Jo Berger Myhre – Live manouvres

Pochi dischi ascoltati in anni recenti risultano meno classificabili ed interpretabili di “Unheimlich Manoeuvre“, esordio da titolare del bassista norvegese Jo Berger Myrhe pubblicato dalla label RareNoise nel 2021. Collaboratore di Nils Petter Molvaer, di alcuni componenti della band post rock Sigur Ros e di svariate formazioni scandinave, Myrhe, partendo da una serie di improvvisazioni per basso, modificate da una ampia varietà di effetti elettronici, aveva creato, con la collaborazione di un eterogeneo e multiculturale gruppo di musicisti (l’iraniano percussionista Kaveh Mahmudiyan, l’islandese Ólafur Björn Ólafsson all”organo , la vocalist di SIngapore Vivian Wang, il chitarrista norvegese Jo David Meyer Lysne, i tastieristi Jana Anisimova e Morten Qvenild), un ‘opera in grado di sfidare qualsiasi convenzione sonora tramite la convivenza fra elettronica e strumenti etnici ed acustici. Un disco che affidava alla suggestione timbrica ed all’alternanza fra silenzio e rumore la capacità di evocare profonde onde emotive, ora inquietanti, ora dolcemente liriche. Un brano di quel disco “Aviary” contiene la sintesi di tutti gli elementi in gioco: un piccolo meccanismo ritmico ripetuto, una melodia che in altri contesti suonerebbe stucchevole ma qui suona essenziale, gli strumenti elettronici ed acustici che su questa base lavorano a costruire ingranaggi minimali, talvolta violando le regole armoniche convenzionali. Una Penguin Cage Orchestra immersa in bagno acido.

Eccone una versione per solo basso dal sito della RareNoise.

La medesima etichetta con base a Londra e testa italiana pubblica ora questo “Live manouvres” che riporta estratti da due concerti tenuti il 4 ed il 5 febbraio 2023 al Kulturkirken Jakob di Oslo and ed all’Union Scene di Drammen, inizialmente editi in solo formato digitale.
La formazione comprende Jo Berger Myhre ai bassi ed elettronica, Morten Qvenild al piano e synths, Kaveh Mahmudiyan al tombak, una percussione della tradizione musicale iraniana e Jo David Meyer Lysne alle chitarre e percussioni meccaniche, ed il programma, introdotto da un prologo al contrabbasso ispirato a melismi orientali, ricalca quasi fedelmente quello del disco in studio del 2021. A partire dall’iniziale “Everything effacing” qui ancora più eterea e “sparsa”, per proseguire con le linee improvvisate del pianoforte che in “Perils” intersecano percussioni e fondali elettronici, a forgiare un’ ipotesi di jazz del futuro, e con le lente progressioni elettroacustiche della ballad aliena “Sustainer“. Le due parti di “Smallest things” sono riunite in unica suite ove rumori elettronici, percussioni etniche, basso elettrico ed un pianoforte dalle timbriche modificate creano un tappeto in continuo svolgimento popolato, appunto da “piccole cose”. prima che la suadente voce di Vivian Wang declami le parole tratte dal racconto di Raymond Carver “I could see the Smallest Things” dalla raccolta “What we talk about when we talk about love“, e la composizione viri nel finale verso lievi strutture dub. La parte finale è tutta riservata alla melodia: prima quella minimale affidata alla chitarra acustica nel malinconico frammento di “Gate’s open“, quindi quella della citata “Aviary” qui riconfezionata nella forma di una piccola sinfonia che amplifica in volute orchestrali i minimali semi sparsi nella versione in studio dal basso di Myhre, arrivando per un percorso diverso a ricreare il pathos originario del brano.

Un breve estratto dal concerto di Oslo

Myhre racconta che “la nostra intenzione per i concerti era quella di trasportare lo spirito assorto e l’energia dell’album sul palco, liberando la creatività dei musicisti coinvolti per trascendere i confini di quanto fosse accaduto in studio, in modo da aprire la musica a nuove dimensioni, anzichè produrre una mera replica. Dal 2021, anno di usicta dell’album, ogni anno fino al 2025 abbiamo suonato dal vivo queste composizioni. Inizialmente l’idea era quella di filmare alcune performances per motivi promozionali, ma dopo il concerto alla Kulturkirken Jakob, una grande chiesa dagli spazi spettacolari ideali per la mia musica, riascoltando il nastro ho capito che quella musica poteva essere una perfetta testimonianza dell’evoluzione della band. Pensavo potesse essere interessante constatare come i brani in studio avessero preso nuove forme e creato altra musica indipendente da quella registrata nel disco del 2021. I concerti mi hanno insegnato molto su come comporre per questo ensemble, e siamo già al lavoro su un nuovo album in uscita l’anno prossimo, che rappresenterà un ulteriore evoluzione”.


Jo Berger Myhre – double bass, bass guitar, electronics
Morten Qvenild – grand piano, synths, electronics
Kaveh Mahmudiyan – tombak
Jo David Meyer Lysne – acoustic guitars, mechanical percussion
Recorded live in Norway at Kulturkirken Jakob, Oslo and Union Scene, Drammen,
February 4th + 5th 2023.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.