Dopo essere stato torturato per la quarta volta, Wassim Mukdad capì che doveva abbandonare il suo paese, la Siria. “Vedevo le cose peggiorare ogni giorno. Per fortuna non scoprirono che ero un musicista, sapevano che ero un medico”. Arrestato dieci anni fa in occasione di una manifestazione di protesta contro il governo di Bashar Al -Assad, insieme ad altri trenta contestatori, Mukdad, che da quattro anni vive in Germania dove ha ripreso la sua attività nella musica, è diventato, con il supporto del Centro Europeo per i diritti costituzionali, uno dei principali testimoni di quella stagione di violenza che ha coinvolto oltre 4000 persone fra l’aprile 2011 ed il settembre 2012, causando 58 vittime. Grazie alla Giustizia del paese che lo ha accolto, i responsabili hanno iniziato ad essere perseguiti, ed è di pochi mesi fa la notizia della condanna a quattro anni e mezzo di carcere di uno dei componenti dei servizi segreti siriani individuato grazie a testimoni come Mukdad come uno degli artefici di questo crimine contro l’umanità. A Berlino, dopo una residenza ad Istanbul, Mukdad ha avviato una carriera che attraversa gli studi in musicologia e l’impegno tramite la musica a supporto dei bambini palestinesi e siriani vittime della guerra. Attualmente è impegnato in una pluralità di progetti musicali e teatrali. “ Non mi considero un musicista arabo o turco, suono una musica forgiata da un’intera regione del mondo, attraversando diverse barriere culturali e sto studiando come tutto questo si connetta alla musica occidentale”.
Per una volta, anziché dalla musica, partiamo dal racconto dei musicisti, senza timore di finire fuori tema, perché le vicende umane e sociali in cui Mukdad è stato coinvolto trovano riscontri puntuali nella costruzione e nelle emozioni che la sua musica, come quella contenuta in questo cd, riesce ad evocare. Qui il suonatore di oud è in buona compagnia. David Rothenberg è il clarinettista naturalista statunitense di cui già abbiamo parlato, che riesce a stabilire dialoghi ricchi di significato sia con gli umani che con gli animali, come dimostra la precedente esperienza del trio in questione nel lavoro “Nightingales in Berlin” suonato dal vivo con il canto degli uccelli in un parco di Berlino. Volker Lankow è un percussionista e suonatore di tablas, ruolo che si accoppia a quella di project manager di Medici senza frontiere, costantemente impegnato in zone coinvolte da situazioni di guerra come quella siriana.
Il risultato di “In the wake of memories” pubblicato dall’etichetta statunitense Clermont Music sono sessanta minuti di musica improvvisata allo Studio Wong di Berlino, attraversati da una gamma di emozioni nella quale rivive la storia di Mukdad: dal ricordo onirico di Damasco alla difficoltà di spezzare un legame, da una finestra carica di pioggia ad una camminata fra le rovine fino alla speranza finale di una “prossima volta in pace”. La musica ha spesso accenti da trance, freme sulle corde dell’oud e sulle pelli delle tablas, con il clarinetto di Rothenberg a sottolineare il pathos, scavare dentro a sentimenti quasi troppo dolorosi da raccontare, oppure assecondare i momenti più intimi o protesi verso la speranza. Fra le undici tracce si trova esattamente quello che Mukdad sta cercando: l’incontro fra gli idiomi musicali medio orientali ed una visione occidentale, dove i ritmi processionali e l’ipnosi dei riffs dell’oud si sposano ad echi di blues, ad un senso melodico ben riconoscibile, alla libertà dell’improvvisazione jazz. Un’ora di grande musica, ben oltre il grande valore simbolico della testimonianza.