Guardare un telegiornale è diventato un penoso esercizio di pazienza: spazi esagerati alla politica italiana e ai suoi modestissimi protagonisti, con una linea sempre filo governativa a prescindere dal vero e dal giusto , guerre e catastrofi naturali ma solo se ci riguardano da vicino e comunque, per quanto riguarda le guerre, con ottica sempre filo americana , il cantante di turno, che sia trap, pop o direttamente ripescato dall’obitorio, purchè abbia un album in uscita tanto urgente quanto immediatamente dimenticabile, e, infine, tanta, troppa cronaca nera con uno sguardo morboso e solitamente con microfoni piazzati sotto il naso dei parenti con domande degne del premio Nobel per l’imbecillità. La cronaca nera per una volta la vorrei proporre anch’io, riesumando una vecchia e tragica storia che non riguarda direttamente i musicisti ma un misterioso serial killer all’opera un secolo fa.
Parlando di New Orleans, da sempre una città simbolo del jazz, non si può non raccontare la storia del serial killer Axeman. Non si tratta di una leggenda metropolitana in senso stretto, ma di un fatto di cronaca nera di un secolo fa, intorno al quale si è sviluppato un mito, ricordato poi in molti romanzi, film e serie (tra cui ovviamente American Horror Story). Tra la primavera del 1918 e l’autunno del 1919 un serial killer uccise sei persone, ferendone altre sei. Colpiva di notte a New Orleans e dintorni, sorprendendo le vittime (prevalentemente di origine italiana) nei loro letti, e usava come arma quello che trovava sul posto. A quanto pare, a quel tempo le accette non mancavano nei focolari, e la stampa non ebbe quindi particolari problemi a trovare un nomignolo efficace per il protagonista dei sensazionalistici articoli che cominciarono a inondare la città: Axeman. L’ultimo omicidio fu commesso poco prima di Halloween del 1919, poi la carneficina terminò. Il killer non fu mai catturato.
Cosa c’entra il jazz, New Orleans a parte? Nel marzo del 1919, quando la febbre mediatica per i delitti di Axeman era al massimo, i giornali ricevettero un testo da una persona che affermava di essere il serial killer. La lettera era datata 13 marzo, e il luogo indicato era hell, inferno. Pochi decenni prima un altro serial killer, più famoso, aveva mandato una lettera dallo stesso posto: Jack lo squartatore. La lettera proseguiva come da copione: si faceva beffe della polizia, evocava scene horror e annunciava che avrebbe colpito di nuovo. A questo proposito dichiarava che avrebbe visitato la città il giovedì successivo: a mezzanotte e quindici minuti avrebbe compiuto il suo delitto. Ma, visto che era “molto amante del jazz“, avrebbe risparmiato chiunque quella sera lo ascoltasse.
Questa lettera è probabilmente quello che fece entrare Axeman nel folklore, ma per gli esperti dubitano molto che l’abbia scritta l’assassino. Ancora una volta, è troppo perfetta, e sembra l’opera di uno scrittore che sa bene quali corde toccare. Il panico per l’Uomo con l’Ascia di New Orleans era tale che la gente prese sul serio questa lettera. Fatto sta che quella notte gli abitanti non vollero correre rischi: sia nelle casa che nei locali della città (gremiti), all’ora fatidica, si racconta che tutti stessero ascoltando jazz. Non ci furono vittime, e nacque il mito, anche se molti hanno suggerito che la lettera fosse una bufala creata da un crudele burlone.
Alcuni sospettano addirittura che la lettera fosse un elaborato stratagemma di marketing. Sulla scia dello spavento del 18 marzo, un musicista jazz di New Orleans di nome Joseph John Davilla pubblicò una canzone intitolata “The Axman’s Jazz (Don’t Scare Me Papa)”, affermando di averla scritta durante la notte del jazz. La canzone è stata un successo e alcuni hanno suggerito che Davilla avesse scritto la lettera dell’Axeman of New Orleans per aumentare la popolarità della canzone.
Fonti: https://www.wired.it/play/musica/2019/04/27/leggende-metropolitane-jazz/
