Roberto Ottaviano – Dark sides

La ragazza in copertina, ritratta fra altre persone, forse su un vagone della metropolitana, sembra voler difendere con determinazione una propria sfera personale: occhi chiusi, mascherina sulla bocca, lo zaino appeso sul davanti e le braccia incrociate a proteggersi. L’immagine è un simbolo eloquente del significato, illustrato dallo stesso autore, che questo disco vuole rappresentare: “un atto di resistenza e consapevolezza contro il lato oscuro dell’umanità, quello che si manifesta in moltepolici forme, dalle atrocità dei genocidi alle sofisticate manipolazioni finanziarie delle grandi holding”. Avesse le cuffie nelle orecchie, quella ragazza, potrebbe forse ascoltare musica come quella di “Dark sides“, (dodicilune) un disco ed una nuova formazione allestita in un periodo di inesausta curiosità e creatività per Roberto Ottaviano, nell’occasione affiancato da Peppe Frana ed il suo oud, Luca DjRocca Roccatagliati all’elettronica, Giorgio Vendola al basso ed Ermanno Baron alla batteria. In quel caso ascolterebbe un mix di melodie antiche e suoni moderni, di cultura occidentale ed orientale, nel quale “ogni nota è un gesto che cerca di restituire umanità, memoria e senso critico in un tempo che troppo spesso li smarrisce“. L’ispirazione del lavoro sembra in qualche modo riallacciarsi al recente “The Billia session” accreditato alla formazione Gulliver, ovvero Massimo Barbiero, Maurizio Brunod, Danilo Gallo e, appunto, Ottaviano, nella misura in cui lo sguardo si allarga nel tempo e nello spazio, a comprendere prospettive e suggestioni diverse per costruire un percorso di significati e contenuti che riconduce alle indicate finalità. In questo caso, anche in ragione del diverso apparato strumentale, l’enfasi è posta su atmosfere e suggestioni che animano il dualismo fra tradizione e modernità. La sequenza dei brani, introdotta da un prologo di risonanti percussioni miste a voci evocate dall’elettronica, parte con un doppio omaggio al jazz – la citazione nell’assolo di Ottaviano di “Goodbye pork pie hat” che guarda a Mingus ed a Lester Young – collocato nel contesto world di “Preachers and merchants“, per poi involarsi nei territori baschi di un canto natalizio di Annunciazione , “Gabriel’s message“, un brano dal clima carico di mistero ed attesa, scandito dalle timbriche arcane dell’oud ed animato melodicamente dal soprano. Il suono del sax filtrato dall’elettronica della title track, sorta di blues futurista ed un brano dal titolo decisamente originale che sarebbe bello indagare più a fondo, “Musk aroma therapy for trumpeters” , improvvisazione per sole percussioni e clarinetto con sornioni effetti elettronici sullo sfondo, conducono a “Syte“, composizione tratta dalla tradizione balcanica: introdotto da un ipnotico loop dello strumento a corde, amplificato dalla scia elettronica, il brano lievita gradualmente con l’intervento del sax per assumere un travolgente groove multiforme chiosato dalla frase finale del sax.

I suoni antichi e futuristici di oud e synths di “Waiting for the flood“, composta da Frana e DJ Rocca introducono, invece, una coppia di brani che richiamano narrazioni e movimenti antichi : “Bridal ballad“, composta dall’autrice britannica Jocelyn Pook per l’adattamento del “Il mercante di Venezia” di Shakespeare, dispiega con modi rituali un tema contrappuntistico con le voci duplicate dei fiati, mentre l’originale “Spinosa lacrimae” condotta da uno spumeggiante sax, richiama, nel suo arrembante incedere, certe creature fuori dal tempo di Gianluigi Trovesi.

If you want to tell me something (shout up)” ospita un etereo solo del sax su base di ipnotiche percussioni metalliche e scie di suoni elettronici, prima del commiato, “Going home” tratto dalla “Sinfonia del nuovo mondo” di Antonín Dvořák, un inno sulla necessità del ritorno ad un propria dimensione interiore proiettato in slow motion su un etereo fondale ambient. Chissà se anche lei, la ragazza sulla copertina, potrà sentirsi un pò a casa, ascoltando in quelle immaginarie cuffie questa musica forte e leggera, intessuta di tanti diversi frammenti resistenti ai luoghi oscuri di oggi.

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