Se avete qualche dubbio sulla capacità di mantenere giovani del jazz, provate a chiedere a Gianni Coscia. Il fisarmonicista piemontese, a 94 anni compiuti attraversando una buona parte della storia del jazz in Italia, è ancora impegnatissimo in progetti musicali che lo portano a dialogare con colleghi che potrebbero essere suoi nipoti. Di qualche giorno fa è l’annuncio della sua collaborazione con la cantautrice e dj concittadina Elasi nell’ambito di una rassegna della Triennale di Milano intitolata “When traditions meet synthesizers“! “. Quasi in contemporanea, la pubblicazione del suo disco in solo “La violetera” per Tuk music, galleria di brani nuovi, originali e standards da ogni tempo e luogo. Il disco di cui parliamo, invece, documenta l’incontro avvenuto ai primi di Marzo del 2024 fra Coscia ed Alessandro d’Alessandro, classe 1985, specialista di organetto e sperimentatore dello strumento anche in chiave elettronica, premiato in diversi concorsi dedicati alla world music ed alla canzone d’autore. Un incontro propiziato dall’Associazione Empoli Jazz che, nelle note di copertina Laura Caponeri definisce “palindromo” in ragione delle età invertibili dei due musicisti all’epoca delle registrazioni, “Gianni e Alessandro dovevano suonare a Firenze per il loro primo concerto insieme, e avevano bisogno di un posto tranquillo dove provare, così mi hanno chiesto ospitalità.Alessandro è arrivato la mattina del giorno prima del concerto, come sempre – ho capitoin seguito- affannato e con mille cose da fare, ma dolce, gentile e sorridente. Così i due artisti si sino sistemati e, dopo averli rifocillati, mi sono allontanata. Non credo che sia passato molto rempo che tutta la casa sia stata completamente inondata dalla musica della fisarmonica di Gianni e dell’organetto di Alessandro, in un insieme così potente e coinvolgente , ed allo stesso tempo delicato, dolce e commovente“. Ecco potremmo chiudere qui il racconto di questo disco fatto di antipodi che si congiungono, di mondi lontani , quello di Gorni Kramer, di Umberto Eco, di Frescobaldi, briscole e bancarelle, e quello di un giovane sperimentatore che ama trasformare il suo antico strumento in un’orchestra con l’ausilio delle tecnologie moderne. Oneri ed onori tipici del cronista musicale, impongono, però, qualche riga e qualche immagine in più. Ed allora dedichiamo le prime alla scaletta dell’incontro, partendo in direzione contraria dall’ultimo brano, una versione da brividi dell’immortale “The wedding ” di Abdullah Ibrahim, una melodia che i due strumenti all’inizio trattegiano timorosi per poi farla esplodere in tutta la sua forza emotiva ed evocativa. L’immagine che più ci ha colpito è, invece, la prima del libretto con i due musicisti abbracciati in un gesto frequente fra chi ha condiviso il palco, che rende palpabile quella sintonia che si è creata con l’intreccio fra gli strumenti.

Ciò che viene prima di “The wedding” non è di minore impatto, e testimonia un incontro basato su una ricerca di intimità, profondità e reciproco ascolto, lontano mille miglia dall’esibizione di tecnica virtuosistica. Coscia e D’Alessandro sembrano rivolti alla ri- costruzione dell’ universo poetico e sentimentale che spesso ha caratterizzato la musica del primo, un mondo venato di leggera malinconia, dal quale però non sono esclusi l’ironia, la risata e la danza. Ove si entra con un omaggio in punta di tasti a Nino Rota con il tema di Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli “A time for us“, ci si può affidare alle narrazioni popolari ed ai ritmi campestri della “Danza dei pastori” o di “Luna Tucumana” o giocare all’ennesima variazione sui motivi di “Donna” di Kramer, o di “Azzurro” di Paolo Conte, fra i classici più amati e frequentati da Coscia, qui arricchiti di dialoghi improvvisati. Dalla collaborazione con Gianluigi Trovesi immortalata in alcune registrazioni ECM, proviene invece il duplice omaggio a Fiorenzo Carpi con “In cerca di cibo” e “Geppetto” due composizioni in cui convivono tensione narrativa ed aperture melodiche, restituite dal duo con un continuo scambio di ruoli e qualche libertà creativa. “Mi ricordi Giorgia Brown” è infine un esperimento di fusione fra “Sweet Georgia Brown ” e “Mi ritorni in mente” di Lucio Battisti, con un capillare lavoro di intarsio armonico e melodico fra le due fonti ed una scatenata improvvisazione /ricostruzione di atmosfere dixieland.
Due “ragazzi” fotografati nel pieno del loro gioco preferito: suonare le emozioni.
