Si, è una recensione sul “solito” disco di straight ahead be pop, ma, prendendo in prestito la frase di un collega statunitense, “ogni tanto se ne sente proprio il bisogno“. Se fra i vostri ascolti periodici, fra mille altre cose, c’è spazio solo per un esemplare del genere all’anno, il consiglio è di prendere seriamente in considerazione questo “Jazz Trumpet” (Summit records). Ci troverete una “voce” strumentale di incredibile espressività, capace di cogliere una vasta gamma di registri, suscitare l’emozione od il sorriso con una tecnica sopraffina mai incline al virtuosismo, e capace con sole tre note di costruire un “racconto” cui istantaneamente appassionarsi. L’autore è il trombettista settantasettenne Carl Saunders, uno che ha iniziato con Stan Kenton e Buddy Rich, accompagnato Ella Fitzgerald, Frank Sinatra e Tony Bennet, militato in grandi orchestre (Bill Holman, Bob Florence e Gerald Wilson, l’ottetto di Dave Pell) oltre ad avere affiancato artisti pop come Paul Anka. Per l’occasione della nuova session di una discografia solista assai parca, Saunders ha radunato un quartetto stellare con Joe La Barbera alla batteria, Chuck Berghofer al contrabbasso e l’astro nascente Josh Nelson al pianoforte. La classe di Saunders è evidente fin dal primo brano, “Recordame ” di Joe Henderson, interpretata con agilità ed arricchita da parti soliste che evidenziano la capacità di fraseggio, la precisione e l’ampia escursione della voce del leader. Si prosegue fra standards (“All the things you are”, “I thought about you”, “Cherokee“, “Pick yourself up“) e brani originali di Saunders (“Flim Flam“, con una notevole ed inventiva sezione solista del pianoforte, la ballad “Patience“, la spiritosa e spiritata “Tofu or not tofu”, il blues old fashioned “Say what”, la composta “Walking on air” ) in un programma dal taglio sicuramente classico, ma sempre interessante da esplorare anche nella dimensione collettiva, con la sezione ritmica swingante e dinoccolata ed il pianoforte di Nelson spesso co protagonista del leader nelle escursioni improvvisate, nutrite di blues e di tradizione, ma lontane dalla calligrafia. Al numero 4 della scaletta va, poi, menzionato un piccolo standard contemporaneo di un collega di Saunders, appena di qualche anno più giovane, di cui proprio oggi, 16 giugno, ricorre il compleanno. Il brano si intitola “Sail away” e l’autore è Tom Harrel, che con Saunders condivide Proprio i primi passi nell’orchestra di Stan Kenton. Con un andamento di bossa nova, è un piccolo esempio della capacità compositiva di Harrel, e nelle mani di Saunders diventa in poche note veicolo di un intero mondo di suggestioni, fra indolenza e sottile malinconia. Per parlare di Harrel, nominato nel 2018 trombettista dell’anno dall’associazione dei giornalisti jazz statunitensi, una carriera lunga oltre 50 anni ed anche più registrazioni soliste in un ampio raggio di stili, collaborazioni con grandi del jazz da Woody Herman, Horace Silver, Lee Konitz, Bill Evans, Dizzy Gillespie, ed una vita nella quale musica e malattia convivono in una incredibile dialettica terapeutica, non basterebbe tutto lo spazio qui a disposizione. Ma almeno un piccolo omaggio vogliamo farlo, con un brano in tema con la ricorrenza odierna tratto dal suo “Live at Village Vanguard“ del 2002, con il fido Ugonna Okegwo al basso, Xavier Davis al pianoforte, Quincy Davis alla batteria e Jimmy Greebe al sax. Happy birthday TOM.
Trombe Jazz
