L’oppio e la speranza di Dayna Stephens – Hopium (Contagious Music)

DAYNA STEPHENS – Hopium (Contagious Music) Supporti disponibili: CD

L’oppio (opium in inglese) è, notoriamente, uno stupefacente ottenuto dal papavero, laddove miscelato alla speranza, merce assai rara di questi tempi, s’ottiene l’Hopium, un neologismo dall’intrinseca dualità e un gioco di parole tipico dei jazzisti, da sempre costretti a battezzare composizioni senza testi e a veicolare messaggi incardinandoli su rotaie raramente parallele. Del resto anche il nostro Ennio Flaiano chiosava da par suo che “L’oppio è ormai la religione dei popoli”…

Hopium” è l’ultima fatica di Dayna Stephens, sassofonista e compositore 46enne nato a Brooklyn, cresciuto in California, e tornato attivo a New York dopo una serie di vicissitudini fisiche che, dopo un trapianto di rene, sembrano essere brillantemente superate. Per fine anno si annuncia un suo nuovo disco tutto dedicato a Monk, s’intitolerà appunto “Monk’D” con Ethan Iverson al piano, staremo a sentire con grande curiosità, ma ora bando alle digressioni, disco nel lettore, relax, play. E caffè, che serve stare attenti a questa musica, più che esserne sedati.

Voce strumentale calda, fraseggio disteso ma toni spesso aciduli, si sente fin dal primo brano in scaletta che questo jazzman ha ascoltato molto e molto bene, quando gli sono stati chiesti i nomi delle sue principali influenze musicali sono stati citati Stan Getz, Art Pepper, Jan Garbarek, Joe Henderson, Gerry Mulligan e almeno altri venti sassofonisti, di ogni ordine e stile, tra i quali non manca ovviamente quello del suo primo insegnante alla Berkley, tal Wayne Shorter, mentre il suo disco da isola deserta è quello regalatogli da un lungimirante papà, “The Bridge” di Sonny Rollins. Naturalmente alcune schegge di queste influenze contribuiscono a creare il sound del jazz avanzato che Stephens propone ora anche in Hopium, sebbene in molti casi si tratti di rifrazioni, ben assorbite in uno stile assai personale , che mira più al senso ed al peso specifico delle frasi che alla loro velocità.

Il quartetto di Hopium lavora da anni con Dayna e poggia sull’elaborato pianismo di Aron Parks, che qui firma “Jump Start” (vedi sopra) un veloce brano obliquo ispirato da Herbie Hancock, sul timing sempre micidiale del batterista Gregory Hutchinson e sulla versalità del quotato bassista Ben Street, che regge il timone e detta i passaggi anche in brani largamente improvvisati e dolenti, che paiono uscire da un sogno oppiaceo di Baudelaire, per restare in tema. Sebbene non manchi anche in questo disco un’evidente leggibilità melodica, vedasi il primo brano, dal titolo mingusiano ‘Drive North to Find the Oranges Out West’, questo lavoro vive continuamente di una ricercata ed ambigua dualità, che poggia sul concreto impegno sociale del leader che fa ampio uso di sonorità complesse a determinare climax e mood diversi, anche all’interno della stessa composizione. La sensazione finale che se ne trae è quello di una severa inquietudine che vorrebbe essere confortata da un tranquillizzante calore sonoro, teso a stemperare l’incertezza generata. Il brano finale, con il quartetto che ospita il chitarrista Charles Altura in quello che risulta essere il mio original preferito, ‘As Truth Rises Above Power’, brilla di una sua filosofica eloquenza e chiude il disco senza particolari astrazioni. In precedenza si trovano comunque diversi momenti spiazzanti (“Occasionally Cynical”, altro titolo fulminante, con una cellula melodica iterata a lungo in modo sardonico e poi nervosamente sviluppata) con Aaron Parks, antico sodale del leader fin dai tempi dei loro bei lavori per Criss Cross, sembra qui voler minare certezze alla band, riprendendo in modo sorprendente i continui stimoli al basso di un ispirato Ben Street. Dayna Stephens non ama i temi convenzionali e qui ce lo dimostra, ha le idee chiare ma con tutta evidenza non ha fretta a rivelarcele tutte insieme, stilisticamente pare attualmente nel mezzo del guado, quindi in una fase creativa molto interessante, avvolto da una fitta nube biancastra e con un sorriso sornione…

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