Piano music 2 (aMP music)
Ho terminato da poco la lettura di “Il passeggero” della scrittore statunitense Corman McCarthy, e la sensazione rimasta, alla fine di un’immersione magnetica nelle quasi 300 pagine, è di avere appena sfiorato la comprensione di un universo di idee e sentimenti. La deriva umana del sommozzatore Bobby Western fra immersioni di recupero, discussioni filosofiche o disquisizioni scientifiche con gli amici, la fuga dalla polizia per avere visto qualcosa di troppo, e l’incolmabile dolore per la morte dell’amata sorella Alicia, dotata di qualitatà intellettive superiori ma afflitta da problemi mentali, è solo una fragile infrastruttura che Mc Carthy utilizza, descrivendone gli sviluppi con un’analisi quasi microscopica dei movimenti, per affontare temi che potremmo ascrivere al grande capitolo della condizione umana. In particolare i dialoghi di Alicia nella stanza del maniconio in cui è rinchiusa con un personaggio metà uomo metà foca e la sua coorte di immaginari pittoreschi partners, aprono una prospettiva del tutto eccentrica rispetto allo sguardo “normale”, che con ogni probabilità sarà ulteriormente approfondita nel sequel intitolato “Stella Maris ” in uscita il prossimo settembre nella traduzione italiana (impresa da apprezzare senza riserve, in questo caso) per Einaudi.

A settembre uscira anche il secondo volume di “Piano Music” di Alessandro Sgobbio, ( qui la recensione della prima parte), che abbiamo ascoltato in anteprima. La coincidenza temporale sarebbe, naturalmente, un pretesto troppo flebile per giustificare l’ampia digressione iniziale non musicale. In realtà, mi viene da azzardare un parallelo fra i mondi surreali creati da McCarthy attraverso le riflessioni sghembe o i deliri dei suoi personaggi e quelli che evocano i tasti del Fazioli immersi nei fondali elettronici di Sgobbio. Accostando la capacità dello scrittore di rendere possibile, con i suoi salti temporali, i personaggi che spuntano fuori dal nulla, o le liti fra una geniale malata di mente ed un uomo foca, un altrove in cui siamo invitati a mettere piede, alla predisposizione del pianista a creare, in musica, mondi alternativi nei quali le rassicuranti note acustiche di un pianforte sono accompagnate e contraddette da un brulicante mondo elettronico che scorre, si estende e si avviluppa, in un rapporto di sinergia o contrasto. Un’alternanza evidente fin dalla prima traccia, “Keys and returns” , dedicata alla memoria della giornalista palestinese Shireen Abu Akien uccisa da un proiettile durante un reportage in Cisgiordania: la crepuscolare melodia del pianoforte segue una fase resa drammatica dall’accumulo di suoni sintetici , che,in seguito, tornano a sottolineare le note acustiche in una tonalità liquida. Come il primo volume anche “Piano music 2” si compone di una serie di dediche , alcune esplicite, altre no, a figure importanti per l’autore, ed anche in questo caso fra esse compare il nome del pianista Misha Alperin, mentore di Sgobbio, a cui è dedicata “Asker“, riportata in due versioni, che in realtà differiscono sostanzialmente : “light” con il piano incastonato da cristalli elettronici e “trees”, più contratta e con la parte elettronica che sviluppa piccoli gorghi sonori.
In “Modular circles” pianoforte ed elettronica vivono un rapporto sinergico nel quale la seconda amplifica, prolunga e moltiplica le note del primo, fino ad una conclusione ritmicamente cadenzata da un serrato modulo ripetuto. Lo scorrere di un affollato flusso elettronico agita le acque di “The river“, riservando al pianoforte un breve soliloquio, mentre “Tula” sviluppa note oscure su lontani rintocchi, per aprirsi poi ad una lievissima melodia. Alle note estatiche (“Fundamenta de la tana“), rapsodiche (“Ilot chalon“)e innodiche (“Einhausung“) del pianoforte sono riservati infine i tre brevi brani che inframezzano le composizioni più estese. Un’opera coraggiosa e trasversale da un artista capace di creare mondi sonori che riflettono quelli interiori.
