Musica e architettura nel disco di Francesco Pierotti- “Strange slightly romantic memories”

Parlare di “disciplina artistica” può sembrare inappropriato se stiamo affrontando una musica come il jazz, spesso ritenuto depositario di valori connessi alla libertà espressiva. Capita, però, talvolta, di imbattersi in un’ attitudine che si affida a percorsi strutturati, seguendo appunto una “disciplina” compositiva ben definita e riconoscibile, per esprimere aspetti emozionali altrove ricercati tramite affidamento al puro istinto o all’estemporanea improvvisazione. L’impressione tratta dall’ ascolto di “Strange Slightly Romantic Memories”  (Wow Records) nuova produzione del contrabbassista e compositore Francesco Pierotti, alla guida di un quintetto completato da Cosimo Boni (tromba), Giovanni Benvenuti (sax tenore), Francesco Zampini (chitarra) e Bernardo Guerra (batteria), è di trovarsi di fronte al caso indicato, come del resto confermano le parole dell’autore circa le fonti ispirative del lavoro.
Il disco è un viaggio musicale raccontato da otto brani, storie piene di suoni ed emozioni, una sfida compositiva guidata da melodie che ho legato a ricordi e a cui ho dato una forma partendo da idee compositive legate alle arti visive, come la pittura e l’architettura, ovvero due ambiti che amo molto e a cui sono molto legato per passione e per gli studi che ho intrapreso. Ho costruito i brani e il loro arrangiamento cercando una unità formale e una armonia d’insieme».

Spesso i musicisti jazz si riferiscono alla nascita di un nuovo ensemble o ad una nuova produzione con il termine di “progetto”: ecco, in questo caso il termine pare davvero appropriato a descrivere una musica che non disdegna l’aspetto istintivo dell’improvvisazione, ma lo colloca in un contesto accuratamente studiato ed arrangiato tramite una puntuale assegnazione dei singoli ruoli strumentali, funzionale al predefinito disegno complessivo. La sezione fiati assegnataria dei temi spesso costruiti sullo schema del contrappunto, la chitarra a scolpire i contorni della trama, o colorare la tela, come i singoli fiati, con i suoi assoli, l’ottima sezione ritmica, con il leader ed il giovane Guerra già ascoltato in una varietà di contesti, da Rob Mazurek a Stefano Bollani, a sostenere le fondamenta strutturali dei brani.

Un metodo da compositore/architetto evidente fin dal primo degli otto brani di media durata che compongono questi “Strani, sottilmente romantici  ricordi“, intitolato “A tear in my soul“; un ipnotico tema dei due fiati introduce l’atmosfera felpata e notturna del brano, poi la tromba scandisce una melodia intrisa di blues che si sviluppa sulla struttura  contrappuntistica alimentata da chitarra sax, fino a che il contrabbasso entra in scena con un perentorio assolo sulla cui scia ecco di nuovo il languido sax di Benvenuti e la pungente tromba di Boni. Un’ affascinante macchina trimbrico / melodica che non faticherà ad insinuarsi nella memoria dell’ascoltatore.

Il gioco dei piani melodici incrociati caratterizza molti altri episodi del disco, rivelandosi vera e propria cifra stilistica del titolare. “My sweet witch” si apre con un estatico motivo della tromba per svelare gradualmente una ribollente temperie ritmica, “Characters” giustappone il rigore del composito tema a due voci all’abbandono di una sezione introdotta dalla chitarra bluesy di Zampini, per poi concludersi nell’iterativa scansione ritmica intrecciata fra sax e tromba. Un altro dei vertici del disco per coesione e tenuta collettiva in un percorso in perenne mutazione.

Formule confermate, con le varianti del caso, nel seguito del programma, costituito da ballads prodighe di ampio spazio ai fraseggi serrati della chitarra e del sax (“Puddles“), dall’irrompere di nervose scansioni ritmiche marchiate dallo swing (“Transformers“) o da una vena funk abilmente animata dalla sezione ritmica di Pierotti e Guerra ( “In my mind” ) fino ad un curioso e “non sottilmente” allusivo titolo come “On a sentimental roof“. La conclusione è affidata a “Waiting for cloud“, che compendia, all’insegna del movimento ostinato e caracollante del contrabbasso, razionalità ed istinto, parti in commedia e libertà formale, avvolgendoli in un unico finale vortice strumentale.

Un disco interessante che arrichisce il panorama nazionale di una nuova ed originale risorsa.


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