JEREMY PELT – Soundtrack – High Note – Supporti disponibili: CD
Non è affatto una raccolta di colonne sonore, come si potrebbe evincere dal titolo, quest’ultima fatica di Jeremy Pelt, trombettista e compositore di vaglia, per cinque anni rising star di Down Beat (certo che anche oltre Oceano le stelle ci mettono un bel po’ a sorgere…) ed in seguito uno dei jazzmen più ricercati in ambito c.d. mainstream, qui in veste di leader con la sua band stabile.
“Soundtrack” non è nemmeno un concept album, quale poteva essere considerato il precedente “Griot! This is Important!” che toccava tematiche sociale assai urgenti all’interno della comunità nera, diciamo che piuttosto quest’ultimo lavoro ambisce ad essere un elaborato divertissement suburbano, un jazz moderno che si propone con grazia ed acume quale colonna sonora ideale dei nostri tempi liquidi e veloci, nonchè complicati per l’intera collettività. Di fatto si tratta di 8 tracce in quintetto che il 47enne losangelino aveva nel cassetto (più due cover) e che ha deciso d’incidere dopo il “limbo covid”, ritrovando tutta la gioia del ricominciare a suonare insieme con il suo gruppo, dal vivo, dopo una clausura senza precedenti.
Pelt vi appare in ottima forma come solista ed il suo fraseggio black appare mirabilmente articolato, il Nostro utilizza spesso la sordina, evocando dinamiche che, grazie anche ad un parco utilizzo dell’elettronica, fan pensare al sound di Miles Davis della seconda metà degli anni ‘60, o ancor più a certi lavori di Wallace Rooney degli anni ‘80 e ‘90.
Il disco, estremamente piacevole e magnificamente suonato dalla band, testimonia anche la crescita esponenziale della giovane vibrafonista taiwanese Chien Chien Lu, dalla solida formazione in ambito classico e da alcuni anni membro fisso dei gruppi del suo mentore Jeremy Pelt, in grado di catturare la massima attenzione con ogni suo intervento solista, in uno stile fresco in cui convivono echi che vanno da Milton Jackson fino a Warren Wolf.
che invitiamo caldamente a seguire.
Il tastierista Victor Gould, concittadino del leader, è un altro protagonista dell’incisione, soprattutto con le sue incursioni al fender rhodes, e la tavolozza dei colori cui Jeremy Pelt attinge è arricchita dal flauto di Anne Drummond (nella suite in miniatura “The Lighter Side / The Darker Side”) oltre che dal mellotron e dal moog di Britanny Anyou in due tracce. Il suono caldo e consolatorio della tromba nella languida ballad del ‘74 “I Love Music” svanisce nel jazz funk di gran classe di “Shifting Images”, col clamoroso basso di Vicente Archer sugli scudi, mentre viene significativamente posta in chiusura una divertente rilettura elettrica di “You and Me”, dell’amico e collega Wynton Marsalis che l’incise nel Blue Note del 2004 “The Magic Hour”, altro disco che in effetti utilizzai come “Soundtrack”, colonna sonora di varie istanze del vivere.
(Courtesy of AudioReview)