Abitare in un piccolo borgo incastonato tra le alpi e a due passi dal lago di Como presenta indubbi vantaggi per la qualità della vita, l’infinita possibilità di percorsi ed escursioni, la dimensione umana del paese. Molto meno rosea la situazione da un punto di vista culturale, nonostante i progressi degli ultimi decenni, in particolare per un appassionato di musica che non sia per bande, cori e/o cover band . Senza nulla togliere a queste espressioni musicali, il loro numero e la loro continua riproposizione alla lunga generano un ilare sconforto in tutti coloro, giovani e diversamente giovani, che desidererebbero ascoltare musiche più consone ai tempi presenti.
E’ quindi con un misto di incredulità e stupore che, alcune settimane fa, ho visto nelle vetrine del centro la locandina che riproduco in testa al post, annunciare un concerto di Gianluigi Trovesi. Oltretutto in veste completamente inedita, non con i musicisti con i quali si accompagna solitamente bensi’ con il Trio Immaginario di Alex De Simoni. Un gruppo questo che solo poche settimane fa si era già esibito in paese, raccogliendo un caldo consenso di pubblico con una proposta musicale che ricorda a me analoghe esperienze di musicisti quali Yann Tiersen, Renè Aubry e Pascal Comelade, tutti a cavalcare musica dalle radici folk con estro personale e risultati alquanto diversi ma egualmente stimolanti.
Ma lo stupore per me, vecchio appassionato, era immaginare come il musicista berganasco potesse trovare un terreno di incontro con il trio valtellinese, apertamente ispirato alla musica popolare riveduta e corretta ma piuttosto lontana dal jazz comunemente inteso. La risposta non era difficile, lo stesso Trovesi ha composto e/o ripreso brani ispirati sia dal folklore reale, con uno sguardo aperto a 360 gradi, che da quello immaginato dalla sua fantasia e dalla sua penna. Cosi’ il concerto si è sviluppato su un doppio binario, tra composizioni storiche del clarinettista (Dance from the east n. 1 , Campanello cammellato, Danza bergamasca, Carpinese, la magnifica Hercab proposta come bis) e quelle del fisarmonicista (Tango della scrivania, Noir balera, Preghiera, e la bellissima Cinque quarti). Nonostante le ormai molte primavere (1944), Trovesi si è confermato musicista lucidissimo, da molti anni ai vertici sui suoi due strumenti preferiti (clarinetto e clarinetto basso), nonchè solito simpaticissimo affabulatore, ironico e graffiante nel presentare i brani e maestro nell’intrattenere il pubblico., accorso numeroso (e non era scontato). La verve di Trovesi è proverbiale, tanto che i suoi dialoghi in concerto dal vivo con il compagno di merende (e di diversi album bellissimi) Gianni Coscia, formidabile fisarmonicista di 94 anni, sono godibili e stimolanti quanto la musica che insieme producono. Uno show nello show.
L’incontro tra le due anime musicali si è risolto in una commistione di generi, in cui la perizia strumentale di Trovesi si è stagliata nettamente nella sua dimensione jazzistica, ben supportato dal Trio Immaginario, bravi a ricercare il comune terreno, idoneo per i voli solistici di clarinetto e fisarmonica.
Ora, ahimè, il mio borgo ripiomba nel circolo noioso: cover band il venerdì sera, cori e bande a profusione.
