Ancora una volta nel parco di Villa Osio a Roma, per uno degli appuntamenti più attesi di Summertime.
Serpeggia il nervosismo che prepara le grandi prove: a pochi minuti dall’inizio del concerto un pianista continua ad accordare il piano, mentre un sassofonista ripassa un passaggio difficile con diteggiatura muta.
Sta per andare in scena la Secret Society di Darcy James Argue, compositore e bandleader canadese, ma ormai naturalizzato americano. È una vera big band, con sezioni di ottoni a pieno organico e musicisti con obbligo di secondo strumento: 20 elementi in tutto, uno sforzo organizzativo al limite del sostenibile, condiviso con il North Sea Jazz Festival, che insieme a Casa del Jazz si è accaparrato le due uniche date europee della formazione.
Già basterebbe questo a fare della serata una grande occasione, ma ci sono già chiari segnali del fatto che i congiurati della Secret siano determinati ad impressionare offrendo il meglio di sé.
E la conferma arriva con i primi brani introdotti da ouvertures eccentriche ed arcane, a volte anche un poco minacciose : si allunga l’ombra del primo George Russell, quello di “Ezzthetic” e di “The Stratus Seekers”.
Colpisce da subito la compattezza e l’impeccabile precisione delle sezioni orchestrali: esito tutt’altro che scontato, visti gli improvvisi cambi di passo ed i serrati dialoghi tra di loro previsti dall’avanzata scrittura di Argue.
Ma i congiurati della Secret non sono solo musicisti di studio ferratissimi nell’esecuzione e nella lettura a prima vista di complesse partiture: dalle loro file emergono solisti di sorprendente talento e sicurezza. Ed è tutt’altro che facile tener testa con l’improvvisazione ad una falange orchestrale capace di istantanei scatti felini, una pantera che incombe perennemente minacciosa sul solista.
‘Codebreaker’ è Alan Turing…..
La mano sicura dell’Argue compositore si rivela subito nella concisione e nell’efficacia dei brani che si concludono sempre con cesure nette, che accumulano tensione nel progredire della scaletta. La loro ispirazione è netta e ben definita: evocano personaggi che hanno fatto irruzione nel loro tempo venendo dal futuro: per esempio Alan Turing, il violatore del diabolico codice nazista Enigma, l’uomo senza il quale la Seconda Guerra Mondiale non sarebbe stata vinta, condannato dal suo paese non solo all’anonimato, ma anche ad una fine tragica ed ignobile. Ma c’è anche un brano cupo e minaccioso, dedicato al fondatore della più grande compagnia americana di mercenari: “un pezzo molto particolare” dice Argue, “in quanto dedicato ad un Vero Bastardo” (sic!).
Darcy James Argue parla dell’album
Mentre il book dell’orchestra schiude anche luminose fasi di apertura in cui l’organico sembra sciogliere baldanzosamente le vele per una avventurosa navigazione in mare aperto, la temperatura in platea continua a salire, e l’eccitazione maggiore si registra tra un nutrito gruppo di musicisti, che avevano inizialmente accolto l’invito del Direttore Artistico più che altro per debito di aggiornamento personale. Il finale è stato caldissimo, direi entusiasmante, con ‘Tensile Curves’, un lunghissimo brano ispirato al celebre “Diminuendo and Crescendo in Blue” ellingtoniano, quello dei 36 chorus di Paul Gonsalves a Newport 1956.

The Secret Society è veramente “l’orchestra da sentire”, come ha lapidariamente sentenziato un Brad Mehldau notoriamente molto parco di parole? La risposta mia e delle centinaia di spettatori di Summertime è un “sì” netto, senza se e senza ma, come si diceva tempo fa. Del resto la pensano così anche i critici di ‘Down Beat’, che hanno inserito l’album della Secret Society al settimo posto della graduatoria dei dischi dell’anno, che vede avanti gente del calibro di Charles Lloyd, James Brandon Lewis, Vijay Iyer, Jamie Branch e Christian McBride. E scusate l’immodestia, ma anche noi nel nostro piccolo questo disco l’avevamo fiutato subito in tempi non sospetti : ogni tanto ci pigliamo…. Milton56
Secret Society in studio di registrazione

Grazie! Un grande orgoglio per noi averlo potuto finalmente presentare alla Casa del Jazz.
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…ed era una perla di una collana più lunga. Ad maiora Luciano. Milton56
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