Dal Vostro Infiltrato Speciale ad Umbria Jazz
Credo di aver battuto un piccolo record: sei giorni ad Umbria Jazz senza mai mettere piede all’Arena Santa Giuliana, anzi senza nemmeno capitare nei paraggi. E sì che laggiù qualcosa di più dignitoso rispetto agli anni scorsi è andato in scena (Dianne Reeves, Kamasi Washington…).

Del resto il Teatro Morlacchi offriva un vero e proprio festival alternativo, quest’anno con un cartellone ben puntato su realtà centrali della scena d’oltreoceano. Il bel teatro settecentesco è una location che inevitabilmente discrimina e seleziona un pubblico motivato e non casuale, che negli ultimi anni si sobbarca a temperature roventi per ascoltare i propri gruppi preferiti. Quest’anno il meteo è stato un poco meno feroce degli anni scorsi, graziando gli ascoltatori che lo hanno riempito in tutti i pomeriggi in cui lo ho frequentato.
Domenica 13 la mia settimana perugina è iniziata come meglio non si poteva: era di scena il trio di Sullivan Fortner (piano), Tyrone Allen II (basso) e Kayvon Gordon (batteria).
Di Fortner abbiamo già parlato in altre occasioni: il dono di esser talentuoso e sontuoso accompagnatore di cantanti lo ha reso una figura forse un poco defilata come solista e leader, pur avendo alla spalle un cursus honorum in cui spiccano ben sette anni al fianco del Roy Hargrove più creativo. Ed il set si è aperto proprio con un’ombra di malinconia, evocando un suo passaggio ad Umbria Jazz di molti anni fa proprio a fianco dello scomparso trombettista. Ma Fortner è un brillante ed ironico dominatore di platee e subito cambia registro: “…. E qua c’era un bel Fazioli… adesso Yamaha… (smorfietta)”. Seguono sfottò ai compagni di avventura (“Lui ha votato Trump!” additando l’imbarazzato Allen, che nega recisamente tra i semiseri buuh del pubblico istigati dal pianista).
Ed anche l’esordio del concerto è all’insegna dell’ironia e della leggerezza; Fortner gioca abilmente con citazioni operistiche (la Carmen di Bizet, il Puccini della Boheme, una scheggia della Marcia dell’Aida), e già qui si inizia a notare la sua disinvoltura nel cesellare digressioni anche intorno a spunti tematici minimi.
Sullivan si cimenta con un cavallo di battaglia della Roach & Brown Inc.
Ma subito dopo l’estroso Sullivan si volta verso l’organo Hammond che ha alle spalle e qui la musica cambia dal giorno alla notte: i raffinati ricami su temi arcinoti lasciano il posto ad una scorribanda su un organo aspro e modernissimo, note dure e tenute come quelle di un sintetizzatore e fraseggio frastagliato e contrastato. Basso e batteria, prima accompagnatori leggeri e sfumati, spalleggiano l’organo con altrettanta determinazione ed irruenza. Quando questo nipote estremista del primo Larry Young conclude il pezzo con una cesura netta ed improvvisa, la pur scafata platea del Morlacchi esplode entusiasticamente: ora Sullivan la ha definitivamente in pugno.
E ne approfitta per trascinare gli ascoltatori in lungo e movimentato viaggio musicale, in cui appare tutta la perfetta padronanza di un repertorio quanto mai vasto e diversificato: rimangono impressi una “Left Alone” di Mal Waldron ed una “Estate” di Bruno Martino, entrambe dissezionate e sviluppate in ogni direzione possibile. Momenti di serrata tensione con un incedere dinoccolato e percussivo di Fortner sono sostenuti efficacemente dal basso assertivo di Tyrone Allen. In altre fasi caratterizzate da un raffinato gusto del chiaroscuro e dei mezzi toni la continua e leggera scia sonora disegnata sui piatti da Gordon risulta perfetta.
Si giunge alla ribollente standing ovation finale, subito seguita da un poderoso applauso ritmato degno di un congresso sovietico che impone il bis a furor di popolo. E qui rispunta il Sullivan bon vivant: rivolto al batterista, lo apostrofa: “E visto che ci hai ossessionato per un giorno di seguito con questa tua scoperta-rivelazione, adesso ti ci devi cimentare sul palco…”
E parte un brano di Prince, uno dei due grandi ‘appuntamenti mancati’ dell’ultimo Miles: un degno epilogo per un set raffinato e creativo che forse vedremo riproposto dalle nostre parti in autunno….Stay tuned, come al solito. Milton56
Il trio tre mesi fa, ma ahimè non c’è l’organo. Comunque è un bel campione di 19 minuti molto ben registrato e ripreso….
