Crescent with John Coltrane

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C’è un disco meno noto di John Coltrane, sicuramente meno famoso del mitico “A Love Supreme” si tratta di “Crescent” le cui atmosfere sono inebrianti, i brani restituiscono tutt’oggi lo stato di grazia, la complete comunion degli esecutori.

L’album infatti precede di circa 6 mesi (inciso in due sessioni il 27 aprile e il 1ºgiugno 1964) A Love Supreme (inciso il 9 dicembre 1964) e ne condivide completamente l’organico: stessi esecutori, stessa casa discografica, stessi ideali cosmici e spirituali del leader, che è anche l’unico compositore di tutti i brani di entrambi gli album.

Un anno di grazia quel 1964 che ci ha lasciato composizioni che vanno oltre la grandezza di genere, siamo di fronte ad uno dei momenti di più alta produzione musicale di tutto il ‘900 grazie ad un quartetto mai così unito trascinati dal leader verso spazi che solo lui sapeva intravedere.

E così le scale e le vere e proprie esplorazioni sonore di Coltrane sono rese possibili da una avvolgente base eseguita da un melodico Elvin Jones alla batteria che fa cantare i suoi piatti, dalle linee solide e costanti del contrabasso di Jimmy Garrison e dall’ispiratissimo pianoforte di McCoy Tyner con le sue linee fluide che tengono per mano tutta la band permettendo al genio di Trane di librarsi nel suo mondo.

Un mondo che avvolge e trasporta, ipnotico e rilassante, l’irrefrenabile spirito di ricerca produce una musica che parla all’anima riuscendo a stimolarla ed acquietarla, straziante e lenitiva al tempo stesso.

Jones spiegava così qualche anno dopo: “La questione essenziale era il rapporto col quartetto. Le cose arrivavano in modo fisico, intellettuale e emozionale come non avevo mai conosciuto prima. Sentivo come una fusione perfetta, una gioia. Era sempre una gioia suonare, in studio o in un nightclub. C’era sempre lo stesso feeling, davanti a un largo pubblico o a nessuno. La musica era il nostro unico scopo.”

È per questo che John Coltrane è il più grande e resterà eterno. Nonostante alcune asprezze e ricercatezze di musica modale il groove resta godibilissimo e mai scontato ed il sentiment arriva, nessuno può rimanere indifferente.

E se l’arte va apprezzata con pazienza, tutta la musica di John Coltrane va prima ascoltata e poi va sentita, dentro. Va accolta come un ospite che viene a portare pace e consapevolezza, come un siero che allinea le necessità interiori ripulendo da quelle inutili ed esaltando quelle più vere; decodifica istinti ed emozioni.

È magia perché non ha bisogno di parole e ti consente di metterti in contatto con chi hai più difficoltà a dialogare: te stesso!

Tutto questo c’è nelle note soffiate nel sax tenore da colui che diceva: “Non so esattamente ciò che sto cercando, qualcosa che non è stato ancora suonato. Non so che cosa è. So che lo sentirò nel momento in cui me ne impossesserò, ma anche allora continuerò a cercare.”

John Coltrane non va capito, va seguito, va preso a dosi da inoculare dentro il proprio inconscio così da provare a seguire il misterioso cammino che ci ha tracciato.

f.cirigliano

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