CARTOLINE – THE ITALIAN WAVE 2

Quando si ascolta parecchia musica dal vivo capita spesso che i ricordi si scoloriscano, le personalità si confondano l’una con l’altra: difficilmente la media dei concerti lascia ricordi indelebili. Ma una sera ormai di parecchi anni fa (forse il 2015 o 2016) mi è rimasta fortemente impressa. Al Teatro Parenti di Milano era di scena il gruppo di Lew Tabakin, un veterano del sax tenore e del flauto, ma soprattutto contitolare con la consorte Toshiko Akyoshi di una big band che ebbe lunga vita: mestiere che esige occhio infallibile nella scelta dei musicisti. Mi segnai il nome di un giovane trombettista che mi aveva colpito molto: tra l’altro era un messinese emigrato a New York, una vera fossa dei leoni per i jazzman, soprattutto quelli stranieri.

In anni più recenti ho incontrato nuovamente Alessandro Presti nel quartetto di Roberto Gatto, altro leader dall’occhio lungo: una conferma definitiva del fatto che il mio orecchio era immune da suggestioni del tutto soggettive.

il quintetto: oltre al leader alla tromba, Daniele Tittarelli al sax alto, Alessandro Lanzoni al piano, Gabriele Evangelista al basso, Enrico Morello alla batteria.

Ma ritorniamo al presente, ed alla serata del 2 dicembre al Torrione di Ferrara: il nostro si presenta in veste di leader di un gruppo che, pur avendo messo a segno una notevole uscita discografica nel 2016, ha sinora avuto una sorta di andamento carsico nelle sue apparizioni pubbliche. La cosa si spiega con il fatto che tutti i suoi giovani componenti hanno già alle spalle carriere individuali decisamente molto brillanti: non solo, ma sono tutti avvezzi ad una pratica del palco decisamente più assidua rispetto alla media dei colleghi italiani. Quindi niente impacci nel rapporto con il pubblico e soprattutto niente astrazioni libresche che resistono solo in studio di registrazione. E soprattutto molti di loro vantano una rara apertura alla scena internazionale: gli anni newyorkesi di Presti, il bel trio di Alessandro Lanzoni con Thomas Morgan ed Eric McPherson (gìà due album all’attivo), i tour europei con Rava di Giovanni Evangelista ed Enrico Morello, l’ammirata ritmica del New Quartet e della rimpianta Special Edition.   

Ma c’è dell’altro che fa di questa band una vera ‘all stars’ dell’ultima generazione jazzistica italiana. Andiamo con ordine, però.

Dall’ultimo album del quintetto, un brano originale che mette in evidenza il volto meditativo del gruppo

Presti è un solista alieno da trombettismi, in possesso di tono morbido di grande bellezza, che ben si sposa con una predilezione per dinamiche e tempi medi. Un’attitudine non comune nell’affollata arena internazionale dei trombettisti, dove spiccano stili più scintillanti e muscolari. Questa voce strumentale orienta l’intero sound di gruppo verso un dominante mood pacato e riflessivo, capace però anche di nervose vibrazioni. Comunque di raffinata bellezza ed ariosità, scevre da ogni leziosità o affettazione. Tutto in questo gruppo si amalgama armoniosamente e senza sforzo apparente, con un esito estetico ed espressivo che spesso lo mette sulla linea di discendenza del Quintetto davisiano degli anni ’60.

Grande contributo a questo esito di sofisticata e moderna eleganza viene dal pianismo di Alessandro Lanzoni: dinamico, capace di sottili e calibrate sottigliezze, pieno di colore. E parliamo del lavoro di accompagnamento, negli ampi spazi solistici saggiamente concessi dal leader bastano due note qualsiasi per riconoscere d’acchitto il jazzman purosangue. Un po’ come succede al primo ascolto di Brad Meldhau, con cui Lanzoni condivide un raffinato e modernissimo swing. Come avrete capito, Lanzoni è nella mia ‘top three’ dei pianisti italiani.  

Daniele Tittarelli è un konitziano dal fraseggio più mosso e frastagliato dell’originale, ma con il suo sound terso e la sua concentrata attitudine meditativa. Ottima l’intesa con Presti, che si nota  negli impeccabili ed eleganti unisoni della frontline dei fiati.

Della coppia Gabriele Evangelista / Enrico Morello (che vorrei indissolubile) si è già detto: assicurano al gruppo un flusso spumeggiante e nervoso, affinato e impeccabilmente messo a registro nei gruppi di Rava dai quali portano in dote sottigliezza di colori, ma all’occorrenza anche energia perfettamente controllata. Sono la spina dorsale che consente alla frontline la libertà e riflessività che la contraddistingue. A mio avviso è la migliore ritmica d’Italia e non tarderà ad entrare nelle agende di molti jazzmen americani di prima schiera in tourneè dalle nostre parti.

Una volta tanto posso offrirvi una manciata di minuti del concerto del 2 dicembre; la bella ripresa è tratta dalla trasmissione in streaming sul circuito internazionale Oh Jazz cui aderisce il Jazz Club Ferrara. Notare lo spazio che Presti lascia ai suoi compagni. Con ragione….

Il gruppo si è molto giovato dell’atmosfera calda e raccolta del Torrione, direi che quella del club è la sua dimensione ideale. Già nel primo set dominato da notevoli originals a firma di Presti la temperatura della platea è salita parecchio; ma è stato un secondo set più dinamico ed estroverso a sedurre definitivamente il pubblico ferrarese. Oltre a scoprire che i santi jazzistici di Presti sono Ed Blackwell e Don Cherry, il concerto ha trovato il suo culmine in un raffinato ed originale trattamento di un ‘On green dolphin street” ingegnosamente destrutturato con la dissoluzione della sua arcana introduzione. Ed anche il bis strappato dopo minuti di applausi è stato un ‘What’s new’ denso di citazioni tra cui  una sorprendente eco coltraniana. Anche in questo caso gli standards si dimostrano sicura pietra di paragone che rivela uno stile maturo e compiuto.

Non consentire ad una band così personale e ben formata di consolidarsi e svilupparsi ulteriormente sarebbe l’ennesimo crimine del nostro circuito concertistico – festivaliero, ma questo sarebbe veramente imperdonabile.

Nel frattempo, godetevi ‘Intermezzo’, un album registrato nel 2021 e pubblicato l’anno successivo., che offre una serie di suggestivi originals dedicati all’isola di Pantelleria, grande amore di Presti. Il prossimo disco (che ci deve assolutamente essere) chissà perché lo vedrei bene nel catalogo della risorta Red Records….. Milton56

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