DA UN LONTANO FUTURO

New York, estate 1961. Il Village Gate è un locale con un ampio seminterrato ed è molto attivo nel proporre sia concerti folk e jazz, che pieces teatrali. Dettaglio decisivo: al contrario di altri club dell’epoca, dispone di un notevole impianto audio, con apparecchi di gran livello. Il tecnico del suono che li manovra né è molto orgoglioso ed una sera decide di metterli alla prova con un test impegnativo. Predispone il registratore a bobine e lo collega ad un unico microfono di qualità sospeso al disopra del palco.

Sotto ci sono John Coltrane, Eric Dolphy, McCoy Tyner, Reggie Workman ed Elvin Jones, impegnati in una scrittura di tre settimane. Le bobine corrono ed alla fine il contatore si ferma a circa 80 minuti. Nonostante la tecnica di ripresa essenziale ed un po’ estrema, la registrazione riesce chiara e nitida. Ma non è autorizzata, Trane ed i suoi sono tutti vincolati da impegnativi contratti discografici, e quindi i nastri finiscono su uno scaffale. Più di 60 anni dopo riemergono alla New York Library tra le mani di un ricercatore impegnato in un lavoro su Bob Dylan (!), che ovviamente capisce al volo la portata della scoperta.

Il 14 luglio prossimo negli States questo materiale sarà pubblicato da Verve/Impulse! sotto forma di doppio LP e doppio CD, ed anche in formato digitale (ma credo che il download non sia accessibile a noi europei). E’ una gran bella sorpresa, e prima di tutto bisogna rivolgere un pensiero grato al tecnico Richard Alderson, uno dei tanti oscuri amanuensi che hanno salvato tanti tesori di questa musica, quasi sempre scontando sguardi di traverso, se non vere e proprie reprimende minacciose. Al contrario di quanto avvenuto in altri campi, nessuno di loro ci ha guadagnato sopra, ma hanno preparato il terreno ai Michael Cuscuna ed agli Zev Feldman di oggi, cui dobbiamo la riemersione di tanti veri tesori.

Nel piccolo forziere di cui ci stiamo occupando si trovano diverse cose preziose: un ‘My Favourite Things’, un classico ‘When the Lights are low’, un ‘Greensleeves’ che ci riporta alla scoperta delle musiche del mondo iniziata in quegli anni con entusiasmo forse ingenuo, ma certo immune da tante furbizie che sarebbero seguite poi. Segue poi una vera ‘perla’: l’unica versione live conosciuta di ‘Africa’, il grande affresco orchestrale arrangiato da Eric Dolphy che diventerà la ‘title track’ di ‘Africa Brass’, il fascinoso debutto di Coltrane con la Impulse! di Bob Thiele, il primo capitolo di una storia memorabile. E poi c’è un’altra cosa, ma quella ce la teniamo per la fine, a mò di asso nella manica.

I jazzfans più tossici osserveranno immediatamente che esistono altre registrazioni di questa formazione, quelle del novembre dello stesso 1961 al Village Vanguard, dove in circostanze altrettanto avventurose (registratori e mixer erano impilati su di un tavolino da bar) un asso della consolle come Rudy Van Gelder fermerà su nastro alcune delle ore più belle ed intense del jazz degli anni ’60. Da un bel box del 1997 vi propongo il travolgente ‘Impressions’:   

Ma questo cofanetto è ormai rara avis rintracciabile in giro per  il mondo sul mercato dell’usato (UsDoll.50,00/100,00 a seconda delle condizioni), e poi la liason Coltrane/Dolphy ebbe vita breve, una vera meteora, luminosa quanto si vuole, ma duramente contrastata dalla critica ed intralciata dai diversi vincoli discografici che i due erano riusciti faticosamente a conquistarsi. Ha lasciato grandi rimpianti, che adesso quest’album andrà in parte a colmare. Senza contare che da questa musica spira impetuoso il vento di un futuro che nei nostri tempi plumbei non si sa più che fine abbia fatto: musica per vivere, ancora una volta.

Ed all’ultima mano della partita, caliamo la carta nel polsino: anche nelle ‘Evenings at the Village Gate’ c’è un ‘Impressions’ , con uno strumentale un po’ diverso da quello del Village. Sarà una mia prima sensazione (ma a volte sono quelle più decisive), ma qui c’è meno astrazione e più febbrile vitalità rispetto alla performance del Village. In ogni caso, il confronto dimostra che il jazz è come il fiume di Eraclito, impossibile bagnarsi due volte nella stessa acqua…… Milton56

Questo video è una piccola, vera opera d’arte. Una ragione in più per guardarselo ed ascoltarlo sino in fondo..

3 Comments

    1. Mi fa molto piacere che sia stato apprezzato, dal punto di vista filmico è cosa molto pregevole, oltre ad essere l’unica clip video al momento disponibile su questo album (annunziato un paio di giorni fa). Non è stato facile trovarlo, ho dovuto fare una piccola birichinata ;-). Come al solito, ho preferito inserire un video disponibile su YouTube per favorire il più ampio e democratico accesso da parte di tutti i lettori (Spotify, decisamente migliore sotto il profilo audio e di catalogo, discrimina i non abbonati premium); e ciò anche se YouTube sta ormai diventando una piattaforma infrequentabile per il selvaggio sfruttamento pubblicitario e la scarsa performance del motore di ricerca. Credetemi, non è facilissimo reperire videodi qualità idonei ad illustrare i nostri articoli: per cui cliccate e godeteveli subito (spesso a distanza di tempo spariscono per questioni di diritti). Milton56

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