Queste mattine il mio spazio fra il sogno ed il risveglio è popolato dalle note di un pianoforte. Note che mi conducono attraverso percorsi mentali nei quali affiorano affetti e dolore, ansie e serenità, entusiasmo e cordoglio, un’immersione nei luoghi più intimi del sentire. Bastano poche note al pianoforte di Alessandro Sgobbio per proiettarti al centro di una storia, il cui copione è affidato, insieme, alla sensibilità dell’interprete ed a quella di chi ascolta, in un processo dall’esito imprevedibile. “Trovo che sedermi al piano, chiudere gli occhi ed iniziare a suonare una canzone dedicata ad una persona, un luogo o un argomento, sia un’esperienza estremamente forte. Ogni pezzo è come il diario di un viaggio aperto dove il compositore, l’ascoltatore e la persona, il luogo o l’argomento cui la musica è rivolta possano tutti insieme unirsi, meditare, darsi conforto, essere“. L’esperienza al pianoforte solo, qui vissuta su un Fazioli F278 registrato in una vivida presa negli studi Artesuono, va ad integrare le multiformi variabili espressive di Sgobbio, dai Pericopes+1 ai gruppi cosmopoliti (Hitra, Silent Fires) ponendo in accento ancora maggiore, più esposto, la ricerca della dimensione spirituale che il pianista e compositore persegue da tempo. Dal dialogo “con se stesso” nascono temi in grado di scuotere la sensibilità di chi ascolta con rara grazia (“Fireflies“, dedicata ai genitori, “Zolla“, “Feuilles“, “le due parti di “Third Ward“, elegia in memoria di George Floyd, l’uomo ucciso nel 2020 da un agente di polizia a Minneapolis), labirintiche esplorazioni del suono e nella mente ( le strutture complesse di “Atma mater“, di straordinario effetto ritmico armonico, dedicata al compositore norvegese e mentore Misha Alperin, le onde iterative di “Acqua Granda“), narrazioni distese e poetiche (“Ghaza”), riflessioni intime che si aprono a risvolti di aperta espressività (“Racemi”).
In queste nove composizioni risuona un intero mondo, nel quale convivono, per la parte più strettamente musicale, Bach, l’impressionismo europeo, il jazz – ascoltate il modo in cui si trasforma il tema di “Fireflies”- e molte altre suggestioni derivanti dalla cultura di un giovane musicista dagli orizzonti aperti sul mondo. Ha già in programma un “Piano Music “2 , Alessandro, stavolta aperto al contributo dell’elettronica. E noi attendiamo, certi che sarà di nuovo un bellissimo ed intimo viaggio.