LA BELLA ESTATE – 1. NOVARA JAZZ

Ormai è diventata una tradizione quella di offrivi una panoramica dei festival che fioriscono nell’estate jazzistica italiana. Quest’anno c’è però da sperare che quella meteorologica faccia finalmente capolino, dato che nel Nord Italia siamo alle prese con una ondata monsonica che ormai dura da quasi due mesi: un poco di bel tempo è indispensabile per la riuscita di queste manifestazioni, che in massima parte puntano sullo sfruttamento di siti all’aperto, specialmente spazi urbani che valorizzino ed evidenzino la musica anche al di là dellla cerchia dei fruitori più abituali.

In margine al festival, una mostra fotografica da non perdere: è alla Sala dell’Accademia in Via Fratelli Rosselli 20

Novara Jazz è una realtà ormai consolidata, ne abbiamo parlato a più riprese in passato in occasioni diverse. E’ una rassegna con un’impostazione decisamente originale: partita come vetrina della musica improvvisata e di ricerca, oggi ha ampliato il ventaglio delle sue proposte, puntando ad una penetrazione ancora più capillare e pervasiva dello spazio urbano.

Nel prossimo weekend il festival novarese concentrerà i suoi appuntamenti nelle mura cittadine, dopo un precedente fine settimana con concerti disseminati nel territorio della provincia, spesso in siti molto suggestivi dal punto vista ambientale.

Il programma è molto denso, lo potete consultare qui. Come al solito, io mi limiterò ad evidenziarvi le proposte a mio avviso più stimolanti. Non senza ricordarvi che Novara Jazz è l’occasione ideale per un primo approccio con le musiche di ricerca e di improvvisazione grazie al contesto ed all’impaginazione in cui vengono presentate, che ne accentuano sensibilmente la comunicativa.

Domani pomeriggio alla Barriera Albertina sono di scena Gordon Grdina e Christian Lillinger. Questo duo chitarra-batteria getta un ponte sull’Atlantico (Grdina è canadese, Lillinger tedesco) non solo per questioni di passaporto, ma anche per i diversi milieu musicali frequentati: Grdina ha alle spalle consuetudine con l’ambiente statunitense ed esperienze con Matthew Shipp, Mark Helias, Matt Mitchell, mentre Lillinger ha sviluppato la sua carriera soprattutto in Europa, in un territorio con punti di contatto con il mondo della musica contemporanea continentale. Un mix che si preannunzia interessante.

Altra coppia decisamente intrigante è quella formata dalla trombettista anglo-yemenita Yazz Ahmed e dal vibrafonista Ralph Wyld (domani sera, S.Nazzaro alla Costa): organico insolito, tra molte sonorità creative non mancherà di emergere qualcosa delle radici mediorientali di lei, già affiorate in suoi precedenti lavori.

Venerdì 7 sera, nel cuore di Novara, al Chiostro del Broletto va in scena un doppio appuntamento. Comincia il trio della pianista Joanna Duda: confesso di non averla mai ascoltata, ma tutto quello che viene dalla Polonia di Komeda, Stanko e dei Jazz Jamboree va considerato con molta attenzione

Dopo segue un quintetto capitanato da Alexander Hawkins. Già la sua presenza basterebbe ed avanzerebbe, ma con lui sarà una pattuglia di giovani jazzmen italiani: Camilla Nebbia al sax, Ferdinando Romano al basso, Giacomo Zanus alla chitarra e Francesca Remigi alla batteria. Oltre ai talenti già riconosciuti di alcuni di loro, l’occasione è intrigante perché non accade spesso di ascoltare il vulcanico Hawkins in una formazione così allargata e variegata. Un must, direi.

Sabato 8 in mattinata si omaggia una veterana della scena improvvisata euoropea come Joelle Leandre, un set di basso solo. Di seguito a mezzogiorno gli ottimi Invisible Painters di Ferdinando Romano, di cui già vi abbiamo parlato all’uscita del loro album .

Nel pomeriggio la talentuosa Myra Melford ci offre un piano solo, distaccandosi almeno per un poco dalle ultime compagnie un poco composite ed un tantino di occasione in cui l’abbiamo vista comparire recentemente. Altra nota in agenda.

In serata al Broletto un appuntamento a mio avviso impredibile: “The Elephant” e cioè Pasquale Mirra al vibrafono, Gabriele Mitelli alle trombe e Christiano Calcagnile alla batteria e percussioni: i nomi sono già un bel biglietto da visita, ma il loro recente album ‘In the Room’ è stato comunque una sorpresa veramente affascinante, bisogna riparlarne più diffusamente. Nel frattempo, udire per credere:

E siamo arrivati a domenica 9 giugno. Non sono un patito delle esibizioni in solo, specialmente se ad esserne protagonisti sono strumentisti a fiato. Ma il portoghese Rodrigo Amado al sax mi incuriosisce non poco (Arengo del Broletto a mezzogiorno). Per Filippo Vignato al trombone (Chiesa del Carmine, pomeriggio) metto addirittura una mano sul fuoco: a parte il fatto che ho avuto già modo di ascoltarlo in solitudine, si tratta di un musicista la cui statura eccede, e di parecchio, quella di un virtuoso del suo strumento. In tutte le formazioni in cui l’ho visto comparire la sua visione chiara e originale si è sempre spontaneamente imposta trasformandole vistosamente.  A giorni dovremmo sentirlo in duo con Hank Roberts al cello in un nuovo album, ‘Adagio’.

E nell’augurarvi buone vibrazioni (e buone avventure), ci lasciamo con una piccola anticipazione di questo disco, che sin da questo piccolo frammento sembra promette molto bene. Milton56

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