“New York è il sogno di ogni musicista jazz. Direi che il binomio jazz-New York è ormai inscindibile. La scena jazz di questa metropoli incredibile è diventata una delle sue attrattive turistiche principali, come l’Empire State Building o la Statua della Libertà. Tutti i migliori musicisti jazz vivono o hanno vissuto e operato qui. I jazz club storici come il Birdland, Village Vanguard, il Blue Note, così come i più recenti Smalls, Mezzrow, Jazz at The Lincoln Center sono qui a New York. Questo è davvero il place to be.”
Prendo in prestito da un’intervista pubblicata in rete (https://piatti.substack.com/) queste parole del batterista italiano Massimo Russino, adottato musicalmente dalla Grande Mela, per provare ad immaginare cosa possa significare per una cantante italiana all’esordio discografico, nonostante molti anni di esperienza dal vivo, registrare negli studi Shifted di Brooklin in compagnia di un quartetto di musicisti protagonisti della scena di New York: Russino, appunto, con il pianista Richard Clements, allievo di Barry Harris ed a lungo nel gruppo europeo di Archie Sheep, il contrabbassista Ari Roland e l’ospite Ryo Sasaki alla tromba, un abitueè dello Smalls.
Un sogno diventato realtà per Maria Nives Riggio, esordi nella musica brasiliana, poi convertita al jazz tramite gli insegnamenti di Anna Sini e, fino dagli anni ’90, protagonista della scena ligure e nazionale dei clubs con concerti solisti, del trio trio vocale Donne in Jazz (con la Sini e Claudia Sanguineti) e progetti tematici come ” Ella Fitzgerald, the First Lady of Song” con Luca Cresta, Rodolfo Cervetto, Riccardo Barbera, Corrado “Dado” Sezzi, o “Like someone in Love“, con il pianista Fausto Ferraiuolo Emanuele Valente al contrabbasso e Daviano Rotella alla batteria.
L’avventura, propiziata da Russino, ha prodotto dieci brani tratti dal songbook degli standards jazz che Riggio affronta con grande sicurezza e trasporto, equilibrando le proprie capacità di mantenere il drive ritmico con la varietà timbrica prestata ad un repertorio dai toni variegati. Un piccolo riepilogo anche emozionale della propria carriera che parte da un’ effervescente “East of the sun”, ( Brooks Bowman, 1934) introdotta con il solo accompagnamento del contrabbasso, che si invola presto in una swingante atmosfera valorizzata dal solo di Clements.
Seguono lo scat discreto di “Emily“, (Johnny Mandel/Johnny Mercer , 1964), con i tom di Russino in evidenza, la melodia immortale di “In a sentimental mood“, nella quale la voce e l’archetto del contrabbasso convergono in un’ interpretazione assorta ed estatica, la spedita “That’s all” con i breaks fra batteria e contrabbasso, ancora con archetto.
Dalla composizione di Horace Silver “Peace” derivano le parole del titolo, simbolo di tensione verso il benessere interiore ed anelito ad una situazione sociale che superi le attuali crisi belliche ; fra le ampie onde melodiche della ballad compare anche la tromba di Sasaki, il cui intervento offre alla tavolozza timbrica ulteriori suggestioni. Quasi un’anticipazione di quanto avviene nella successiva “You must believe in Spring” (Michele Legrand 1967 ed un famoso album di Bill Evans) : il tessuto ritmico orientato verso il finale in orizzonte bossa nova ospita un articolato solo della tromba calato perfettamente nella concentrata dimensione dell’interpretazione.
I numeri finali confermano l’ecletticità e l’estro della protagonista, spaziando da un’appropriata “Everytime we say goodbye” (Cole Porter) ad una versione da ore piccole della ballad “Misty” (Errol Garner) fino ai climi da Broadway ed allo swing ipercinetico di “Lover come back to me” (Oscar Hammerstein). Chiude la raccolta l’intima “You my love” (Jimmy Van Heusen/Mack Gordon nella colonna sonora del film “Young at heart” 1955) che Riggio fa risuonare di tutte le sue corde romantiche.
Racchiuso in una splendida veste grafica che fotografa il luogo e lo spirito della registrazione, “Where daffodils have their fun“(abeat records) è un disco che potrà tenere calorosa compagnia, durante queste feste e dopo.
