Ancora una volta siamo al riepilogo dell’ anno trascorso e, inevitabile come l’ aumento della benzina, ecco che fioccano le liste dei migliori album del 2024. Ne ho lette già diverse in rete e mi sono fatto una idea precisa proprio grazie al fatto che non c’ è un nome che predomina, al contrario vige una parcellizzazione di gusti, stili e musicisti.
Manca insomma un Deus ex machina, uno o più personaggi punti di riferimento di una innovazione ulteriore, nel solco di questi ultimi decenni che vedono non più una corrente stilistica dominante ma un flusso continuo e disomogeneo di proposte e musicisti, spesso portatori di musiche visionarie e lucide, autori di album di grande interesse e pregnanza, ma risulta difficile stabilire se questa notevole mole di produzioni segnerà un percorso nuovo, se insomma, scriverà la storia di questa nostra amata musica o sarà solo una meteora fuggente.
Da vecchio appassionato riscontro poi una ulteriore difficoltà di valutazione: nell’ era in cui non si vendono più dischi e chiudono i negozi dedicati, la quantità di nuovi album, fisici e/o digitali ha raggiunto numeri impressionanti. Difficile riuscire ad ascoltare non dico tutto, impossibile fisicamente, ma nemmeno tutto quanto meriterebbe.
Di conseguenza, ogni lista dei migliori album dell’anno dovrebbe aggiungere per correttezza anche il termine “ascoltati”, perché, e parlo di me, se nel corso dell’ anno sono riuscito ad ascoltare e godere di un centinaio di titoli, almeno altrettanti di pare valore e importanza mi sono mancati, soprattutto per mancanza di tempo.
Fatte le dovute premesse ecco allora i nomi e i titoli che mi hanno emozionato, rapito, conquistato. Sono nella maggior parte completamente diversi da quello che ho letto finora, e sicuramente dal Top Jazz che tra poche settimane segnerà il numero più letto e aspettato del magazine nazionale. Sicuramente anche diversi dagli altri moschettieri di Tracce di Jazz, ma chi ci segue sa che ognuno di noi ha gusti e preferenze ben precisi e che la diversità è per noi un valore e non un problema.

The Necks / Bleed
la ventitreesima pubblicazione del trio australiano è ‘album più informe, astratto e concentrato dei Necks, che punta verso una nuova e coraggiosa direzione.

Peter Evans / Extra
offre un emozionante viaggio musicale pieno di scoperte. Ogni brano, fresco e provocatorio, spinge i confini dell’improvvisazione e della musica sperimentale verso nuove vette. È un disco indispensabile per chi ama il jazz improvvisato intinto in altri generi.

Steve Coleman / PolyTropos – Of many turns
Registrate in concerto a Parigi e a Voiron, le esecuzioni sono crude, basate su conversioni spontanee di forme ritmiche e tonali che intrecciano figure musicali in movimenti continui.È improvvisazione collettiva di prim’ordine.

Patricia Brennan / Breaking stretch
I musicisti sono al top della loro forma, si alimentano l’un l’altro con energia organica e affrontano ogni sfida compositiva senza intoppi. Breaking Stretch è un’impressionante vetrina della vasta visione musicale di Brennan e si pone come una delle uscite jazz più forti dell’anno

Rob Mazurek Exploding Star Orchestra/Live at the Adler Planetarium
Tutti gli album degli ESO sono pieni di idee e di un’esecuzione musicale di prim’ordine, ma questa presentazione più libera e spontanea non solo eguaglia il raffinato Lightning Dreamers , ma lo supera di gran lunga per la sua creatività immediata e puntuale, la musicalità comunicativa e la comunicazione senza confini

Sylvie Courvoisier/To be other-wise
In questo album, non solo ascoltiamo l’autoritratto sfaccettato di una delle pianiste più straordinarie del nostro tempo. Sylvie Courvoisier condivide anche con noi la sua convinzione che suonare da sola non significa essere sola

Vijay Iyer / Compassion
Il New York Times ha catturato le qualità speciali di questo gruppo, sottolineando il talento del trio che suona “con una gamma di movimenti flessuosi e una chiarezza splendente… mentre alimenta una sorta di tensione interna. Cruciale per questo equilibrio è la loro capacità di connettersi l’uno con l’altro quasi telepaticamente”

John Surman/Words unspoken
Ipnotico, eccitante, stimolante, rivitalizzante, a volte le parole usuali sono esattamente ciò che deve essere detto per raccontare una musica diversa da quella di tutti i giorni e dalla maggior parte delle altre.
Words Unspoken è proprio questo.

Charles Lloyd/ The sky will still be there tomorrow
La profondità e la meraviglia di questo splendido artista che culmina in un’opera d’arte magistrale dopo l’altra. L’undicesimo album di Lloyd per la Blue Note, il doppio The Sky Will Still Be There Tomorrow è anche la sua prima nuova registrazione in studio dalle sessioni del 2017.

Wadada Leo Smith-Amina Claudine Myers/Central Park‘s Mosaics of Reservoir, Lake, Paths and Gardens
Le uscite del grande trombettista e compositore dell’AACM a partire da Ten Freedom Summers del 2012 racchiudono una mappa alternativa dell’America, tratteggiando amorevolmente i suoi Grandi Laghi e i suoi Parchi Nazionali, onorando al contempo i suoi leader per i diritti civili, i geni artistici e i milioni di sfollati e uccisi nella sua creazione. Sempre più figura leader indiscussa della musica afro americana da molti anni a questa parte.

Joe Fonda/Eyes on the horizon
Ho tra le mani un album, splendido, che ben difficilmente troveremo alla fine d’anno nei consueti Top Jazz sia nostrani che internazionali. I motivi sono molteplici, e anche abbastanza intuitivi: qui non ci sono lustrini ne paillettes, i quattro protagonisti dell’album non compaiono in show televisivi ne in programmi radio, addiritura faticano a trovare spazio nei cosiddetti festival jazz estivi proprio perchè nulla concedono al cosiddetto show business, impregnati come sono sono di rigore, coerenza , creatività e , infine, della bellezza che contraddistingue la loro musica.
Questi sono gli undici album che vi segnalo per coerenza, bellezza e valore artistico. Ma ce n’è un dodicesimo che si discosta da tutti gli altri, poichè si tratta di una vera e propria opera jazz. Si tratta di Angles+Elle-Kari Sander e il doppio disco si intitola The Death of Kalypso. Su queste pagine ne ho già parlato, ma questo non è il solito album degli Angles. È una specie di opera jazz, un capolavoro incredibilmente ambizioso e che rompe i generi e sfida ogni categorizzazione. Questo è ovviamente il risultato della meravigliosa visione musicale di Küchen, ma anche della potente interpretazione vocale di Elle-Kari Sander, l’unica voce – sorprendentemente – che canta per quest’opera, che può essere definita allo stesso modo un musical jazz o un’opera rock, perché molti degli elementi ritmici e compositivi trovano la loro tradizione anche in altri generi. Non c’e’ traccia di questi dischi su Spotify, per cui propongo un video da YouTube.
Infine ecco una playlist con un brano per ogni album citato. Buon ascolto
E gli italiani ? Qualcosa di decisamente buono si è ascoltato anche alle nostre latitudini. Vi segnalo tre album che meritano l’ascolto con la massima attenzione. Si tratta di Roberto Ottaviano, Danilo Gallo e Ferdinando Faraò con «Lacy In The Sky With Diamonds», il gruppo milanese Nexus con l’omaggio a Dolphy per la rinata Red Records e il bellissimo Lisistrata degli Enten Eller con la splendida Iva Bittova e Danilo Gallo ospiti speciali. Cercateli, ne vale la pena !

scelte per me molto condivisibili
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