Paul Motian 25/03/1931

Oggi il grande batterista americano di origine armena avrebbe compiuto 89 anni. Lo vogliamo ricordare con le parole di alcuni suoi più giovani colleghi batteristi:.

La prima volta in cui ebbi l’occasione di ascoltare e vedere Paul Motian dal vivo fu al festival jazz di Saalfelden nel 1985: avevo diciannove anni. Suonava con Paul Bley, Bill Frisell e John Surman. Il contesto era di per sé strabiliante, giacché non avevo mai ascoltato il jazz dal vivo al di fuori di New York e Boston. Era come stare ad un grosso concerto rock, ad eccezione del fatto che il pubblico del concerto, un’enorme folla di giovani che campeggiavano all’esterno del tendone del festival, era estremamente rispettoso durante il concerto e dispensava urla ed ovazioni soltanto al termine.

Da giovane batterista cresciuto a New York ed esposto a un sacco di musica e di batteristi differenti, posso dire che Paul mi ha sconvolto quando l’ho ascoltato quella sera, e così ogni altra volta nei successivi 25 anni. Non mi piace usare la parola “magia,” ma Paul aveva questo modo inspiegabile di suonare la batteria con la competenza e l’atteggiamento di un maestro vissuto, e, al contempo, con l’innocenza di un bambino che per la prima volta si confronta con la vita. Niente cliché. Tempo, metro e forma sono così profondamente interiorizzati da essere impliciti nella sottigliezza delle suggestioni e della punteggiatura.

Mi piace pensare a Paul dietro i tamburi come un pittore surrealista che allude strutture e anatomie senza esplicitarle. È davvero magico. Il suo impatto musicale risuonerà ancora per decenni. (Ben Perowsky)

dekoonig

Ascoltando Paul Motian ho sempre sentito di “ascoltare” dei quadri: la raffinata calligrafia orientale; l’espressionismo astratto di de Kooning, Pollock, Rothko e Rauschenberg; i ready-made di Man Ray e Duchamp, curiosi e provocatori. Paul mi ha mostrato come un batterista può spingere la musica in avanti tramite il silenzio e come le note, quando suonate, acquistino impegno ed intenzione. E acquistino la presenza di Paul, sempre spontaneo e presente: un vero improvvisatore.

Le creazioni di collage ritmici durante le improvvisazioni di gruppo mi hanno influenzato profondamente: ritmi e pulsazioni di diverse forme, tempi e timbri suonati con durate variabili. Ciò evoca un effetto caleidoscopico, una reazione propulsiva -complementare o parallela -da parte degli altri musicisti. Inoltre, il suo uso delle spazzole come agenti di colore (e non come mere portatrici del tempo a dinamiche basse) ha rinforzato la mia inclinazione naturale verso un approccio testurale alla batteria.

E ancora … il suo suono e tocco sui tamburi e i piatti, che ha influenzato una, o più, generazioni di batteristi: il suo rullante e la cassa profonda tradiscono la sua formazione tradizionale. Il suo modo di colpire i tom; la sua personalissima combinazione di piatti, intatta per trent’anni o più. Al sentire una sua singola nota sul ride, sul rullante, sui tom o sulla grancassa, si può esclamare con certezza e gioia “Paul!.” (Michael Sarin)

rothko

Il fatto che Paul fosse, sempre e prima di tutto, al servizio della musica è una grandiosa lezione. Folk, rock, out, in, bebop, swing, piccoli gruppi, ensemble allargati… Paul suonava qualunque cosa con integrità e completo rispetto per i suoi predecessori. Che io sappia, non prese mai nessuna decisione di carattere musicale alle spese di qualcun altro. Se un musicista è abbastanza fortunato da essere annoiato dalla propria “scaltrezza,” dall’essere “alla moda,” il modello di Paul è una fonte di ispirazione inesauribile. Un artista realmente anticonformista. (Joey Baron)

Paul era un maestro della creazione musicale in cui energia, caos apparente e melodie letteralmente gioiose si fondono per creare qualcosa di bello ed unico, interamente personale. La sua musica mi ha cambiato la vita, e l’ha cambiata a tanti amici. (Jim Black)

Il suo fraseggio è così aperto, flessibile, reattivo a ciò che accade nel dato momento e, allo stesso tempo, così ben fondato. La sua comunicazione è sempre essenziale e vitale al massimo grado, sia nel solo che nell’accompagnamento. Al contempo, suona sempre così “batteristico”: genera movimento propulsivo ed eccitazione. (Gerald  Cleaver)

 

 

 

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