NOVARA JAZZ – 4. EXPLODING STAR ORCHESTRA, INDIMENTICABILE

La serata di sabato 10 giugno rappresentava oggettivamente il culmine del festival, verso cui spontaneamente convergevano buona parte dei laboratori animati dai diversi musicisti che sarebbero apparsi sul palco della Exploding.

Raramente Mazurek ha potuto disporre di formazione di tale ampiezza e varietà (vedi in coda all’articolo), superiore sotto questi profili a quella del pur buono ‘Lightning Dreamers’ di recente uscita. I musicisti che hanno animato la serata seguono per lo più percorsi autonomi, ma si ascoltano attentamente tra di loro: molto spesso ho visto Mazurek, Takara e Mitchell presenziare ed ascoltare attentamente i concerti dei colleghi. Idem per il venerabile maestro McPhee. Cosa che alle nostre latitudini si nota molto di rado, con qualche luminosa eccezione: ad ascoltare la Exploding al Broletto ho notato Roberto Ottaviano.

Chad Taylor, un uomo che fa la differenza…

Il concerto si apre con la presentazione della formazione: quando con mia sorpresa viene annunziato alla batteria Chad Taylor, intuisco subito che si sta preparando una serata molto speciale. Qualche settimana fa lo ho visto nel trio di James Brandon Lewis a Mantova, un concerto straordinario.

Sul fronte della ritmica la Exploding schiera una vera e propria falange: due batteristi (l’altro Michael Patrick Avery), un percussionista con elettroniche (Mauricio Takara), un bassista (Ingebrit Haker Flaten). Questa impressionante schiera (nella quantità e nella qualità) genererà una spinta incessante, inesorabile ed incalzante, ma anche ricca di voci e colori, tra cui spiccano il drumming secco e febbrile di Taylor ed il basso possente e perentorio di Haker Flaten. La pressione esercitata sulla front line è costante e palpabile.

 La Exploding procede con un movimento ‘ad onde’, dove la falange genera gradualmente delle progressioni che lanciano i solisti, le cui performance risulteranno tutte piene di uno slancio incontenibile e talvolta aldilà del limite della frenesia. Raggiunto il climax con il solo, i ritmi impongono dei momenti di pausa e di rallentamento, molto densi e concentrati: purtroppo qui la convivenza con il vociare proveniente dai locali che contornano il Broletto diventa non facile, un prezzo da pagare all’aver espugnato il suggestivo e raccolto salotto di Novara.

Il suggestivo, ma esposto Broletto

Gli intensi interventi di Mazurek alla tromba sono parchi, ma molto caratterizzanti: è un leader che lascia molti spazi ai suoi, nel contempo rimanendogli vicino ed orientando tacitamente i loro percorsi. Questa attenzione trepida rivela anche stima ed apprezzamento: come è avvenuto durante ben due uscite adrenaliniche e travolgenti del nostro Mirra al vibrafono. Un eroe della serata, al livello del granitico ed onnipresente Taylor: speriamo che il nostro ritorni dalla tourneè americana in programma per quest’estate, fossi in Mazurek me lo terrei in Texas in pianta stabile (e con ogni probabilità Rob ci sta pensando…).

… ormai anche lui rientra nella schiera di quelli ‘che fanno la differenza’: ed ai massimi livelli internazionali, pure… Qui con il vecchio compagno Gabriele Mitelli

Gli interventi vocali di Damon Locks hanno spesso una qualità declamatoria e stentorea, accentuata da quell’effetto telefonico già sfoderato nel concerto di New Future City Radio: l’immediata deformazione della voce immediatamente dissipa questa ufficialità autoritaria e burocratica, virando subito verso il registro del grottesco e della parodia.

Nicole Mitchell appare molto diversa dal solo pomeridiano, sembra tutta tesa a smentire l’immagine delicata e fragile che il flauto porta con sé: frasi saettanti e velocissime, suono saturo ed iridescente, cavalca e sopravanza con disinvoltura la falange dei ritmi. Però è capace anche di momenti intimi e delicati, come quando in una fase di riflusso del tumultuoso drive orchestrale lancia con la sua voce delicata e sottile un’accorata invocazione che deve arrivare molto lontano: “Jaimie, Jaimie Branch….”.  Peccato che la flautista colga solo una volta l’occasione di duettare con l’altrettanto adrenalinico ed iridiscente Mirra: vibrafono e flauto sembrano fatti l’uno per l’altro, e una manciata di minuti di dialogo sono lì a ricordarlo.

Jaimie Branch, 1983 – 2022. Anche lei ha militato in Exploding

Anche la notturna ed ipnotica Angelica Sanchez viene braccata da presso dall’implacabile falange e si produce in alcuni interventi solistici ad alto tasso di adrenalina, dopo aver mediato tra i travolgenti ritmi e l’estrosa frontline con un accompagnamento nervoso e dinamico del suo piano.

Alla fine tutto si compone in un vitale e colorato arazzo, la cui comunicativa febbrile e contagiosa travolge e seduce il pubblico, che dimentica anche il continuo vociare proveniente dai portici del Broletto. E diciamola la parolina proibita che aleggia da tempo a mezz’aria: questa felina e scattante Exploding ha swing, e ne ha pure da vendere. Si finisce con una trionfale ovazione; viene strappato a furor di popolo un bis improvvisato,  che prende gradatamente forma direttamente sotto gli occhi del pubblico.

Serata veramente memorabile, di cui purtroppo non riesco a mostrarvi nemmeno una breve clip, l’unica nota stonata. Si dice che RadioTre fosse in giro per Novara durante il festival: se si verificasse il miracolo della trasmissione di una registrazione di questo splendido concerto, farò del mio meglio per segnalarvela, nei prossimi mesi siamo appesi alla ben nota newsletter RadioTre.

Bottom line. Novara Jazz aveva promesso molto: alla fine abbiamo avuto di più. Un cartellone felicemente concepito, con diversi percorsi che si intersecavano, muovendo peraltro da punti di partenza alquanto diversi, non è stato affatto il ‘festival di Mazurek’. Un’esperienza quasi mistica con un maestro appartato ed ed integro come Joe McPhee. Una città invasa da tante band giovanili che suonavano ai cantoni delle strade del centro, suscitando l’entusiasmo dell’Assessore alla Cultura del Comune (speriamo che ne esca qualcos’altro…). Un pubblico folto (sempre troppo poche sedie e cuscini) che si spostava in carovana da un sito all’altro del festival, spesso godendo a fine di molti concerti di momenti conviviali che creavano una bella atmosfera di comunità (ne hanno fatto le spese interi cartoni di vini delle Colline Novaresi e teglie di notevoli risotti). Mi sembra di aver intravisto altrove un commento che parlava di Novara Jazz come di ‘un festival ormai adulto’: direi che quetsa rassegna non ha esami di maturità da dare, ma parecchie lezioni da impartire. Aspettiamo ora con impazienza il cartellone della stagione ordinaria, che si svilupperà in autunno. Tenetela d’occhio. Milton56

Rob Mazurek, tromba, cornetta, leader; Damon Locks, voce ed elettroniche; Nicole Mitchell, flauto; Pasquale Mirra, vibrafono; Angelica Sanchez, piano; Ingebrit Haker Flaten, basso; Mauricio Takara, percussioni ed elettroniche; Chad Taylor, batteria; Michael Patrick Avery, batteria  

...e giusto per non lasciarvi del tutto digiuni, ecco una recente clip di Exploding Star Orchestra in formazione sensibilmente diversa (ma c’è Chad Taylor, seguirlo con attenzione). Exploding è creatura mutante, e qui la musica è molto diversa da quella ascoltata a Novara: qui sottigliezza e sospensione, lì drive ed adrenalina. La direzione ‘a briglia lenta’ di Mazurek è la stessa, però. A proposito, Rob è quello con gli occhiali scuri perennemente inforcati

2 Comments

  1. Grazie della ricca cronaca e della preziosa copertura, nonché – la cosa più importante – di essere stati con la nostra intensa comunità di spettatrici e spettatori.
    Segnalo, sulla questione clip, che sul profilo Instagram di NovaraJazz sono presenti post e reel/storie che documentano audio e video ogni giornata .

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  2. Grazie dell’attenzione e soprattutto della dritta sulla reperibilità delle clips (non essendo fotogenico non frequento Instagram :-), evidenzio prontamente a nostri lettori nativi digitali. MIlton56

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