SAM RIVERS – The Quest – Red Records – Supporti disponibili: CD / LP
La ristampa di “The Quest”, del 1976, in sontuosa versione LP 180 gr. ma anche, per la prima volta!, in canonica versione CD, riporta all’attenzione generale un’opera amata e ricercata, in molti casi conosciuta attraverso le dispense in LP della meritoria collana “I Grandi Del Jazz” (Fabbri Editore), alla voce Sam Rivers.

La Red Records ha ora sottoposto i masters originali ad un finissimo restauro e remissaggio, ricavandone quindi un’incisione preziosa, d’eccellente nitore e che pare essere stata incisa oggi. Uno stracolmo Palazzetto dello Sport di Bergamo, solo pochi giorni prima di questa registrazione, aveva tributato a questo gruppo ed a questa suite un successo clamoroso, destinato a ripetersi in estate, ma ancora più amplificato, durante l’Umbria Jazz 1976 che lo vedrà tra i protagonisti maggiori e più idolatrati.

Sam Rivers all’epoca, nonostante la sua presenza costante, e come visto di gran successo, nei festivals e nelle rassegne non era molto documentato dal punto di vista discografico ed approfittò di quest’opportunità messagli a disposizione da una piccola label italiana per fissare durante la seduta quanto stava proponendo in quel periodo con Dave Holland e Barry Altschul, un allineamento astrale qui eternato in una suite in quattro brani lunghi e largamente improvvisati, deliziosamente free e dal frastagliato sviluppo, con titoli d’assertiva potenza (“Expectation”, “Vision”, “Judgment”, “Hope”) e con il leader che vi suona uno strumento diverso in ogni episodio, rispettivamente: sax soprano, flauto, pianoforte e sax tenore. Non ricordiamo jazzisti, sia pur multistrumentisti, che si siano cimentati in una simile avventura durante un’unica session ma, signori, Rivers è Rivers! Parliamo di un musicista e compositore che ha fatto la storia del jazz e che strumentalmente qui brilla anche al soprano, dimostra padronanza e fantasia estrema al flauto e stupisce con una certa naïveté di stampo tayloriano al pianoforte, dialoga costantemente con i due leoni del jazz avanzato con cui s’avventura, si fa tutt’uno con l’archetto di Dave Holland, si stempera nei colori sapientemente disposti dall’esplosivo Barry Altschul, rivendica con orgoglio la matrice africana che sta alla base della sua proposta, paga pegno a Duke e a Trane, riuscendo in una sintesi che mette a fuoco tutta la sua sapienza.
Il camaleontismo di Rivers prevede un’organizzazione metodica anche degli aspetti più “free”, possiede una sua logica ferrea che lo porta a disporre con geometrica poesia i suoi estesi interventi che emanano afrori d’Africa, di lotta, di rivoluzione e preghiera.
Quando, vari decenni dopo quella primavera jazz posta nel cuore degli anni di piombo italiani, verrà interrogato sul profilo del suo stile, sempre di difficile catalogazione, risponderà in modo semplice e memorabile: “I’m not confined to just one style of music. I’m blues, I’m swing, I’m bebop and I’m free.” The Quest & The Answer.
(Courtesy of Audioreview)
