancora l’età per essere arruolato. Stan si sedette, lesse perfettamente lo spartito e
ricevette una proposta d’ingaggio di 70 dollari a settimana. Gli fu detto di fare bagagli e di essere
pronto a partire con la band per Boston la mattina seguente. Tornò all’appartamento nel
condominio del Bronx aspettandosi di dover litigare per la sua decisione di seguire al band in tour,
ma sua madre non c’era e suo padre lo sorprese: “VAI!” gli disse enfaticamente. “Gesù Cristo,
Stan: 70 testoni a settimana! Non riesco a farli in DUE settimane di lavoro.. senza contare che non ho
trovato un lavoro da più di un mese”.

“Teagarden mi seguì molto su come piegare al meglio il braccio destro” – disse Stan Getz qualche
tempo dopo ad un reporter. “Lavorare con Jack Teagarden in gioventù ha avuto una profonda
influenza su di me. E’ stata un’ottima introduzione al mondo della musica professionale. Teagarden
era un grande musicista. Il suo lavoro è senza tempo – ed è logico che sia così”

“Non ho mai consciamente cercato di definire come doveva essere il mio suono… Credo che in
realtà derivi molto dalle band con le quali ho suonato da quando avevo 15 anni fino ai 22. Il primo
fu Jack Teagarden che, tutti lo sappiamo, suonava il trombone, ma il suo suono era così
GRANDE… in modo naturale e senza sforzo. Io non ho mai cercato di imitare nessuno, ma se ami
la musica di qualcuno l’influenza che ne ricevi è inevitabile. Poi fui nella band di Benny Goodman a
18 anni, e credo proprio che il suo suono abbia avuto un’influenza su di me; per via dell’OTTIMO
suono che aveva in quegli anni, hai presente? Nel frattempo ascoltavo Lester Young,
naturalmente, ed è una specie di esperienza speciale ascoltare qualcuno come Lester, che
suonava così bene e quasi in con un’impostazione da musica classica ma con un suono più
avvolgente. Il suono dell’ancia era quasi inesistente nella sua sonorità.
Veramente, non ho idea di come ho sviluppato il mio suono, ma sicuramente deriva da una
combinazione della mia concezione musicale e senza dubbio dalla conformazione della cavità
orale. Ho sempre cercato di far sparire il più possibile il suono dell’ancia… e far sentire molto il
respiro. Io provengo da un’era dove non si usavano strumentazioni elettroniche. Il basso
non era nemmeno amplificato! Il suono che avevi era il suono che riuscivi a
produrre, e io scoprii che la mia scura sonorità poteva essere ascoltata dall’altro lato della stanza
con maggior chiarezza di quella di coloro che avevano un suono “ancioso”.
Devo darci dentro per ottenere il mio suono perché uso delle ance dure (Vandoren medio-dure).
La gente pensa che io suoni senza sforzo. Mi ricordo una volta in sala di registrazione con Bill
Evans, successivamente mi disse “sembra sempre che suoni con estrema facilità e naturalezza,
ma standoti accanto si vede il duro lavoro che devi fare per farlo sembrare naturale.”

One of Chet Baker’s Wives Listening to Stan Getz, Photo by Hugh Bell, c. 1957

Stan era ormai dipendente dall’eroina da nove anni, e voleva disintossicarsi già da prima che
finisse in prigione

Scarno e malaticcio entrò in un Drugstore situato davanti all’hotel nel quale erano alloggiati, e
fingendo di avere una pistola sotto il cappotto mise in scena una rapina.
Una donna di nome Mary Brewster era dietro al bancone quel giorno, e Stan si avvicinò dicendo
“dammi una capsula di Morfina. Non urlare o ti faccio schizzare via il cervello!”
Lei con molta calma fini di assistere altri due clienti e ad uno dei due sussurrò “Rapina!”. Questi
con fare calmo e veloce abbandonò il negozio e chiamò una volante. Tornando da Stan gli disse
“Mostrami al pistola”, a questa inaspettata sfida Stan si giro e corse dall’altra lato della strada sotto
gli occhi degli altri clienti. Quindi chiamò per scusarsi con Mary Brewster, ma un poliziotto era già lì
e ascoltava la conversazione dall’altro apparecchio. Stan disse “Sono veramente spiacente per la
cosa folle che ho fatto. Non avevo mai fatto una cosa simile prima d’ora, non sono un rapinatore,
sono una persona perbene. “Mi costituirò spontaneamente Mercoledì” e Mary gli chiese allora
“perché non ti costituisci oggi?“ Stan: “Non posso, se non assumo subito droga morirò”. Il poliziotto
all’altro apparecchio parlò fingendo di essere un dottore e chiedendo se poteva essergli di qualche
aiuto. Stan gli raccontò la storia della sua vita. Il “dottore” disse che lo avrebbe raggiunto subito per
aiutarlo.
Chiuso nella sua stanza d’albergo, disperato e pieno di vergogna Stan cercò di suicidarsi
ingoiando un’intera confezione di barbiturici.
La polizia bussò alla sua porta pochi minuti dopo e lo trascinò in centrale. Una foto di Stan,
dall’aspetto sudato e spaventato, sul sedile posteriore di una macchina della polizia fu trasmessa
nei principali telegiornali.
L’overdose di barbiturici fece effetto pochi minuti, dopo che era stato messo dentro Stan collassò.
Fu portato di corsa in ospedale e gli fu praticata una tracheotomia d’urgenza per salvargli la vita.
La pubblica opinione era con gli occhi puntati su di lui e i giornalisti si accalcavano al suo
capezzale il giorno seguente.

A trentasei ore dal suo rilascio era già nel migliore e contemporaneamente peggior posto dove
avrebbe potuto essere: sul palco di Los Angeles con Chet Baker. Dopo solo tre giorni suonava in
California in una All- STAR Band davanti ad una folla di 6.000 persone ricevendo un’affettuosa
ovazione di gioia quando salì sul palco. Norman Granz lo mandò in tour con la band di Duke
Ellington, con Dave Brubeck e Gerry Mulligan .
Nel Dicembre del 1955 era il solista princiapale della band di Count Basie. E per concludere in
bellezza l’annata vinse il sondaggio di Downbeat per il quinto anno consecutivo.

Foto di copertina: Stan Getz backstage in a studio practicing on his tenor saxophone, New York, 1976.

photo: Ole Brask/University Library of Southern Denmark

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