Ritorna uno speciale trio che a suo tempo abbiamo presentato qui in occasione del precdente progetto “In the wake of memories”. Speciale , oltreche per la qualità della musica prodotta in bilico fra improvvisazione ed Oriente, per le storie che portano con sè i componenti. Un suonatore di oud, lo strumento cordofono arabo, Wassim Mukdad, anche medico attivista dei diritti umani e testimone del regime repressivo in Siria, da dove fuggì anni fa, dopo torture e vessazioni, per trovare rifugio e nuova vita in Germania. Un percussionista, Volker Lankow, impegnato come volontario nell’associazione Medici senza frontiere e testimone di scenari di guerra in Iraq, Afghanistan e Sud Sudan. Un clarinettista statunitense, David Rothemberg, che suona indifferentemente in compagnia di strumenti acustici o elettronici, del canto di uccelli, balene e suoni della natura, Insieme hanno composto un piccolo contributo all’affermazione della musica come mezzo per superare i peggiori istinti dell’umanità che spesso dilagano a diverse latutudini.
Come dicono loro, il nuovo lavoro, frutto di una session registrata nel maggio 2022 nello studio Wong di Berlino e pubblicata dall’etichetta Clermont Music , intitolato ” Just Leave It All Behind” è una testimonianza di bellezza in tempo di guerra.
Bellezza fatta anche dell’incontro di musicisti e culture differenti che trovano un comune terreno di dialogo e condivisione e forgiano un proprio linguaggio originale. Nelle otto tracce del disco si ricrea la magia della precedente session: una musica che riesce con estrema concisione di mezzi, ad evocare un’ampia gamma di sensazioni, legate in gran parte alla condizione di guerra che ispira la gran parte dei titoli, ma non priva di un bagliore di speranza, rappresentato, in particolare, dalla leggiadra danzabilità dell’ eloquente “So we will survive”.
Dagli avvolgenti tappeti percussivi della tablas di “Winter sleep” al gran blues desertico dalla finale “Shadow“, le otto tracce vedono i tre strumenti alternarsi fra conduzione ritmica, costruzione armonica e libera improvvisazione in un gioco di equilibri che prescinde dal ruolo tradizionalmente attribuito alle singole voci: le corde di Mukdad, le pelli di Lankow ed i fiati di Rothemberg sono struttura ritmica, supporto armonico o canto solista a seconda del contesto e dell’estro momentaneo, ed è emozionante sentire nascere, da una improvvisazione astratta, un grantico groove che diventa la base per nuovi sviluppi come in “Into the lurch“, oppure assistere ( in “Hiding, listening” due parole che è facile ricondurre ad una situazione di allerta bellica), alla sfida di un claudicante ritmo dispari che crea il tappeto ideale ad un libero flusso nel quale oriente, occidente, struttura e forma non hanno più alcun significato, perchè quello che conta è davvero l’intento comune.
Una musica, quella del trio, che dovrebbe diventare colonna sonora per tutti coloro che si ostinano a volere un mondo migliore.
