I pollini musicali di Benita Haastrup.  Music for Bees – “Tarogatò”

Si può immaginare, nella moltitudine di varianti che il genere contempla, una forma di jazz ecologico? La risposta, positiva, proviene dalla musicista danese Benita Haastrup, compositrice , didatta e batterista con moltissime esperienze trasversali nei territori del jazz, a partire da quelle con la collega Marylin Mazur. Il suo gruppo Music for bees, che include un trio di sax tenori, Morten Carlsen (anche al taragot) , Chrsitina Dahl e Katrine Suwalski, Jens Skou Olsen al contrabbasso e Ayi Solomon alle percussioni, oltre alla leader dietro la batteria, ha recentemente pubblicato per l’etichetta Ringedal/Gateway Records il primo album “Tarogatò” proprio con questo intento dichiarato.

“Il gruppo  intende stimolare, attraverso  la musica, una riflessione sull’impatto che l’umanità produce  sulla natura. La musica è ricca di ritmo ed humor, una selvaggia,  ribollente miscela di jazz che trae ispirazione sia dalla tradizione Afroamericana che dai nostri panorami nordici. Re-impolliniamo il mondo con musica e ritmo!“.

All’ascolto tutto come da descrizione, che integriamo solo registrando anche  una particolare grazia sul piano melodico ed una costante dialettica fra struttura  e libertà espressiva, animata dalla felice vena “naturalistica” della leader,.

Il disco parte subito centrato verso l’obiettivo, con “Boogaloo for Bees“, un groove dalle geometrie perfette contornato da uno sciame di fiati che si agita nervosamente, con le percussioni ad innalzare la temperatura, senza mai perdere una vena ironica che ritroveremo in altri episodi dall’impronta più marcatamente ritmica. Come “Ticking clock”, dalle stringenti scansioni ritmiche che si sciolgono in un finale astratto, i climi circensi ed il ronzare astratto di “No fly zone“, l’esuberanza di una pungente “Sting like a Bee“.

Un diverso aspetto della personalità del gruppo si rivolge alla narrazione interiore ed approfondita, condotta attraverso iterazioni e lente edificazioni tematiche sui soffici tappeti creati dalla ritmica: qui sono avvertibili assonanze con gli altri due ensembles diretti dalla Haastrup, entrambi condivisi con il bassista Olsen insieme al vibrafonista Kaare Munkholm, il trio Going North, e l’altro trio Drumdrum. Ecco quindi “Bee Dawn“, brano dal passo lento e cadenzato attraversato dal canto evocativo del tarogat, “Poem for Very Small Insects” con il toccante nucleo melodico generato dall’ unisono dei fiati, ed, in chiave più astratta e meno lineare, le volute free di “Bees One” e le assorte atmosfere condotte sul bordone ritmico della conclusiva ” Contemplation“.

Due brani evadono dagli schemi fin qui descritti: “Listen to the Backspace” un esercizio di spoken poetry affidato alla voce recitante di Gordon Lewis Roberts, ed il brano che intitola il lavoro, che vede protagonista il tarogat (sorta di clarinetto appartenente alla tradizione popolare ungherese) in una vivace immersione nei tempi dispari dell’etno jazz accompagnata dai contrappunti dei saxes.

Benita Haasrupt dirige il complesso ed avvincente alveare sonoro, dispensando un drumming leggero ma essenziale, e con un perenne sorriso sul volto. Pensando, chissà, alle amate api, o alla prossima avventura musicale da mettere in cantiere.

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