Cartolina da Chiavari: Paolo Fresu Devil Quartet

Per una sera, quella inaugurale della rassegna estiva 2023, con Paolo Fresu sul palco ed il cittadino residente Enrico Rava in platea, in una piazza gremita fin da un’ ora prima dell’inizio del concerto, Chiavari ha provato il brivido di indossare la corona, ampiamente vacante da tempo, di città regina del jazz ligure. Pagato il tributo alla retorica pseudo giornalistica, veniamo ai fatti con luci ed ombre. Il concetto del Devil Quartet (Fresu, Bebo Ferra, Stefano Bagnoli e Paolino Della Porta) che attraversa la penisola nel tour del ventennale dalla costituzione, inaugurava una rassegna di cinque concerti organizzata dalla locale Associazione Chiavari in Jazz diretta da Rosario Moreno con il contributo sostanziale del Comune. Quasi scontato, con la star in cartellone, una presenza di turisti non irrilevante, ed i residenti attratti dall’evento gratuito, fare il pienone. Va,però, detto che non tutte le Amministrazioni locali stanno mostrando la disponibilità e l’interesse di Chiavari verso il jazz, tanto da farne elemento di punta della propria programmazione culturale. Quindi, anche se in platea i jazzofili forse non erano molti, giù il cappello ed un applauso agli organizzatori. Fresu. Pur contendendo con Stefano Bollani la palma del musicista meno amato da queste parti, causa presenzialismo diffuso e scelte artistiche talvolta poco ortodosse o comprensibili, bisogna riconoscere che, quando è circondato da musicisti come quelli del Devil quartet, il trombettista e’ in grado di riconnettersi a quanto suonava anni fa, e la musica ascoltata, un jazz elettrico basato sul costante dualismo fra la chitarra di Ferra dagli articolati fraseggi bluesin’ e la tromba ed il flicorno di Fresu, puliti o manipolati elettronicamente, con l’effervescente coppia ritmica Bagnoli Della Porta, offre motivi di interesse anche per il più scettico jazz fan. Il set, inaugurato con la ballad “Ambre”, ha avuto un primo sussulto elettrico con la dinamica “Moto perpetuo”, per proseguire con le suggestive linee melodiche di “Lines” di Della Porta, rendere un omaggio a Gershwin con la “My man’s gone now” ispirata a quella di Miles Davis registrata su “We want Miles”, ricordare la figura misconosciuta di “Giulio Libano” musicista ed arrangiatore di Adriano Celentano in una suggestiva ballad scritta da Bagnoli. Sul lato a mio parere troppo indulgente al facile applauso, il tema di ‘E se domani”, sia pur mitigato da ampie parti improvvisate, e qualche giogionismo di troppo di Fresu come il ripetuto effetto “nota tenuta all’infinito” in respirazione circolare. Non esaltante il bis con una semplicistica “Carpe diem” di Ferra, che ha comunque mandato a casa felice la folla chiavarese convenuta per l’ occasione.

1 Comment

  1. “Presenzialismo” è dir poco. In Sardegna lo chiamano “PABLITO AMMANICADO”, immaginati perché: 1) Sponsorizzato dal partito di cui è tesserato; 2) E’ da sempre una sopravvalutata & volgare imitazione di Chet e di Miles, come migliaia di trombettieri; 3) La sua prezzemolesca ubiquità è TUTTA opera dell’ufficio promozione e stampa; 4) Dove arriva “coso” fa terra bruciata perché utilizza una valanga di dobloni ministeriali e i sindaci si calano le braghe.
    [segue]

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